Rivolta delle masse contro il governo thailandese Il 7 ottobre la polizia è intervenuta per disperdere l'assedio al parlamento di Bangkok, bloccato dal giorno precedente da circa 4 mila manifestanti che volevano impedire la riunione nella quale doveva essere approvata la dichiarazione politica programmatica del nuovo governo di Somchai Wongsawat. Nei duri scontri seguiti all'intervento degli agenti ci sono stati due morti e quasi 450 feriti ma la protesta è rimasta in piedi tanto che il primo ministro è dovuto fuggire dall'assemblea in elicottero mentre centinaia di deputati rimanevano barricati all'interno dell'edificio. Gli scontri del 7 ottobre sono l'ultimo episodio di una rivolta delle masse contro il governo thailandese che è in atto dall'agosto scorso. Il 26 agosto militanti dell'Alleanza del popolo per la democrazia (Pad), una coalizione di varie organizzazioni politiche e sindacali e di monarchici, avevano occupato la sede del governo e costretto da allora il capo del governo a lavorare in una sede separata nell'ex aeroporto di Dom Muang. Gli attivisti del Pad avevano dato il via alla rivolta per far cadere il governo di allora in carica di Sundaravej e hanno mantenuto la mobilitazione contro il successivo di Somchai, il cognato dell'ex premier Thaksin Shinawatra soprannominato il "Berlusconi thailandese", deposto dal colpo di stato del settembre 2006 e rifugiatosi in Gran Bretagna; il golpe dei militari fedeli al re aveva posto momentaneamente fine alla rivolta popolare che voleva cacciare Thaksin e il suo governo corrotto. Gli oppositori accusano sia il partito Sundaravej che il Partito del potere del popolo (Ppp) di Somchai di essere solo versioni diverse dello sciolto Thai Rak Tai, il partito creato da Thaksin, che continua a comandare per interposta persona. Il governo di Somchai era stato eletto dal parlamento il 17 settembre in sostituzione del precedente esecutivo guidato da Samak Sundaravej entrato in carica dopo le elezioni nel febbraio scorso e costretto alle dimissioni dalla rivolta dell'opposizione che lo denunciava come un fantoccio di Thaksin e in seguito alla condanna da parte della Corte costituzionale per brogli elettorali. La commissione elettorale thailandese, il 2 settembre scorso, aveva chiesto l'immediato scioglimento del partito di Sundaravej e le elezioni anticipate dato che aveva ottenuto prove che durante le elezioni del dicembre scorso rappresentanti del partito avevano comprato i voti. Il premier proclamava lo stato di emergenza e tentava di mantenere la poltrona del governo ma era costretto il 9 settembre dalla protesta popolare a dare le dimissioni; si era comunque presentato tre giorni dopo in parlamento per ottenere la conferma della guida dell'esecutivo ma il Ppp lo considerava oramai bruciato non lo sosteneva e lo sostituiva con Somchai. Il cambio sulla poltrona governativa era letto come un segnale di continuità dalle opposizioni che intensificavano le proteste a cominciare dall'assedio al parlamento e continuavano a reclamare la cacciata del premier. 15 ottobre 2008 |