Dal "manifesto" trotzkista ai giornali dei padroni, "La Stampa" e il "Corriere della sera", alla Rai Al "comunista" pentito Riotta in premio la direzione del Tg1 Il voltagabbana nel 2001 attaccava in una e-mail il PMLI di essere fuori dal mondo perché riaffermava la necessità strategica della rivoluzione socialista Lottizzata la Rai Gianni Riotta, 52 anni, in quota Ulivo, vicedirettore del "Corriere della Sera", già membro per dieci anni della redazione de "il manifesto" e poi vicedirettore de "La Stampa", è il nuovo direttore del Tg1 Rai. Lo ha eletto quasi all'unanimità il Cda della Rai al posto del berlusconiano Clemente Mimun nella riunione del 13 settembre in cui, dopo una lunga trattativa tra il governo e la Casa del fascio, è stato trovato un accordo che ha sbloccato una nuova spartizione lottizzatoria tra maggioranza e opposizione delle principali cariche al vertice dell'azienda radiotelevisiva di Stato. Il "comunista" pentito Riotta, voluto a tutti i costi da Prodi alla guida della più importante testata giornalistica nazionale, ma che "piace a tutti" e gode della "stima" anche del neoduce Berlusconi, riceve finalmente il premio della sua fulminante carriera di "cavallo di razza" del giornalismo nostrano: dalla "stalla" de "il manifesto" (la terminologia equina non è nostra ma del suo ex "stalliere", il trotzkista Valentino Parlato), in cui è stato allevato negli anni in cui a Palermo da trotzkista dichiarato "contestava" il sistema capitalista, all'infatuazione per gli Usa, dove ha affinato la sua arte di pennivendolo al servizio della borghesia e dell'imperialismo occidentale sotto le ali protettrici di Ugo Stille e Furio Colombo. Per poi approdare al giornale di Agnelli, di cui è stato un pupillo, e successivamente al principale quotidiano della grande borghesia industriale e finanziaria italiana, prima del grande salto in groppa al cavallo alato di Saxa Rubra. Una metamorfosi anticomunista e filo Usa che aveva voluto sottolineare nell'aprile 2001 quando, a un comunicato stampa del PMLI sulle bombe di Roma e Torino inviatogli presso il quotidiano "La Stampa" dove lavorava, ci rispose con una perentoria e-mail dove scriveva: "Sveglia ragazzi: è il 2001!!!". Evidentemente il voltagabbana non aveva gradito la nostra denuncia del terrorismo unita alla riaffermazione della necessità della lotta per il socialismo: "Prima o poi - vi si leggeva - senz'altro dovremo arrivare alla rivoluzione socialista, ma fino ad allora il compito dei veri rivoluzionari è creare le condizioni politiche, sociali e organizzative per lanciarla e vincerla, combattendo sia il riformismo, l'elettoralismo, il parlamentarismo e il pacifismo del partito neorevisionista e trotzkista di Bertinotti, che l'avventurismo e l''ultrasinistrismo' piccolo borghese". Prima ancora che un cavallo della "sinistra" borghese Gianni Riotta è dunque un affidabile ed esperto manager dell'apparato mediatico capitalista, e come tale rappresenta una "garanzia" per entrambi i poli del regime neofascista. Non per nulla è stato eletto da 8 consiglieri su 9, compreso il "comunista" Curzi ed esclusa la sola consigliera leghista Giovanna Bianchi Clerici. Lo stesso Prodi, dalla Cina, lo ha sottolineato quando si trattava di sbloccarne la nomina, dichiarando: "Tutti dicono che Riotta va bene e non capisco perché dovrebbe andare bene solo a me". Anche Casini, che con Gianni Letta ha fatto da mediatore tra i due poli, nel dichiararsi soddisfatto per l'accordo nel Cda della Rai si è detto "convinto che Riotta farà molto bene". Quanto a Berlusconi, ha incassato senza troppi problemi l'uscita di scena di Mimun e l'arrivo di Riotta, al quale ha espresso la sua "stima" dichiarando di conoscere bene "le qualità professionali del nuovo direttore, al quale faccio gli auguri di buon lavoro". "Venti anni fa era impensabile che io facessi il direttore del Tg1", si è vantato Riotta alla festa dell'Unità di Pesaro. E in effetti questo la dice lunga sulla sua parabola iniziata da ambiziosetto pennivendolo trotzkista e approdata ai vertici dei più importanti giornali della grande borghesia, che ora lo premia con un così succulento osso. Un accordo "bipartisan" che sa di inciucio Solo i "cespugli" dell'Unione, vale a dire Rifondazione, PdCI, Verdi e Udeur, non si sono mostrati troppo soddisfatti per le decisioni del Cda, brontolando tra i denti di un accordo di stampo lottizzatorio tra i due poli; ma più che altro perché temono di