Visita lampo dei due leader imperialisti a Tripoli Le grinfie di Sarkozy e Cameron sul petrolio libico La corsa per essere i primi leader stranieri a visitare la Libia una volta caduto il dittatore Gheddafi è stata vinta dal tandem anglo-francese formato dal premier britannico David Cameron e dal presidente francese Nicolas Sarkozy con la visita lampo a Tripoli il 15 settembre, ricevuti dal presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) Mustafa Abdel Jalil e dal premier libico ad interim Mahmud Jibril. I due principali protagonisti, assieme agli Usa di Obama, dell'intervento armato imperialista per scalzare Gheddafi, nonostante lo scopo ufficiale fosse quello di "proteggere i civili", sono stati i primi a mettere piede nella nuova Libia per sottolineare la loro ambizione di mettere le grinfie sul petrolio libico. I bombardieri della Nato sono ancora in azione contro le forze rimaste fedeli a Gheddafi nella città di Sirte sulla costa mediterranea e a Bani Walid, nel sud del paese, provocando un numero imprecisato di vittime civili; la guerra non è ancora finita ma i due leader imperialisti sono già entrati in azione per mettere la loro bandiera nella piazza centrale di Tripoli. "Questo è il vostro Paese, è la vostra leadership, è la vostra rivoluzione, non la nostra", ha depistato il premier britannico Cameron, "giovani di Bengasi, giovani di Libia, giovani arabi, la Francia vi assicura la sua amicizia e il suo sostegno", gli ha fatto eco il francese Sarkozy, che ha ribadito come "la Francia, la Gran Bretagna e l'Europa saranno al fianco del popolo libico". All'offensiva diplomatica anglo-francese l'imperialismo italiano, una volta in prima fila in Libia rispondeva con l'insediamento, sempre il 15 settembre, del nuovo ambasciatore italiano in Libia, il primo a ricevere il gradimento da parte del Cnt, sottolineava la Farnesina. Niente a confronto di quanto messo nel piatto da Cameron che a Tripoli ha annunciato lo scongelamento di beni libici mesi sotto sequestro per l'embargo Onu del valore di 600 milioni di sterline che saranno messi a disposizione del Cnt. O di quanto si appresta a fare la Francia con una missione economica dei responsabili delle grandi aziende nazionali. In ballo il controllo delle riserve petrolifere libiche, fra le maggiori dell'Africa e preziose per l'alta qualità e il basso costo di estrazione, e quelle di gas naturale. Certo l'italiana Eni lo scorso 29 agosto ha firmato un accordo con il Cnt di Bengasi per rimanere il primo operatore internazionale di idrocarburi in Libia. Non è detto che basti a fronte di un altro impegno del Cnt a concedere alla Francia le gestione del 35% del suo petrolio libico. Chi vincerà tra Parigi e Roma? Ci perderà di sicuro il popolo libico che anche dopo Gheddafi non godrà i frutti delle risorse del suo paese. E non si tratta solo di petrolio e gas, si tratta anche dell'acqua, il sempre più prezioso "oro bianco", che si trova nell'immensa riserva di acqua fossile che si estende sotto Libia, Egitto, Sudan e Ciad. Già Gheddafi aveva costruito una rete di acquedotti lunga 4 mila chilometri per portare l'acqua estratta in profondità dai pozzi del deserto fino alle città costiere. Una risorsa che fa gola alle multinazionali dell'acqua, soprattutto quelle francesi come Suez e Veolia che controllano quasi la metà del mercato mondiale privatizzato dell'acqua. 21 settembre 2011 |