La terza repubblica del nuovo Mussolini non ammette alcun dissenso Il regime neofascista vuole imbavagliare Santoro e Vauro Il vignettista cacciato dalla Rai. Deferita al Comitato etico una puntata di "Report" della Gabanelli, che non era piaciuta a Tremonti Far quadrato attorno a loro per difendere la libertà di espressione contro il regime Nella terza repubblica di Berlusconi, che di fatto ha già quasi tutta la cosiddetta "libera informazione" ai suoi piedi e si appresta incontrastato ad occupare militarmente la Rai per completare il controllo totale dei media, si stanno ormai chiudendo anche gli ultimi spazi alla libertà di espressione e non è più tollerata alcuna voce di dissenso. Chi rifiuta di adeguarsi sarà additato al pubblico ludibrio e processato in video e sulla carta stampata, che ormai scattano come una tagliola ben oliata a comando del neoduce ogni volta che qualcuno si permette di cantare fuori dal coro generale e assordante degli osanna al nuovo "uomo della provvidenza": è questa la lezione che il regime neofascista del nuovo Mussolini ha voluto impartire con lo sproporzionato quanto furibondo attacco alla trasmissione Annozero del 9 aprile scorso dedicata al terremoto in Abruzzo, al suo conduttore Michele Santoro e al vignettista Vauro Senesi, con l'accusa falsa e infamante di aver insultato i terremotati e diffamato i volontari e gli operatori delle organizzazioni di soccorso. Inutile dire che in quella puntata del programma televisivo di Raidue non era stato insultato né diffamato nessuno, ma era stato semplicemente fatto del serio giornalismo d'inchiesta, come dovrebbe essere normale in un cosiddetto regime di "libera informazione". Solo che evidentemente ciò strideva con il clima idilliaco e rassicurante e la melassa sparsa copiosamente dai media di regime, tendenti a dimostrare che stavolta, al contrario delle precedenti catastrofi, il governo e la macchina dei soccorsi hanno agito con perfetta tempestività ed efficienza, che tutto sta procedendo per il meglio in un'atmosfera di unità e di concordia nazionale, che il capo della Protezione civile Bertolaso è l'"eroe" della situazione e che il premier Berlusconi si sta comportando da vero "statista", giustificando la fama di "uomo della provvidenza" che si è attribuita. Il fatto è che in quella trasmissione, con toni forse addirittura più prudenti e misurati del solito (checché ne dicano i mastini del Pdl che l'hanno subito definita "un vergognoso oltraggio" e "tv dell'odio"), era stata semplicemente data voce ai protagonisti della tragedia. Come ad alcuni studenti che avevano denunciato inascoltati la pericolosità della Casa dello studente aquilana crollata seppellendone otto di loro. Come i terremotati che denunciavano il caos nei soccorsi e le carenze della macchina organizzativa, la mancanza di tende, elettricità, acqua, servizi igienici e riscaldamento. Come i medici dell'ospedale semi crollato e inagibile che raccontavano di essere rimasti senza soccorsi fino alle 11,30. Come il sindaco de L'Aquila e la presidentessa della Provincia, che ammettevano in qualche modo di essere stati lasciati soli, rivelando di aver tentato di allertare le autorità centrali prima della scossa fatale senza ottenere altro che risposte rassicuranti (come si è poi visto dalla pubblicazione di un telegramma del sindaco del capoluogo abruzzese inviato cinque giorni prima alla Protezione civile e al governatore regionale Chiodi - Pdl - per chiedere lo stato di emergenza). Un processo di regime ordinato dal neoduce in persona Insomma non era una delle solite, ruffiane trasmissioni di regime che impestano i teleschermi privati e pubblici andando solo a riprendere le ripetute incursioni mediatiche del neoduce tra i terremotati a stringere mani, abbracciare bambini e vecchiette e spargere sapienti lacrime di coccodrillo in diretta tv in stile "battaglia del grano" di mussoliniana memoria; o a intervistare ministri e ministre in trasferta elettoralistica sui luoghi del disastro. Ma tanto è bastato per scatenare attacchi forsennati da parte del quotidiano di famiglia del neoduce, Il Giornale, e del suo fiancheggiatore neofascista Libero, che accusavano Santoro e Annozero di "sciacallaggio". Finché non è intervenuto il neoduce in persona ad alzare il tiro dando ordine alla stampa compiacente e alla Rai di inscenare un vero e proprio processo di regime al conduttore e alla trasmissione incriminata, dichiarando il 13 aprile che "la tv pubblica non può comportarsi in questo modo". Subito seguito dal caporione fascista Fini, anch'egli in visita in Abruzzo, che bollava quella di Santoro come "una trasmissione indecente". Il processo è scattato prontamente, con la scesa in campo anche della grande stampa cosiddetta "indipendente", come con gli articoli su La Stampa del pennivendolo al seguito del neoduce, Augusto Minzolini e quelli di Aldo Grasso sul Corriere della Sera dell'appena insediato "grande professionista indipendente" De Bortoli, in cui Santoro veniva accusato di "abuso di libertà" e di "seminare zizzania". Anche Bruno Vespa ha accusato Santoro di essere "un privilegiato": "Se avessi fatto programmi come i suoi avrei dovuto abbandonare la Rai da molto tempo", ha dichiarato velenosamente il lecchino televisivo per eccellenza. Subito si attivava anche Mauro Masi, catapultato di fresco alla direzione generale della Rai dalla segreteria generale di Palazzo Chigi, che con un comunicato controfirmato anche dal neopresidente della Rai Paolo Garimberti (scelto dal PD quale "garante" di "imparzialità" alla guida del Cda dell'azienda), preannunciava un'indagine interna sul caso Santoro, che sarà messo all'ordine del giorno della prossima riunione del 22 aprile dove si deciderà (o meglio si avallerà) anche il rinnovo delle cariche alla guida delle reti e dei telegiornali. Intanto veniva preso un provvedimento censorio immediato, con una lettera inviata al conduttore in cui si parlava di "servizi fortemente squilibrati verso la tesi della carenza dei soccorsi e gravemente omissivi dell'opera e degli interventi della protezione civile e delle forze dell'ordine"; e si criticava il disegnatore satirico Vauro per una vignetta "gravemente lesiva del sentimento di pietà dei defunti". Inoltre si imponeva a Santoro una "puntata riparatrice", mentre si sospendeva Vauro da tutte le trasmissioni in Rai. A parte la grammatica da prima elementare della motivazione, la vignetta incriminata si limitava semplicemente a mettere in contraddizione le vittime del sisma con la legge sull'aumento della cubatura degli immobili, ed era chiaramente rivolta contro quest'ultima e non certo contro i defunti. Ma evidentemente, non avendo potuto addebitare nulla di falso o di calunnioso alla trasmissione, il vertice Rai se l'è presa con Vauro facendone il capro espiatorio, anche se il giorno dopo, prudentemente, Masi ha "commutato" la sua radiazione permanente in una sola giornata di sospensione. Da notare che il vertice Rai non aveva trovato invece nulla da ridire sul vergognoso spot del Tg1 di Riotta - questo sì insultante per le vittime - che aveva esaltato i "brillanti" risultati di share conseguiti dai servizi sull'Abruzzo. Va inoltre ricordato che poco prima Masi aveva deferito al Comitato etico la puntata di Report del 5 aprile che non era piaciuta al ministro Tremonti perché svelava la truffa della "social card". Anche la "sinistra" borghese partecipava al massacro politico-mediatico di Santoro e Vauro, o coprendolo con un complice quanto vergognoso silenzio, come ha fatto l'ipocrita Franceschini, ansioso solo di salvare il clima di collaborazione nel nome dell'"unità nazionale" che ha regalato al neoduce, o addirittura attaccando frontalmente e alle