Rosario Monda, operaio della Fiat di Pomigliano licenziato ingiustamente per motivi sindacali Il tribunale gli ha dato ragione, ma da 18 mesi aspetta di essere reintegrato nel posto di lavoro "La Fiat mi usa come esempio per gli altri operai" "Sono fuori dalla fabbrica da tempo a causa di un licenziamento per motivi sindacali" lo afferma l'operaio Rosario Monda in una lettera pubblicata su l'Unità dell'8 novembre scorso. "Non sussistevano i motivi per il mio licenziamento", lo dice una sentenza della magistratura di un anno e mezzo fa che "ha intimato alla Fiat di reintegrarmi nello stabilimento di Pomigliano dove lavoro" ma sono passati quasi due anni e ciò non è avvenuto. "Le ho tentate tutte. Ulteriori ricorsi - scrive Monda - denunce ai carabinieri, ingiunzioni di pagamento, tentativi di denuncia sulla stampa di quello che mi sta succedendo. Niente". Una situazione questa profondamente ingiusta e insostenibile tenuto conto che Monda è non solo fuori dalla fabbrica ma è anche senza un euro in tasca, con un bambino di sette mesi e una compagna con un lavoro precario. "La Fiat ha deciso di affamarmi - denuncia - me e la mia famiglia. Perché?... Io che credo che la dirigenza Fiat mi usi come esempio per altri operai. E un messaggio chiaro e preciso. State zitti e quieti, altrimenti fate la fine di Rosario e quelli come lui". Non c'è da meravigliarsi perciò se spesso gli operai all'uscita dai cancelli, davanti ai giornalisti che cercano di intervistarli, fanno scena muta. "Altri pensano invece che alla Fiat siano tutti d'accordo con Marchionne, perché le uniche interviste che si sentono, esprimono assenso con la direzione aziendale. Sia quelli che parlano - scrive Rosario - sia quelli che stanno zitti devono farlo per forza. Hanno operai come me davanti. Siamo l'esempio di quello che succede a chi esprime il dissenso". "Marchionne parla di aumento dei profitti e di come vuole riuscirci e dice che lo fa perché ha a cuore le sorti degli operai Fiat ...Ci vuole massacrare - commenta con l'amaro in bocca - perché ci ama". Diritti, democrazia, uguaglianza, belle parole di cui in tanti si riempiono la bocca. "Ma io sono uguale agli altri? Dov'è il mio diritto sancito dalla magistratura a lavorare e a percepire un salario? Chi deve farlo rispettare?". Sono le domande che pone. I politici sostengono che i giudici abbiano poteri eccezionali. "Io penso, per esperienza diretta, che il miglior giudice - è la sua conclusione - conti meno dell'ultimo imprenditore". 9 dicembre 2010 |