Contro i licenziamenti antisindacali a Mirafiori e alla Sata di Melfi e contro il mancato pagamento del "premio di risultato" Riuscito lo sciopero del gruppo Fiat indetto dalla Fiom Il crumiro Bonanni invoca l'intervento di Epifani per rimettere in riga la Fiom Landini, alla Fiat: "ritiri i licenziamenti e apra la trattativa sul salario" Era importante che riuscisse lo sciopero di 4 ore dei lavoratori del Gruppo Fiat, indetto dalla sola Fiom il 16 luglio, per misurarne il consenso e la capacità di risposta di lotta, ed è riuscito, la partecipazione è risultata alta, la risposta di lotta molto forte. Ciò è quanto risulta dai dati, di parte sindacale, resi noti. A Torino, le adesioni allo sciopero, alle Carrozzerie e alla Powertrain (ex Meccaniche) di Mirafiori hanno raggiunto l'80%. Un corteo di circa 1.000 lavoratori è uscito dalla fabbrica e ha bloccato il traffico in piazza Cattaneo. A Brescia, l'80% delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Iveco (veicoli industriali) ha aderito allo sciopero. Sempre per ciò che riguarda l'Iveco, a Pregnana Milanese (Milano), circa 250 lavoratori hanno dato vita a una manifestazione nell'abitato Rho. Dopo aver sostato all'interno della stazione ferroviaria, il corteo si è diretto verso la sede del comune. A Suzzara (Mantova) altro grande stabilimento del Gruppo, le adesioni allo sciopero si sono collocate attorno all'80%. Buono inoltre l'esito dello sciopero nello stabilimento di Piedimonte San Germano nei pressi di Cassino (Frosinone): 60% sulle linee di montaggio, l'80% alla Itca (Lastratura). Ottimo il risultato ottenuto alla Sevel di Atessa (Chieti) che con i suoi 5 mila addetti, è uno dei più grandi del Mezzogiorno. Secondo fonti Fiom, la partecipazione allo sciopero ha superato l'80%. Esaltante la riuscita dello sciopero alla Magneti Marelli di Bari. Qui l'iniziativa di lotta è stata assunta unitariamente dalla Rsu, le adesioni hanno raggiunto il 90%. Diversi e tutti importanti i motivi della protesta indetta dalla Fiom: il primo riguarda la decisione dell'azienda di non pagare il "premio di risultato" che già nel 2009 era stato dimezzato e per il 2010 comporterà un taglio dei salari di 600 euro; il secondo la decisione unilaterale della direzione dello stabilimento di Melfi (Potenza) di aumentare la produzione del 10% sulle linee di montaggio con lo stesso personale. Le due decisioni sono state contestate dai lavoratori con una raffica scioperi articolati. Per rappresaglia (e qui viene il terzo e più importante motivo) il vertice Fiat, in rapida successione, ha inviato la lettera di licenziamento a Pino Capozzi, delegato Fiom di Mirafiori, e tre lavoratori della Sata di Melfi, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, tutti iscritti e attivisti della Fiom, con motivazioni artificiose, strumentali e false. "Dopo Pomigliano - si legge nel volantino dello sciopero - la Fiat ha scelto la strada dello scontro frontale sui diritti procedendo a sospensioni e licenziamenti di delegati e lavoratori iscritti alla Fiom". "La Fiat considera inaccettabile - prosegue - che i delegati possano informare i lavoratori e contestino con lo sciopero carichi di lavoro (a Melfi in contemporanea al ricorso alla Cassa integrazione) al di fuori delle regole sindacali in vigore. Se qualcuno avesse dubbi, Pomigliano non è un caso e a sé, ma una precisa scelta della Fiat che pensa di usare la crisi per imporre a tutti gli stabilimenti del Gruppo una logica autoritaria e antisindacale nella gestione della produzione e delle fabbriche cancellando non solo il Contratto nazionale, ma soprattuto il diritto delle lavoratrici e del lavoratori a contrattare collettivamente le loro condizioni lavorative". È solo un assaggio, questo, delle nuove relazioni industriali di stampo neofascista imposte dall'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, che comprendono condizioni di lavoro di estremo super sfruttamento, azzeramento di tutti i diritti sindacali, contrattuali e legislativi, feroce e brutale repressione su chi osa ribellarsi e soppressione del conflitto sindacale in generale. "La rappresaglia antisindacale che la Fiat sta pianificando a Melfi e a Mirafiori - ha detto Giorgio Cremaschi, della segreteria Fiom - sono atti di autentico fascismo aziendale". I tre della Sata ingiustamente licenziati, per protesta erano saliti sulla Porta Venosina, un vecchio monumento di Melfi, rimanendoci per tre giorni consecutivi sotto un caldo torrido e a rischio della salute. Dal corteo iniziato dalla fabbrica, oltre un migliaio i partecipanti, è giunto in piazza Mancini per il comizio finale, hanno ricevuto una calorosa solidarietà dai manifestanti. Dal palco, Maurizio Landini, Segretario generale della Fiom, nel suo intervento, dopo aver risposto per le rime alla Marcegaglia, presidente di Confindustria, che accusava l lavoratori di "sabotaggio", ha chiesto alla Fiat di ritirare i licenziamenti e di aprire un tavolo della trattativa per stabilire la cifra del "premio di risultato" da erogare ai lavoratori del Gruppo Fiat. A Fim-Cisl e Uilm-Uil ha rivolto l'invito a condurre una battaglia unitaria per ottenere il dovuto in materia salariale e il rientro dei lavoratori licenziati. Invito che, allo stato attuale, non ha alcuna possibilità di essere accolto dai vertici nazionali; ma che però può fare breccia a livelli inferiori e tra gli iscritti di base. Per la Fiom in ogni caso, ha detto Landini, la lotta andrà avanti. Sul piano giudiziario è in preparazione un ricorso legale contro i licenziamenti antisindacali. Altre inziative saranno assunte nella riunione del coordinamento nazionale del Gruppo Fiat in programma il 19 luglio a Roma. A margine, sorprendente (ma forse non poi tanto) risulta la dichiarazione del crumiro e servo dei padroni, Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, il quale, dopo aver cianciato su un presunto quanto inesistente flop dello sciopero, si è appellato ad Epifani per rimettere in riga la Fiom: "Spetta a lui tornare ad indicare la strada alle sue categorie per farle rientrare nei canoni della confederalità. La Fiom - vaneggia il segretario della Cisl che tanto piace alle controparti di governo e padronali - da tempo non è più un sindacato, è solo un movimento politico. Noi siamo pronti a collaborare con la Cgil - aggiunge con una faccia tosta senza pari - ma invitiamo Epifani a riportare la Fiom sulla retta via". 21 luglio 2010 |