Riprendendo ed inasprendo il piano ospedaliero di Bassolino Governo e regione annunciano la demolizione della sanità pubblica in Campania 27 ospedali e oltre 1.000 posti in meno. Tagliati tutti gli ospedali sotto i 100 posti letto. Per far fronte ai debiti con i privati e alle stangate del governo pignorati gli stipendi dei lavoratori della Asl Na1 Occorre lo sciopero generale della sanità in Campania! Dal nostro corrispondente della Campania 10 ospedali "riconvertiti" e altri 17 "accorpati con strutture limitrofe". Sono i numeri devastanti del piano di dismissione della rete ospedaliera messo a punto dal subcommissario alla sanità campana, Giuseppe Zuccatelli. Primo assaggio del federalismo sanitario e della conseguente abolizione del fondo sanitario nazionale che della già disastrata sanità campana lascerà solo le macerie. La manovra, più volte annunciata dalla precedente giunta guidata dal rinnegato Antonio Bassolino e dall'assessore Angelo Montemarano, recepisce le linee guida del piano ospedaliero approvato dal Consiglio regionale il 31 ottobre del 2008. Il taglio netto è di oltre mille posti letto (da 19.726 posti letto a 18.725) per un "risparmio" stimato di 150 milioni di euro in tre anni. Sono 2.119 i posti letto per acuti che dovrebbero essere chiusi e (sulla carta) poi trasformati in strutture di riabilitazione e lungodegenza. Spietata la mannaia sui piccoli ospedali pubblici della Campania: i presìdi di Bisaccia, Sant'Agata dei Goti, Cerreto Sannita (dove venerdì scorso il locale comitato di lotta ha effettuato un blocco stradale),San Bartolomeo in Galdo, Teano, Palasciano, il Loreto Crispi di Napoli e gli ospedali di Ravello, Agropoli e Roccadaspide verranno trasformati in poliambulatori o centri residenziali o strutture specialistiche. Gli ospedali di Solofra, San Felice a Cancello, Scafati e Oliveto Citra sono destinati alla riabilitazione, così come l'Apicella di Pollena Trocchia e il Maresca di Torre del Greco. Il nosocomio di Gragnano confluirà nel San Leonardo di Castellammare, mentre quello di Cava de' Tirreni in Villa Malta. Per scongiurare la chiusura e la dismissione dell'unico ospedale alle porte della costiera amalfitana sabato il neopodestà di Cava de' Tirreni Marco Galdi (PDL) si è incatenato per otto ore sotto palazzo Santa Lucia invocando un cenno dal suo compare di partito Stefano Caldoro. Invano perché il neogovernatore non è affatto intenzionato ad apportare modifiche sostanziali al piano di Zuccatelli, che ricordiamo ha lavorato a stretto contatto con gli uffici del "Ministero della salute" guidato dal servo delle case farmaceutiche e di vaccini Ferruccio Fazio. Lo stesso infame meccanismo di "accorpamento" è riservato al plesso di Mercato San Severino e il Da Procida di Salerno (che vengono accorpati con il Ruggi di Salerno) ma anche per quello di Pagani (che si fonde con l'Umberto I di Nocera). Il nuovo ospedale della Valle del Sele nascerà invece dall'accorpamento dei nosocomi di Eboli e Battipaglia. A Napoli oltre alla svendita al miglior offerente del già sigillato storico complesso del Gesù e Maria di Piazza Mazzini, si prevede la dismissione degli Incurabili mentre si conferma l'accorpamento di Ascalesi, Annunziata e Loreto Mare nell'Ospedale del Mare, che però non solo si trova in zona ad alto rischio vulcanico, ma è ben lontano da essere ultimato perché al centro di numerose indagini della magistratura. Una differenza sostanziale rispetto a quanto stabilito a suo tempo dal Consiglio regionale, che nella furia demolitrice aveva per lo meno avuto la decenza di tutelare il principio della territorialità (ossia un grande ospedale di riferimento in ogni provincia), è il fatto che saranno soltanto quattro "i grandi poli" che costituiranno "la rete del trauma center" per le malattie più gravi: il Cardarelli, il già citato Ospedale del Mare, il Ruggi a Salerno e il Rummo a Benevento. Altra novità: verranno tagliati tutti gli ospedali e le cliniche private che non superano il tetto dei 100 posti letto, nonché tutti i punti parto con meno di 500 nascite all'anno. "La riorganizzazione - leggi dimezzamento - della rete ospedaliera verrà affiancata dal potenziamento della rete territoriale" assicura la struttura commissariale, ma come potrà avvenire se allo stesso tempo si annuncia "entro il 31 dicembre ci saranno venti distretti sanitari in meno (da 97 a 72)" e le Asl sono state già dimezzate (da 13 a 7)? Il Cardarelli che è un po' l'emblema della sanità in Campania nel frattempo è nel caos: mancano gli infermieri e saltano gli interventi chirurgici. "Sono stato costretto a sospendere le sedute di camera operatoria perché non è possibile garantire, al momento, un'adeguata assistenza post-operatoria", spiega il primario di urologia Alberto Masala mentre monta la protesta del personale che denuncia carichi di lavoro troppo pesanti. "È la conseguenza della carenza negli organici dell'ospedale che provoca disagi a catena sui pazienti colpiti da serissime patologie", stigmatizza Renato Rivelli, coordinatore provinciale della Rdb. "Gli infermieri - chiarisce - protestano perché non vogliono lavorare 18 ore di fila. Sono stremati dai ritmi di lavoro. Ma questa emergenza era prevedibile. Era prevedibile che gli infermieri prima o poi avrebbero adottato una sorta di autodifesa, ai limiti della sopravvivenza". Come se non bastasse a tutto ciò si aggiunge la scandalosa e senza precedenti vicenda del pignoramento degli stipendi di aprile dei 1.200 dipendenti dell'Asl Na1 che ha fatto scattare la mobilitazione in tutta la sanità pubblica cittadina. In sostanza le società di intermediazione che lavorano per riscuotere i debiti contratti negli anni con i privati convenzionati (cartolarizzati dalla oscura Soresa Spa creata dal rinnegato Bassolino), in combutta con gli istituti bancari, vorrebbero rivalersi sugli stipendi dei dipendenti e sui beni immobili della Asl, che ricordiamo è quella con il bacino di utenza più grande d'Europa e piante organiche scoperte in ogni distretto ed al momento commissariata. È ora che i sindacati confederali battano un colpo proclamando subito lo sciopero generale di tutti i lavoratori della sanità della Campania! 19 maggio 2010 |