A proposito del Questionario del mensile "MicroMega" su come liberarci dal berlusconismo, quale nuova forma di fascismo Saviano, il berlusconismo e la via per abbatterlo Il mensile MicroMega ha deciso di dedicare due numeri speciali al tema "Berlusconismo e fascismo", con tanto di premier nei panni del boia di Predappio, Benito Mussolini e un questionario su "Come liberare l'Italia da Berlusconi". Meglio tardi che mai, si potrebbe dire, visto che sono passati 17 anni dalla sua discesa in campo, 28 anni dalla salita al governo del suo primo padrino politico, Bettino Craxi, e ben 35 anni dalla redazione del "piano di rinascita democratica" e dallo "schema R" della P2 di Licio Gelli che ne ispira da sempre l'azione politica in ogni campo. Purtroppo però dobbiamo contenere l'esultanza perché quando andiamo ad analizzare l'impostazione scelta dalla rivista diretta dal trotzkista convertito al liberalismo Paolo Flores D'Arcais ci accorgiamo di tre esiziali errori che quantomeno controbilanciano gli aspetti positivi dell'iniziativa: 1) si invoca la costruzione di un "fronte unito" antiberlusconiano, ma si auspica subito una lunga staccionata a recintare il campo, escludendo coloro, come il PMLI, che criticano, da sinistra, ossia dal punto di vista degli interessi del proletariato, la Costituzione democratico-borghese del '48; 2) la costruzione del fronte unito è limitata ad una platea molto selezionata e preconfezionata di intellettuali e politici, tra cui il presidenzialista, federalista e interventista ex premier Massimo D'Alema, già promotore della bicamerale golpista e della cancellazione dell'art.11, segno evidente che non si intende aprire un vero e libero dibattito per unire le forze sinceramente democratiche ed antifasciste al fine di strappare di dosso la camicia nera all'Italia; 3) il sospetto che l'operazione sia prosaicamente quella di recuperare qualche voto nell'oceano dell'astensionismo è confermato dalla constatazione che per limitare al massimo la discussione sulle forme di lotta che sarebbe urgente mettere in campo per abbattere il governo ed il regime neofascista, prime fra tutte la lotta di piazza e lo sciopero generale con manifestazione a Roma, le domande sono tutte costruite e centrate unicamente sulle prossime, ipotetiche, scadenze elettorali, proprio come prescrive la "sinistra" del regime neofascista, rappresentata dal PD ultra-liberista di Bersani. Il voto di scambio politico-mafioso In questo triplice recinto è stato spinto a rinchiudersi anche lo scrittore Roberto Saviano. Lo testimoniano le risposte che ha dato alle domande di MicroMega. Il suo ragionamento parte dalla premessa che è necessario "analizzare il sistema elettorale italiano e cercare di capire se davvero risponda alle nostre esigenze". Ecco in sintesi la sua denuncia: "i cittadini sono senza rappresentanza", "le elezioni sono in vendita", gli elettori "non conoscono i propri politici di riferimento e di fatto non hanno scelto loro di mandarli in Parlamento", "ad ogni elezione, soprattutto nelle comunali e nelle regionali, e soprattutto nelle regioni del sud Italia, la pratica della compravendita dei voti è ormai prassi diffusa". Quando si parla delle elezioni - insiste Saviano - "occorre tenere conto dei condizionamenti esterni che il voto subisce - voti acquistati per 50 euro, per la spesa di una settimana, per una ricarica al cellulare", occorre tenere presente che "la politica ha assunto, per sua stessa natura, un carattere sempre più mediatico, di conseguenza le forze politiche che non sono ospitate nei talk show, che non vanno in televisione, che non vengono citate sui quotidiani, praticamente non esistono. Possono formare liste, possono proporre candidati, ma non potranno ottenere seggi se non raggiungono lo sbarramento in atto nel nostro sistema elettorale". Fortemente critico l'autore di Gomorra è nei confronti della dirigenza del PD, per lo scandalo della compravendita di tessere alle primarie di Napoli: "se non si è in grado di gestire in maniera regolare le primarie allora bisogna serenamente rendersi conto che esse rappresentano solo un rischio di infiltrazione esterna". E aggiunge, a proposito delle ultime consultazioni elettorali che "né il PDL, né il PD ritennero necessario far monitorare le elezioni campane che erano fortemente a rischio" mentre sul "conflitto di interessi che riguarda il presidente del consiglio sembra che l'opposizione abbia da tempo deposto le armi". La sostanziale omologazione del PD è la causa della sfiducia delle masse nei confronti di una alternativa di governo, al punto che, sempre secondo l'autore di Gomorra, dietro i "dimettiti" e i "se non ora quando", ci sarebbe "l'urlo disperato di chi sa che dopo questa fase non c'è luce, non si vede speranza". Questa fiducia nelle istituzioni e nei partiti parlamentari, a