Si ritorna a razionare il cibo come negli anni del post guerra Il rincaro dei generi alimentari affama le fasce più povere della popolazione scozzese Il 10% degli intervistati salta i pasti per arrivare a fine mese Dal corrispondente dell'Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLI Che fare per riuscire ad arrivare "indenni" a fine mese? Bisogna pagare le bollette, l'affitto o il mutuo per la casa: le uscite sono eccessive rispetto al reddito medio di una famiglia operaia. Le fasce "più deboli" della popolazione scozzese per far fronte alle misure di austerity varate in seguito all'ennesima crisi economica e finanziaria capitalistica, si vedono costrette a ridimensionare fortemente e a centellinare la fonte di sostentamento vitale basico: il cibo. Secondo l'ultimo sondaggio realizzato dal Research Institute IPSOS MORI (istituto di ricerca e sondaggi britannico), l'aumento dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità getta nello sconforto pensionati e famiglie a reddito medio-basso che oggettivamente trovano difficoltoso provvedere al proprio sostentamento. I dati del sondaggio, effettuato su un campione di 117 adulti scozzesi in fascia di reddito debole, mostrano che il 76% non riesce più ad accedere a tutti i generi alimentari a causa dell'aumento dei prezzi, il 25% opta per prodotti meno costosi ma che spesse volte offrono scarso valore nutrizionale, il 10% è saltuariamente costretto a saltare i pasti per permettere ai figli di nutrirsi a sufficienza. Secondo i dati rilasciati dall'Organizzazione non governativa Oxfam Scotland (Oxford Commitee for Famine Relief), l'aumento dell'aliquota sui cibi negli ultimi cinque anni ha comportato un pesantissimo aggravio della spesa alimentare, con risultati paragonabili alla corsa al razionamento dei generi alimentari durante la seconda guerra mondiale. Danny McCafferty, portavoce del Centro Risorse Indipendente di Clydebank (Glasgow), ha dichiarato: "Sono le fasce più deboli le più penalizzate dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari. In particolar modo i pensionati vanno di negozio in negozio alla ricerca del prezzo più abbordabile, perché non hanno altra scelta. Cinque o dieci centesimi in più fanno la differenza. Per certi versi gli anziani nella fascia d'età 70-80 anni sono tornati al punto di partenza. Hanno fatto esperienza nel razionare il cibo e far fronte alla scarsità alimentare negli anni del post guerra e adesso stanno vivendo nuovamente quei terribili momenti". Ann, un'impiegata comunale madre di due figli, ha affermato: "Alle volte non mi posso permettere di fare la spesa. Quando questo accade mi assicuro che per lo meno i miei figli riescano a mangiare. Nelle due settimane prima del giorno di paga salto i pasti approssimativamente due volte a settimana". Questi dati dimostrano palesemente come gli effetti devastanti della crisi economica gravano come macigni sulle spalle dei lavoratori, delle fasce "più deboli" e delle larghe masse popolari. Esse sono costrette a rinunciare ad un piatto di cibo per sopperire agli errori e iniquità prodotte dall'ingordigia della grande finanza internazionale e dal capitalismo nella sua fase suprema che affama e opprime i popoli di tutto il mondo. 2 novembre 2011 |