Esclusa la Fiom dal negoziato Rinnovo insoddisfacente del contratto Fiat Nessun aumento di indennità per i cassintegrati Quaranta euro lordi mensili! Questa la misera cifra partorita dopo mesi e mesi di trattativa tra i sindacati collaborazionisti e aziendali Fim, Uilm, Fismic e Ugl e la dirigenza Fiat. Un accordo ancora una volta separato senza la Fiom e anche formalmente al di fuori del contratto nazionale poiché da tempo l'azienda torinese è uscita da Confindustria. L'accordo varrà da febbraio fino alla fine del 2013 per gli oltre 86.000 lavoratori del gruppo Fiat in Italia. Calcolando che l'inflazione generale secondo i dati Istat è del 3% netto, ma quella sul carrello della spesa e sui beni a consumo frequente varia dal 4 al 5%, non occorre essere degli economisti per capire come 40 euro (lordi) non sono un aumento ma di fatto certificano una perdita di potere d'acquisto degli stipendi degli operai. Alcuni osservatori hanno fatto notare che più o meno è la stessa cifra ottenuta da Federmeccanica, cioè la stessa toccata a tutti gli altri lavoratori metalmeccanici. Difatti anche "l'altro" contratto non è stato firmato dalla Fiom ed è del tutto insoddisfacente come quello della Fiat. Poi c'è "l'incentivo per la produttività" che viene ridotto e per molti rimarrà un miraggio. Questo premio mensile passa da 130 a 120 euro per 12 mensilità anziché 13 e sarà legato alla presenza in azienda. Dopo lunghe lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, con gli iscritti Fiom in prima fila, la maternità e i ricoveri ospedalieri saranno di nuovo esclusi dal conteggio delle assenze come invece vengono considerate dal famigerato modello Marchionne. Questo "premio" però rischia di diventare una chimera per migliaia di lavoratori perché escluderà totalmente chi farà cassa integrazione durante l'anno e sappiamo bene che nelle Fabbriche Fiat interi stabilimenti stanno in cig per mesi interi. Nel vecchio contratto non si era certo stati benevoli con questi lavoratori ma almeno a fine anno avevano ricevuto 600 euro "una tantum", adesso zero. Ci vuole la faccia di bronzo del segretario Cisl Bonanni nel dire che i lavoratori devono gioire per un aumento in momenti difficili o che la Fiat e i sindacati firmatari hanno fatto il loro dovere, a meno che per "dovere" non si intenda aver gettato ancora una volta sui lavoratori le conseguenze della crisi generale capitalistica e in particolare quella del mercato automobilistico, continuando a comprimere gli stipendi e i diritti. Auspichiamo che la Fiom continuerà la sua battaglia in difesa di quest'ultimi anche senza aver firmato, pretendendo di avere piena voce in capitolo nelle vertenze aziendali. Questa vicenda però conferma l'esigenza di una nuova legge sulle rappresentanze sindacali in fabbrica perché non è ammissibile quanto sta succedendo, e non solo in Fiat, dove l'azienda si sceglie i sindacati con cui fare gli accordi che poi vengono ratificati senza che i lavoratori possano esprimersi. Insomma una battaglia per allargare la democrazia in fabbrica che non sarà facile e che difficilmente troverà sostegno nel parlamento dove le "nuove" forze come quella di Grillo vorrebbero cancellare i sindacati. 20 marzo 2013 |