Per difendere le terre amazzoniche Rivolta degli indigeni del Perù armati di lance Il governo di "centro-sinistra" di Simon vuole vendere il 60% della foresta amazzonica a multinazionali petrolifere e del gas. Il leader indigeno chiede asilo politico al Nicaragua L'11 giugno il parlamento di Lima ha sospeso momentaneamente la legge 1090 che autorizzava la vendita a multinazionali petrolifere e del gas di 45 milioni di ettari di superficie boschiva, circa il 60 percento delle terre amazzoniche del Perù, terre abitate dalla comunità indigena e che aveva scatenato la rivolta degli indios. Solo un momentaneno stop al progetto del governo presieduto da Yehuda Simon ("centro-sinistra"), di cui i rappresentanti indigeni chiedevano quantomeno la sospensione totale. E col presidente Alan Garcia che ribadiva: "il mio governo non si piegherà al volere di piccoli gruppi che non rappresentano la maggioranza del Paese", riferendosi alle popolazioni native dell'area amazzonica, circa 5.000 persone appartenenti a una sessantina di tribù, che si sono mobilitate per impedire l'esproprio delle loro terre e che le risorse naturali peruviane siano svendute alle multinazionali. Quelle terre negli anni '70 erano state "consegnate" dal governo con un decreto legge agli indios, considerati "proprietari". Il governo del presidente Garcia ha firmato il 14 dicembre 2007 un Trattato di libero commercio (Tlc) con gli Usa di Bush, che allora in Sudamerica contava quale amico solo il dittatore colombiano Uribe. Altri accordi sono stati successivamente firmati con la Cina, il Giappone e la Corea del sud. L'accordo con l'amministrazione Bush, in cambio dell'apertura delle porte del mercato Usa all'entrata senza tariffe doganali dei prodotti peruviani, obbligava il Perú a eliminare i suoi dazi sul 75% dei prodotti industriali e di consumo e qualsiasi ostacolo all'importazione di prodotti agricoli statunitensi. A metà del 2008 il parlamento di Lima approvava in un sol colpo oltre 100 decreti legislativi per adeguare le leggi peruviane all'accordo; di questo pacchetto facevano parte alcune disposizioni che rimettevano sotto il controllo statale i territori indigeni amazzonici e ne concedevano 17 milioni di ettari a imprese petrolifere, del legname, forestali, degli agrocombustibili. Il primo passo per arrivare alla legge 1090 per la svendita di un'altra fetta della foresta amazzonica. Le organizzazioni indigene amazzoniche, raccolte nella sigla Aidesep (Asociación interétnica del desarrollo de la selva peruana), chiedevano l'annullamento dei decreti governativi, il riconoscimento dei loro diritti storici su quelle terre e del loro diritto a essere consultati in ogni occasione sulle decisioni che riguardano i loro territori. Le proteste degli indigeni iniziavano lo scorso aprile con blocchi alle vie di comunicazione stradale e fluviale, con l'occupazione di pozzi petroliferi e di terre. Chiedevano l'apertura di un negoziato col governo di Lima che rispondeva inviando la polizia a sciogliere i blocchi e disperdere i manifestanti. Lo scorso maggio l'Aidesep proclamava una "giornata nazionale di lotta indigena" per domenica 3 giugno, poi rinviata al 7 luglio in attesa dei risultati di un dibattito che doveva iniziare in parlamento. Ma il 4 giugno il parlamento rimandava a data da destinarsi la discussione sulle richieste indigene e il governo ordinava la repressione delle manifestazioni. Lo stesso giorno a Bagua, cittadina del dipartimento di Amazonas nel nord del paese, gli indigeni armati di lance resistevano all'intervento degli agenti che aprivano il fuoco. Durante gli scontri una decina di poliziotti erano presi prigionieri. Polizia e esercito intervenivano di nuovo il 5 giugno soffocando la rivolta nel sangue: più di 60 le vittime tra i dimostranti. Il governo spiccava un ordine di cattura contro il leader degli indigeni amazzonici peruviani Alberto Pizango, che si rifugiava nell'ambasciata del Nicaragua a Lima e chiedeva e otteneva asilo politico. La rivolta degli indigeni proseguiva e il parlamento di Lima concedeva il congelamento di una delle leggi contestate. 17 giugno 2009 |