In rivolta le baraccopoli sudafricane Il governo della "sinistra" borghese non ha risolto niente dopo l'apartheid Il Sudafrica si appresta a mettersi in vetrina per i mondiali di calcio del 2010, il primo campionato che si svolge in terra africana, ma accanto ai grandi lavori che fervono nella costruzione di stadi e infrastrutture si moltiplicano le rivolte nelle baraccopoli contro la corruzione nel governo, per migliori condizioni di vita, per la disponibilità di servizi essenziali quali luce e acqua. Una serie di rivolte, manifestazioni, proteste che hanno accompagnato i primi cinque mesi di attività del nuovo presidente Jacob Zuma, alle prese con una pesante recessione che per la prima volta dalla fine dell'apartheid ha colpito anche il Sudafrica, aggravando le già pesanti condizioni di vita delle masse popolari, affatto cambiate dal governo della "sinistra" borghese. L'ultima protesta si è svolta a Sakhile, una baraccopoli satellite di Standerton, presso Johannesburg, quando gli abitanti infuriati hanno dato fuoco a pneumatici e distrutto alcuni edifici governativi gridando slogan come "Zuma, agisci. Elimina la corruzione". Zuma invece agisce per eliminare il dissenso come nel caso della repressione dell'Abahlali baseMjondolo, che in lingua zulu vuol dire "quelli che vivono nelle baracche", una organizzazione nata nel 2005 per rivendicare il diritto alla casa. Lo scorso 26 settembre un gruppo di uomini armati ha assalito la sede del movimento a Kennedy Road, una baraccopoli di Durban, uccidendo tre persone e distruggendo diverse baracche. Solo nei giorni successivi la polizia è intervenuta ma per arrestare 13 militanti del movimento mentre un consigliere locale dell'Anc, la formazione del presidente Zuma, non ha condannato l'assalto del 26 settembre e si è detto soddisfatto della "rimozione" della sede del movimento. Un avvertimento affinché la povera popolazione della città satellite non si organizzi per rivendicare i propri diritti. Come nel caso dell'Abahlali, che aveva presentato un ricorso alla Corte costituzionale per invalidate una legge dello stato di Durban che consentiva al governo il rapido sgombero degli insediamenti "illegali"; un ricorso accettato dalla Corte con una sentenza che sconfessa l'operato del governo. Che già deve fare i conti con una lunga sequenza di scioperi. Da quello del 28 luglio dei soldati scesi in piazza a Pretoria per chiedere un aumento salariale del 30% e che si sono scontrati con la polizia intervenuta con lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere la manifestazione non autorizzata, a quello nelle settimane successive degli addetti comunali e dei netturbini che hanno paralizzato i servizi pubblici per cinque giorni e dei lavoratori della locale compagnia telefonica Telekom che hanno scioperato per aumenti salariali. Jacob Zuma ha raccolto voti sulla base della promessa di creare posti di lavoro e di distribuire alla maggioranza della popolazione i benefici di 17 anni di costante crescita economica. Promesse che non può mantenere e la disillusione degli elettori che l'hanno votato alimenta la protesta dei lavoratori e la rivolta delle baraccopoli. 28 ottobre 2009 |