A causa del completo menefreghismo delle istituzioni borghesi in camicia nera locali e centrali Il Salernitano nuovamente alluvionato 350 mila persone senz'acqua. Danni per centinaia di milioni di euro Da Nord a Sud si susseguono i disastri ambientali causati dal sistematico scempio del territorio: cementificazione selvaggia, fatiscenza delle infrastrutture, inefficacia dei piani di evacuazione e assenza totale di misure di pianificazione urbanistica e di misure di prevenzione del rischio idrogeologico. In Campania nulla è cambiato dall'alluvione di Sarno. Alle prime piogge autunnali i tre fiumi del salernitano, il Sarno, il Sele e il Tanagro, sono nuovamente esondati allagando le abitazioni e i campi coltivati (tremila ettari). Centinaia di aziende agricole sono in ginocchio e decine di migliaia sono gli sfollati, ancora non c'è un censimento. Abbandonati a se stessi dormono all'addiaccio, hanno trovato rifugio nelle auto o da amici e parenti, persino nelle stalle come a Nocera e a Campagna. Come se non bastasse l'alluvione ha danneggiato tre chilometri dell'acquedotto del basso Sele, tra i comuni di Postiglione e Contursi, gestito dall'Asis salernitana. A causare la rottura di un pilone che sorregge il binario della tubatura sarebbe stata la piena del fiume. È ancora a secco tutta la zona orientale di Salerno (Torrione, Mariconda, Sala Abbagnano, Sant'Eustacchio) e poi Pontecagnano, Battipaglia, Eboli, Montecorvino Pugliano, Bellizzi, Campagna, Serre, Albanella, Agropoli, Montecorice, Ogliastro Cilento, Cicerale e Castellabate per un totale di 350mila abitanti. Solo a Salerno 20 scuole sono rimaste chiuse. Bloccati i negozi alimentari e di ristorazione e i panifici. Non è stato ancora ratificato lo stato di emergenza e i lavori di riparazione vanno a rilento sembra a causa del fatto che i tubi obsoleti dell'acquedotto non vengono più prodotti e occorreranno almeno 2 mesi per acquistarli e ripristinare gli allacciamenti. I danni ammonterebbero ad almeno 100 milioni di euro, appena 5 ne ha promessi il sottosegretario Guido Bertolaso che nell'ultimo giorno alla guida della Protezione civile si è limitato a nominare Commissario straordinario l'assessore provinciale alla difesa del suolo Guido Cosenza. Si tratta quindi dell'ennesimo disastro annunciato. Un recente studio del Cresme e del Consiglio nazionale dei geologi aveva censito il rischio record di frane e alluvioni in Campania, prima delle regioni d'Italia per dissesto idrogeologico con un milione di persone (su di un totale di 6 milioni in tutta la Penisola) che abita nelle "zone rosse". In Campania la mappa del rischio comprende 187mila edifici, pubblici e privati, 994 scuole e 56 ospedali. Addirittura sarebbero 800 mila i palazzi a rischio in caso di terremoto, 4.600 scuole e 259 ospedali senza contare l'aumento demografico che nei prossimi dieci anni è previsto, nelle aree a rischio sismico, di 500mila persone e in quelle a rischio idrogeologico di 250mila persone. Il menefreghismo delle istituzioni borghesi in camicia nera a tutti i livelli è testimoniato anche dal fatto dopo il disastro di Sarno quando venne istituito il "presidio geologico" operativo sul territorio e in grado di individuare subito un segnale d'allarme, con cose semplici, potremmo dire elementari, come una centralina che segnali il pericolo di esondazione di un fiume. Ebbene, quel presidio che avrebbe permesso quanto meno una evacuazione razionale, non esiste più perché i 50 geologi che potrebbero stare sul campo sono stati impiegati negli uffici della Regione ad elaborare chissà quale progetti. 17 novembre 2010 |