spalle Santoro e la sua trasmissione, come hanno fatto per esempio il PD Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione di vigilanza della Rai, che ha definito "indagine utile, tempestiva e corretta" quella decisa contro Annozero, e il PD Enzo Carra, per il quale "Santoro è un pericolo" perché "privo del senso di appartenenza a una comunità". Un assaggio del nuovo regime "Raiset" in arrivo Un altro segnale inquietante è stato il quasi totale silenzio dei giornalisti della Rai - eccetto il comitato di redazione del Tg2 che ha fatto un comunicato di "forte preoccupazione" per l'intervento di Masi - che evidentemente tacciono per paura di finire nelle liste di proscrizione del neoduce, ora che sta per essere completamente ridisegnato l'organigramma dell'azienda. Evidentemente l'attacco ad Annozero voleva anche essere un chiaro avvertimento a tutti i dipendenti Rai a uniformarsi fin da ora al nuovo regime "Raiset" che sta per essere imposto in azienda. Comunque la trasmissione "riparatrice" sull'Abruzzo è poi andata in onda il 16 aprile, ma è stata tutt'altro che tale, nel senso che giustamente Santoro e la sua equipe sono andati avanti per la loro strada ignorando le minacce e le ingiunzioni della direzione. Santoro ha anzi ricordato polemicamente le dichiarazioni di Fini e la campagna stampa del Giornale a favore delle vignette antislamiche in nome della "libertà di satira". Marco Travaglio ha letto i titoli agiografici dei principali quotidiani e tg sulle visite del neoduce in Abruzzo con un tono che ricordava i film Luce del ventennio fascista, e ha poi letto un testo su come dovrebbero essere un'opposizione e un'informazione "responsabili" e "collaborative" che sembrava preso da una delle tante dichiarazioni di Berlusconi e invece era un discorso del 1925 di Mussolini. L'attrice Sabina Guzzanti, autrice di uno sketch satirico in chiusura di trasmissione in sostituzione di Vauro, ha dichiarato che la punizione di Annozero e del vignettista toscano è "una vicenda vergognosa, lurida, incivile. Se la prendono con quelli che fanno satira perché sono più indipendenti e più deboli. È una sporca vendetta, attaccano Vauro perché sanno che non possono fare niente a Santoro. Rispetto al 2001 oggi è molto peggio, perché l'editto bulgaro fece più rumore, ma solo perché oggi non c'è quasi più niente da censurare". La cosa ancor più vergognosa e intollerabile è che mentre si svolgeva questa incredibile vicenda di attacco alla libertà di informazione il neoduce non si peritava di tenere sfacciatamente nella sua residenza privata di palazzo Grazioli una riunione coi suoi gerarchi per decidere le nuove nomine ai vertici delle reti e dei telegiornali Rai, i cui nomi circolano già e sono ovviamente tutti suoi scagnozzi, tirapiedi e pennivendoli fidati. Esclusa solo Rai3 in quanto "riserva indiana" del PD. Altro che conflitto di interessi! Qui siamo ormai alla completa realizzazione del "piano di rinascita democratica" della P2 che aveva il controllo totale dei media tra i suoi principali obiettivi. Si vedrà quali decisioni definitive prenderanno contro Santoro e Vauro il Cda Rai presieduto dallo struzzo Garimberti e la Commissione di vigilanza presieduta dal lottizzato Zavoli, anche perché il successo della trasmissione di "riparazione", che ha totalizzato quasi 5,3 milioni di spettatori con uno share del 20,84% è stata un grosso smacco per i cani da guardia e i gerarchetti del neoduce. Ma non c'è da farsi illusioni che questo basti a fermarli, e fin da ora occorre che tutte le forze antifasciste, antiberlusconiane e democratiche si mobilitino e facciano quadrato attorno ai due inquisiti, in quanto anche da questa battaglia passa la difesa della libertà di espressione contro il regime neofascista e il nuovo Mussolini che sono ormai a un passo dal cancellare quel poco che ne rimane. 22 aprile 2009 |