I rinnegati e fascisti di Pechino mobilitano l'esercito per il rischio di rivolte popolari 27 milioni di disoccupati ufficiali solo nelle zone rurali I rinnegati e fascisti di Pechino temono lo scoppio di rivolte popolari, il dilagare di proteste sociali per effetto della crisi economica e mobilitano l'esercito per prepararlo a "fronteggiare molteplici minacce alla sicurezza nazionale". La Commissione centrale delle Forze armate, riunita ai primi di febbraio sotto la presidenza di Hu Jintao, che è anche segretario generale del partito e presidente della Repubblica, ha esortato l'esercito a "obbedire senza esitazioni alle direttive del partito, in qualunque momento e in ogni circostanza". Il premier cinese Wen Jiabao nella sua recente visita ufficiale a Londra aveva annunciato nuovi finanziamenti pubblici per sostenere la crescita economica, dopo quelli stanziati tre mesi fa e pari a circa 580 miliardi di dollari. Uno sforzo che comincia a pesare sulle finanze pubbliche tanto che il bilancio pubblico in attivo per tutto il 2007 e nei primi 11 mesi del 2008 ha registrato un segno negativo a fine anno di circa 16 miliardi di dollari. Gli effetti della crisi sono ancora più pesanti per i lavoratori e le masse popolari. Lo conferma il dato di 27 milioni di disoccupati ufficiali nelle sole zone rurali comunicato dal governo agli inizi di febbraio. In base ai dati resi noti dal ministero dell'Agricoltura, risulta che sui 130 milioni di lavoratori trasferitisi nelle zone industriali il 15,3% ha perso il posto ed è tornato nelle regioni rurali d'origine. E si è aggiunto ai disoccupati precedenti, per un totale di circa 27 milioni. Con un effetto pesante sull'impoverimento delle famiglie contadine, il reddito del 65% delle quali, secondo una stima della banca centrale, dipende dalle rimesse dei migranti che lavorano nelle fabbriche. Un altro recente studio del governo ha stimato che sia di almeno un milione e mezzo il numero di giovani laureati senza lavoro nelle grandi città. I licenziamenti di massa, la fuga dei padroni originari di Hong Kong e Taiwan che hanno fatto bancarotta, chiuso le fabbriche e sono spariti senza pagare i salari avevano provocato nel dicembre scorso rivolte e violenti scontri con la polizia nella regione industriale del Guangdong, nel sud del paese. E i rinnegati e fascisti di Pechino rispondono mobilitando l'esercito per fronteggiarne il dilagare in tutto il paese. 11 febbraio 2009 |