rimanere a bocca asciutta nella grande corsa alle poltrone Rai che è appena iniziata, avendo DS e Margherita dimostrato di voler fare il pieno di nomine senza concedere loro più delle briciole del lauto banchetto. In particolare Bertinotti si è lamentato del sì di Curzi, al quale aveva raccomandato di aspettare l'elezione della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, per far pesare il suo voto a seconda di come Rifondazione trotzkista sarebbe stata trattata in quell'occasione. Il nuovo cagnolino da guardia della Camera vorrebbe a questo punto una robusta contropartita, e in particolare un incarico importante all'Antitrust per Vincenzo Monaci, un imprenditore suo amico personale ed ex membro dell'Authority per le Comunicazioni. In effetti il tipo di accordo che si intravede dietro la nomina di Riotta e le altre decise dal Cda, sotto la regia del presidente della Rai Claudio Petruccioli e del Direttore generale Claudio Cappon, appartiene alla peggiore pratica lottizzatrice della prima e della seconda Repubblica. La logica che la Casa del fascio ha preteso per sbloccare il braccio di ferro sulle nomine, e che Prodi, DS e Margherita hanno accettato senza battere ciglio è la seguente, così come l'ha sintetizzata il fascista La Russa: Tg1, Tg3, Gr, Televideo e RaiNews alla maggioranza, il resto all'opposizione. E così difatti sembrano proprio marciare le cose, anche se per ora, secondo la "strategia del carciofo" di Cappon, si è convenuto di non discutere subito di un "pacchetto" completo ma di approvare solo le nomine più urgenti, rinviando il resto a marzo del 2007. Si dice infatti - e la cosa è stata detta fuori dai denti anche dal leghista Maroni e ammessa tranquillamente dal quotidiano di Berlusconi, "Il Giornale" - che tale partita sia legata alla legge sul conflitto di interessi che sarà discussa in parlamento, e che nell'accordo spartitorio "bipartisan" sulla Rai rientrino anche delle garanzie segrete che Margherita e DS avrebbero concordato con Forza Italia per non toccare Mediaset. Alla faccia dell'"aria nuova" che si dovrebbe respirare con la "sinistra" borghese al governo! La spartizione delle nomine Rai A pensar male si farà anche peccato, ma sta di fatto che il braccio di ferro nel Cda è stato sbloccato da una telefonata di Gianni Letta a Urbani, e che è stato il neoduce Berlusconi a convincere i riottosi della Casa del fascio a venire a un compromesso; in particolare a rassicurare Fini che non sarà toccata la poltrona di Mauro Mazza al Tg2, rinunciando da parte sua all'idea di candidare il direttore del suo "Giornale", Maurizio Belpietro, per quella importante poltrona. È evidente che il neoduce non si sarà deciso a questi passi senza adeguate contropartite. In ogni caso si tratta di un compromesso molto succoso e soddisfacente per la Casa del fascio, malgrado l'insoddisfazione della Lega, perché ottiene il mantenimento dell'attuale Cda fino alla scadenza naturale (2008), in cui ha pur sempre la maggioranza, e il mantenimento non solo di Mazza (quota AN) al Tg2, ma anche del berlusconiano Del Noce a Rai1, di Marano (quota Lega) a Rai2, e della democristiana di destra Angela Buttiglione ai Tg regionali, almeno fino al marzo 2007, quando un eventuale avvicendamento sarà deciso "in base ai dati Auditel". Anche se l'Unione reclama un avvicendamento entro Natale almeno a Rai1. La Casa del fascio ottiene anche un'altra poltrona per il fedele Mimun, che potrà scegliere tra Rai Sport e le Testate parlamentari, nonché una poltrona ancor più ricca e strategica: quella della Direzione acquisti e servizi, vale a dire la "cassa" della Rai, dove si decidono contratti e spese per milioni di euro, sulla quale sederà il forzista stretto amico di Previti, Gianfranco Comanducci. L'Unione ottiene il Tg1 per Riotta e la poltrona di capo del personale, lasciata libera da Comanducci, per il prodiano ex cislino, proveniente dalla Direzione generale della Sipra, Maurizio Braccialarghe. La maggioranza piazza inoltre Marco Brancadoro e Pier Francesco Forleo alla vicepresidenza rispettivamente dei Servizi generali e della Direzione acquisti. La spartizione è stata poi completata, per quanto riguarda questa prima grande abbuffata, dall'accordo sempre "bipartisan" sulla nomina della Commissione di vigilanza sulla Rai, alla cui presidenza è stato eletto l'ex ministro delle Comunicazioni del terzo governo Berlusconi, il fascista di AN Mario Landolfi. 20 settembre 2006 |