Medvedev minaccia di "abbandonare il trattato Start e il controllo degli armamenti" La Russia schiererà missili contro i missili Nato L'imperialismo americano continua a ripetere che lo scudo missilistico, una versione aggiornata di quello progettato a suo tempo da Bush, che si appresta a realizzare in Europa non è rivolto contro la Russia. Mosca non ci crede, tanto più che alle richieste di fornire garanzie scritte in accordi tra le parti l'amministrazione Obama risponde picche. Il 23 novembre il presidente russo Dimitri Medvedev annunciava in un discorso televisivo che la Russia potrebbe dislocare a breve termine lungo i suoi confini europei i moderni missili Iskander, capaci di trasportare testate nucleari. La parte del piano americano realizzata da Barack Obama comprende gli accordi con Romania e Polonia che hanno accettato di ospitare sul proprio territorio batterie di missili intercettori americani e quelli con la Turchia per la costruzione nella base di Malatya, nel sud-est del paese, di una postazione radar per l'avvistamento di eventuali lanci di missili balistici da paesi ritenuti "nemici", soprattutto l'Iran. Russia e la Nato avevano raggiunto un'intesa per avviare negoziati sullo "scudo antimissile" americano al vertice di Lisbona dello scorso novembre, negoziati bloccati dal rifiuto Usa di dare garanzie giuridiche al partner che lo scudo non sia diretto contro la Russia ma abbia come obiettivo principalmente l'Iran. Da notare che è ritenuto "normale" la grave provocazione dell'alleanza militare imperialista che vuol puntare batterie missilistiche contro l'Iran. Nessun passo avanti sul dossier scudo neanche dopo l'incontro tra Medvedev e Obama a margine del vertice Apec di Honolulu. Per primo era stato il primo ministro Vladimir Putin, che di fatto ha aperto la campagna elettorale per la sua rielezione a presidente nelle primavera prossima, a alzare i toni dello scontro avvertendo che il Cremlino rifiuta di essere messo di fronte a fatti compiuti e che lo scudo rappresentava una possibile "minaccia al nostro potenziale nucleare", tanto da provocare in uno "scenario estremo" persino un conflitto. Ma non sono solo le preoccupazioni per le imminenti elezioni amministrative e presidenziali che muovono i vertici del Cremlino quanto, soprattutto, la volontà di recuperare un ruolo di primo piano nella contesa tra le concorrenti potenze imperialiste. Il 23 novembre era la volta del messaggio televisivo di Medvedev col quale minacciava di piazzare i missili a testate nucleari Iskander a Kaliningrad per coprire la parte ovest e a Krasnodar per coprire il lato sud della Russia e proteggerle dalla minaccia dello scudo. "La Federazione russa dispiegherà moderni sistemi di armi nel sud e nell'ovest", avvertiva Medvedev, che annunciava un "potenziamento della difesa dell'arsenale nucleare russo" e minacciava: "ci riserviamo il diritto di rifiutare ulteriori passi sul piano del disarmo e di conseguenza, sul controllo delle armi". In altre parole, l'uscita dal trattato Start con gli Usa sulla riduzione e limitazione delle armi nucleari strategiche. Al rappresentante russo presso la Nato il compito di rincarare la dose e dichiarare: "possiamo annientare e superare qualsiasi sistema di difesa missilistica americano in Europa". Minacce che non hanno scosso più di tanto la Casa Bianca. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano Tommy Vietor rispondeva che "attraverso molteplici canali abbiamo spiegato ai funzionari russi che il sistema di difesa missilistico in Europa non minaccia né potrebbe farlo il deterrente strategico russo", pertanto, "non cambieremo o limiteremo in alcun modo" i nostri piani. 30 novembre 2011 |