A Roma blindata per la visita del presidente degli Usa Centocinquantamila in corteo contro i guerrafondai Bush e Prodi Grande combattività della delegazione nazionale del PMLI diretta da Sala. Vergognoso boicottaggio di Trenitalia. Flop della manifestazione della "sinistra radicale" Un evento incoraggiante per la lotta per l'Italia unita, rossa e socialista Dal nostro inviato speciale Sabato 9 giugno circa 150mila antimperialisti hanno sfilato per le vie di Roma contro i guerrafondai Bush e Prodi. Un grandioso corteo che conferma che la parte più avanzata, combattiva e informata delle masse giovanili, che si è espressa anche con l'astensionismo elettorale, ha mollato definitivamente il governo della "sinistra" borghese. I mille ostacoli superati Una manifestazione storica e senza precedenti, visti anche i tanti tentativi di boicottaggio attuati e pilotati dal governo di "centro-sinistra" per farla fallire. Citiamo in primo luogo il ruolo svolto dai mass-media del regime neofascista che alla vigilia hanno cercato di creare tensione e incutere timore tra i manifestanti e nell'opinione pubblica evocando anche lo spettro del 2001: la "tonnara" al global forum di Napoli (governo Amato) e il massacro al G8 di Genova (governo Berlusconi), mentre il giorno dopo hanno dato spazio quasi esclusivamente agli "incidenti" che sono stati scatenati ad arte a manifestazione praticamente conclusa, per censurare il forte significato internazionalista e antimperialista della giornata di lotta; c'è stata poi l'operazione tentata, e miseramente fallita, della "sinistra radicale e di governo" che, in osservanza ai diktat del dittatore democristiano Prodi ("chi ha responsabilità di governo non deve manifestare"), aveva deciso di mettere in piedi il frazionismo più sfacciato con l'imbelle kermesse filogovernativa di Piazza del Popolo, peraltro miseramente fallita ma che aveva lo scopo di dissanguare di manifestanti il corteo antigovernativo e tacitare la propria base che ormai è in subbuglio per la vergognosa politica estera imperialista dell'Italia governata dal "centro-sinistra" che ha visto l'accentuazione dell'interventismo e della presenza militare italiana nel mondo e la condivisione con gli Usa del nuovo Hitler Bush di decisioni che vanno dal Libano all'Afghanistan, da Vicenza al caso Abu Omar, dagli F-35 allo scudo stellare, I lupi interventisti travestiti da agnelli pacifisti, come Giordano, Diliberto, Migliore, Russo Spena, Bonelli e compari si sono ritrovati soli soletti a guardarsi in faccia in una piazza deserta a testimonianza della frattura sempre più insanabile con la parte più avanzata del popolo italiano. Per non parlare poi dell'attivo sabotaggio di Trenitalia amministrata da Luigi Lenci e Vincenzo Soprano che, in accordo con il ministero dell'Interno, ha prima negato gli sconti previsti per i treni speciali dei manifestanti, poi ostacolato in mille modi la partenza agli orari previsti, infine scaricato i manifestanti in stazioni diverse da Roma Termini, vicina al concentramento iniziale. Cosicché per migliaia di manifestanti il viaggio per raggiungere Roma si è trasformato in una lunga odissea. Paurosi ritardi per i treni provenienti dal Nord-Est, da Milano e Torino, ma anche da Ancona e Napoli. A poche ore dall'arrivo dell'Hitler della Casa Bianca non sono mancate neanche le provocazioni, come l'ignobile profanazione della lapide di Aldo Moro che fa unicamente il gioco del governo del dittatore democristiano Prodi e di tutta la reazione con a capo il neoduce Berlusconi, prontamente condannata con un comunicato stampa dal PMLI, ignorato dai mass media borghesi. Il combattivo corteo Tutti questi ostacoli, compreso lo spropositato e intimidatorio schieramento di "forze dell'ordine", davanti e dietro al corteo e ai lati di Piazza Venezia, sono stati brillantemente superati. I manifestanti, in larghissima parte giovani, senza cadere in provocazioni hanno condannato con molta forza le guerre imperialiste e l'interventismo militare dell'imperialismo Usa e di quello italiano. A quest'ultimo hanno chiesto di ritirare le proprie truppe dall'Afghanistan e dagli altri Paesi dove sono dispiegate, a cominciare dal Libano, col pretesto di difendere la pace. Unanime è stata la richiesta di non raddoppiare la base Usa di Vicenza. In testa al corteo c'è proprio lo spezzone del "No Dal Molin", poi i Cobas, il PMLI, unico partito ufficialmente presente, tantissimi