Tra brogli, imbrogli, ricatti, intimidazioni, irregolarità In Russia eletto presidente Medvedev, delfino di Putin Il partito comunista revisionista aumenta i voti Le elezioni presidenziali in Russia del 2 marzo sono andate come aveva programmato il presidente uscente Vladimir Putin. Le ha vinte il suo delfino, Dmitri Anatolevic Medvedev con oltre il 70% dei voti validi e si insedierà il prossimo 7 maggio al Cremlino. Passate le consegne dal Cremlino Putin traslocherà al nuovo incarico di premier. Medvedev è il terzo presidente della Russia dopo i doppi mandati di Boris Eltsin, dal 1991 al 1999, e di Putin dal 2000 al 2008. Dai dati diffusi dalla Commissione elettorale risulta che hanno votato il 69,6% dei quasi 109 milioni di aventi diritto. Medvedev ha ottenuto il 70,23% dei voti validi distanziando il candidato del partito comunista revisionista Ghennadi Zjuganov arrivato al 17,7%. Al terzo posto il candidato ultranazionalista Vladimir Zhirinovski che non ha raggiunto il 10%. Alle elezioni presidenziali del 2004 Putin aveva vinto col 71,3% dei voti validi, distanziando notevolmente il secondo arrivato, l'imprenditore di "sinistra" Nikolaj Kharitonov candidato del partito revisionista che raccoglieva il 13,7% dei voti validi. Il partito comunista revisionista ha aumentato i suoi voti ma il distacco dal partito di Putin resta ancora grande. Un risultato elettorale scontato non solo per la forza del partito di Putin, ma anche per la lunga serie di brogli e imbrogli, ricatti, intimidazioni e irregolarità a cui il nuovo zar del Cremlino Putin è ricorso per consegnare la massima carica dello Stato nelle mani del fidato Medvedev. Zhirinovski aveva annunciato un immediato ricorso contro i risultati ma altrettanto rapidamente ha fatto marcia indietro affermando di non essere in grado di dimostrare i probabili brogli. Zjuganov invece ha presentato ricorso al tribunale sostenendolo con un dossier su almeno 200 casi di irregolarità e sostenendo che il dato reale dei suoi consensi sarebbe "almeno del 30%". Evidenti casi di irregolarità si sono avuti verso diversi candidati cui il Cremlino ha negato il diritto a partecipare alle elezioni, estromessi in un modo o nell'altro dalla competizione; fra questi l'ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov e l'ex premier liberale Mikhail Kasianov che si è visto respingere come false le firme a sostegno della sua candidatura. Appena noti i risultati elettorali Medvedev ha sottolineato che "vi sarà una diretta continuazione della politica portata avanti dal presidente Putin". D'altra parte Medvedev deve a Putin le sue fortune politiche a partire dai primi anni '90 quando si ritrovarono a lavorare insieme nel Consiglio municipale di San Pietroburgo sotto il sindaco liberista Sobchak. Il neolaureato in legge Medvedev entrò a far parte dell'Ufficio relazioni esterne del municipio diretto da Putin. Nel 1999 Putin è nominato premier da Boris Eltsin, l'anno successivo ne prenderà il posto al Cremlino, e Medvedev lo segue a Mosca dove diventa capo dello staff presidenziale. In seguito passerà a capo dell'amministrazione del Cremlino e quindi di primo vicepremier. In parallelo agli incarichi istituzionali assumeva altre importanti funzioni finché Putin non lo piazzava al posto di comando del colosso energetico Gazprom. Non potendo ricoprire un terzo mandato presidenziale, Putin gli ha passato la poltrona del Cremlino col compito di proseguire la sua politica che punta a ridare alla Russia il suo ruolo di grande potenza imperialista. 19 marzo 2008 |