Imposto da Fmi e Ue Rivolta popolare in Romania contro il piano di lacrime e sangue e la privatizzazione della sanità Oltre 70 feriti nei 4 giorni di scontri con la polizia Iniziata nella sera del 12 gennaio a Bucarest con scontri in piazza con la polizia cui partecipavano alcune decine di manifestanti, la protesta contro il piano di lacrime e sangue imposto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e la privatizzazione della sanità decisi dal governo di Emil Boc è sfociata in una rivolta popolare che è dilagata nei giorni successivi dalla capitale alle principali città del paese. Migliaia di manifestanti sono scesi spontaneamente in piazza e si sono scontrati con la polizia a Bucarest, Cluj, Iasi, Targu-Mures e in altre località. Nelle proteste continuate per 4 giorni ci sono stati oltre 70 feriti e oltre 250 gli arrestati. Il 15 gennaio una folla è scesa in strada a Bucarest chiedendo le dimissioni del primo ministro, del suo governo e del presidente Traian Basescu. Il governo ha dovuto annunciare il ritiro seppur momentaneo della riforma sanitaria. Ma sotto accusa è la politica di lacrime e sangue decisa dal governo per "ripianare il debito pubblico" e avere un contributo dal Fmi. Già nel 2010 il governo aveva tagliato del 15% le pensioni e del 25% gli stipendi dei dipendenti pubblici, falcidiando le già misere pensioni che in media sono di 160 euro al mese e i salari medi di circa 350 euro. Misure pesanti per avere in cambio dal Fmi e dall'Unione europea (Ue) un prestito da 20 miliardi di euro che dovrebbero permettere al paese di uscire dalla crisi e diventare un paese "virtuoso", secondo i parametri Ue, con un livello di deficit dell'1,9% rispetto al prodotto interno lordo (pil). Sotto la scure del governo Boc finiva anche la sanità, con un progetto che peggiorava la situazione negli ospedali pubblici e che puntava soprattutto alla privatizzazione del settore. Un progetto che non piaceva nemmeno al ministro della Sanità, Raed Arafat, che lo criticava in un dibattito televisivo e durante il quale riceveva con una telefonata in diretta del presidente Traian Basescu l'invito a dimettersi. Arafat si dimetteva e il suo gesto diventava la "goccia che ha fatto traboccare il vaso", affermava un manifestante sceso in piazza a Bucarest. 18 gennaio 2012 |