centrisociali e collettivi studenteschi, Emergency, lo Slai Cobas, collettivi ambientalisti e altri. Un corteo allegro e rumoroso che è avanzato compatto al grido "Yankee go home" e che avrà certamente fatto fischiare le orecchie al dittatore democristiano Prodi, al rinnegato presidente della Repubblica Napolitano, al papa nero Ratzinger, al neoduce Berlusconi che intanto facevano a gara per stringere la mano insanguinata del potente alleato d'oltreoceano. Il rinnegato ministro degli Esteri D'Alema, confortato dalle parole di amicizia del criminale di guerra numero 1 ha dichiarato che "il rapporto con gli Usa è solidissimo", dato che il governo sostiene la guerra degli Usa e della Nato in Afghanistan, anzi invia altre truppe, impone la costruzione della nuova base Usa, il Dal Molin, a Vicenza, sostiene lo scudo stellare, taglia le spese sociali e aumenta le spese di guerra. Insomma la giornata del 9 giugno è stata un successo in continuità con la settimana di mobilitazione contro il G8 in Germania, un evento che incoraggia la lotta per l'Italia unita, rossa e socialista. Il PMLI ha partecipato con le parole d'ordine "Bush=Hitler go home! Prodi alleato di Bush, vergogna. Lottiamo contro l'im-perialismo per l'Italia unita, rossa e socialista". Negli slogan e nei comizi volanti lanciati dalla rossa e combattiva delegazione diretta dal compagno Emanuele Sala, coadiuvato dai compagni Enrico e Andrea, e composta da compagne e compagni provenienti da Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Campania e Sicilia tutto l'odio e lo sdegno contro il nuovo Hitler e la sua politica imperialista, guerrafondaia e assassina, ma anche contro il governo di "centro-sinistra" del democristiano Prodi e la sua politica militarista e interventista, che prosegue e sviluppa senza soluzione di continuità quella già ampiamente praticata dal precedente governo del neoduce Berlusconi. Il nostro spezzone è stato superfotografato e filmato e attirava l'attenzione dei manifestanti con i suoi fulminanti cartelli portati fin sotto il piccolo palco allestito in piazza Navona. Il compagno Sala è stato intervistato da Radio24 e da una televisione polacca. "Il Bolscevico" e i volantini che riportavano la posizione antimperialista e antigovernativa del PMLI sono stati presto esauriti. A tutti i membri della Delegazione nazionale presente a Roma sono giunti i calorosi ringraziamenti e gli elogi dei dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI che nella lettera, tra l'altro, scrive: "Voi avete rappresentato al meglio l'intero Partito, di cui avete fornito ai manifestanti una splendida immagine di combattività, di compattezza, di unità e di disciplina proletarie rivoluzionarie e marxiste-leniniste. Ciascuno di voi è stato perfettamente all'altezza della missione, dai più anziani ai più giovani, dai veterani delle manifestazioni nazionali a quelli che erano alla prima esperienza del genere. Il contributo delle compagne è stato pari a quello dei compagni. Come accade in simili circostanze, per via di certi ostruzionismi e settarismi, non è stato facile trovare una collocazione adeguata nel corteo, ma alla fine l'avete spuntata, e vi siete slanciati nella lotta con una forza e un entusiasmo travolgenti, nonostante la fatica del lungo viaggio e della estenuante attesa della partenza del corteo. (...) Un evento che incoraggia la lotta per l'Italia unita, rossa e socialista, ma che richiede ancora tanti e prolungati sforzi da parte del nostro Partito per far maturare a questa grande e promettente forza antigovernativa di sinistra la scelta ideologica, politica e organizzzativa marxista-leninista. Il tempo, i fatti, lo sviluppo delle contraddizioni di classe e dei conflitti di classe, l'operato del governo del dittatore democristiano Prodi e dei suoi cani da guardia PRC, PdCI e Verdi lavorano per noi e per la nostra causa. Ma spetta al Partito saper attirare la simpatia, la fiducia, il consenso e l'adesione delle forze che si sono staccate dal governo e dai partiti falsi comunisti. La strada non può che essere quella di applicare con forza, intelligenza e perseveranza i tre elementi chiave e le quattro indicazioni per radicare il Partito nei propri ambienti di lavoro, di studio e di vita. 'Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare', è la parola d'ordine che ora più che mai deve ispirare e orientare tutto il nostro lavoro quotidiano". 13 giugno 2007 |