Armati di bastoni hanno gridato la loro rabbia contro la britannica Lomin, terzo produttore mondiale di platino Rivolta dei minatori in Sudafrica La regione di Rustemburg, la regione mineraria sudafricana delle multinazionali del platino che è stata al centro dei grandi scioperi del 2012 culminati nel più sanguinoso scontro dalla fine dell'apartheid alla miniera Lomin, a Marikana, dove la polizia uccise 34 lavoratori è di nuovo al centro della rivolta dei minatori. Lo scorso 12 maggio un rappresentante sindacale dell'Association of Mineworkers and Constraction Union (Amcu), il sindacato maggiormente rappresentativo a Lomin rispetto al filogovernativo National Union of Mine Workers (Num), era assassinato con quattro colpi di pistola a poca distanza dalla miniera di Khomanani. Il sindacalista avrebbe dovuto testimoniare il giorno successivo davanti alla commissione d'inchiesta governativa sul massacro di Marikana. L'assassinio scatenava la rabbia dei lavoratori della britannica Lomin, terzo produttore mondiale di platino; i minatori scendevano in sciopero spontaneo e alcune migliaia di loro armati di bastoni marciavano verso la collina nei pressi di Marikana, teatro del massacro, che occupavano per tutta la giornata. La rivolta dei minatori della Lomin è solo un aspetto della situazione esplosiva nella regione di Rustemburg già alimentata dalla direzione dell'Anglo American Platinum (Amplats), il primo produttore mondiale, quando lo scorso gennaio aveva annunciato il taglio di circa 14 mila posti di lavoro. Un annuncio che aveva dato il via alla mobilitazione dei lavoratori nelle miniere della società che aveva tra l'altro spinto il fino ad allora compiacente governo dell'African National Congress (Anc) a protestare. Dopo mesi di trattative coi sindacati, lo scorso 10 maggio, la direzione dell'Amplats aveva accettato di abbassare il numero dei posti di lavoro tagliati a 6 mila per ridurre la produzione annua, "risparmiare" entro il 2015 oltre 400 milioni di dollari e tenere alti i profitti. Nel Sudafrica, che ha i maggiori giacimenti mondiali di platino, il settore minerario è anche il secondo settore, dopo quello agricolo, quanto a numero di occupati e i licenziamenti annunciati avranno pesanti conseguenze sociali in una situazione che già vede i lavoratori sudafricani pagare un alto prezzo sull'altare del profitto in particolare delle multinazionali con un tasso di disoccupazione arrivato sopra il 25%. Hanno protestato il governo dell'Anc, per bocca del ministro delle risorse minerarie, la confederazione sindacale Cosatu il cui portavoce ha denunciato che "migliaia di famiglie rischiano di perdere il loro unico mezzo di sostentamento e le comunità saranno devastate dall'impatto di perdite così pesanti di posti di lavoro. Questo spiega perché Cosatu ha chiesto ripetutamente la nazionalizzazione del settore minerario, in modo che possa essere gestito per il bene dei lavoratori e non per il profitto degli azionisti". Richiesta ignorata dall'Anc. Più efficaci e temute le proteste dei lavoratori che come nel 2012 sono sul piede di guerra. 22 maggio 2013 |