suo giudizio, può essere recuperata se qualcuno finalmente "occupa il segmento elettorale di un 'partito della legalità', il che garantirebbe che "tutto il contorno venga modificato" e dunque "la effettiva utilità della rimodulazione del sistema elettorale abbia un senso". La lotta per abbattere il regime neofascista, piduista e mafioso Si tratta delle solite illusioni riformiste, legalitarie, elettoraliste e parlamentariste. Saviano innanzitutto scantona clamorosamente dal tema principale che riguarda la natura del governo e del regime che è stato instaurato in Italia e le forme di lotta che sono necessarie per abbatterlo. Egli non si rende conto che in questo modo rischia di accecare il fronte unito antiberlusconiano che sta nascendo spontaneamente nelle piazze, anche grazie al coordinamento via web. Non si rende conto che in questo modo finisce per sposare la linea dei pompieri del PD e dei falsi comunisti, i quali ormai, ormai da anni, ogni qual volta le masse popolari e una parte di intellettuali di sinistra decidono di mobilitarsi per fermare la fascistizzazione del Paese, subito corrono a spengere queste fiammelle. Egli al massimo arriva a definire antidemocratico questo governo e "follie autoritarie" certi suoi provvedimenti. Non comprende, o fa finta di non comprendere, che questo esecutivo è neofascista dalla testa ai piedi fin dalla nascita, ha restaurato il fascismo sotto forme nuove, nuovi metodi e nuovi vessilli, procede come uno schiacciasassi per sottomettere definitivamente all'Esecutivo anche la Magistratura e legalizzare il presidenzialismo, ossia l'accentramento di tutto il potere nelle sue mani. Saviano, non comprende neanche che se nel 2001 e nel 2008 il neoduce è tornato al governo e siamo in pieno regime fascista è perché le porte gli sono state spalancate dal "centro-sinistra'', che ha partecipato attivamente a realizzarlo. Questo è precisamente il motivo per cui nessuna forza parlamentare ha osato ed osa ostacolarlo davvero e questo è precisamente il motivo per cui, anche se il "centro-sinistra" dovesse vincere le elezioni, il berlusconismo non sarà cancellato. Saviano non si rende conto che gli scandali (che giustamente denuncia) sono la dimostrazione lampante che la dirigenza del PD è parte integrante del regime neofascista, e che in quanto tale essa non è altro che una cosca partitica, con le sue lobby massoniche e mafiose di riferimento, le quali intendono soltanto contendere, con gli stessi mezzi, potere ed affari a quelle, per il momento più potenti, che fanno riferimento al premier. Occorre, non già illudersi ed illudere di poter "riformare", bensì spazzare via questo sistema corrotto fino al midollo perché esso non rinuncerà mai né ai brogli elettorali né al "voto di scambio" né alla legge del suo unico dio, il massimo profitto, né tanto meno alla sua natura di divoratore insaziabile di denaro pubblico. Nessun "Partito della legalità" potrà mai cambiare le leggi inumane del capitalismo! Per parte nostra già nel 2002 denunciavamo che "le 'opposizioni' governative in parlamento menano il can per l'aia e nelle piazze sono inesistenti" e lanciavamo un accorato, quanto inascoltato, appello antifascista: "Sarà bene dunque, prima che le cose diventino più difficili, complicate e dolorose, che tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose autenticamente antifasciste si sveglino e si uniscano per abbattere il governo Berlusconi e il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista. Un'altra via per uscire dal capitalismo e per abbattere per sempre il fascismo non esiste. La storia politica e sociale dell'Italia parla chiaro a proposito. I marxisti-leninisti italiani sono pronti a collaborare con tutte quelle forze che intendono solamente buttar giù il governo del neoduce Berlusconi. Tutti coloro che hanno già preso coscienza della natura di questo governo devono fare la loro parte affinché al più presto venga tolta all'Italia la camicia nera". Il fascismo, come sintetizzava Stalin, è: "la dittatura della parte più reazionaria e sciovinista della borghesia". In questo senso il neofascismo di Berlusconi può essere benissimo definito allo stesso modo, una dittatura di cui hanno un ruolo preminente le mafie e le massonerie, sull'esempio di quel connubio che è stata ed è la P2 di Licio Gelli. Nelle tesi del V Congresso nazionale del PMLI abbiamo scritto: "La criminalità organizzata - 'ndrangheta, mafia, camorra, sacra corona unita -, che è la parte più reazionaria e sanguinaria della borghesia italiana, condiziona pesantemente lo sviluppo del Mezzogiorno. La sua esistenza nello Stato borghese e nell'economia capitalistica è legata a funzioni specifiche che vi svolge e che, dall'Unità d'Italia ai nostri giorni, si sono sempre più evolute e raffinate, allargandosi a comprendere settori dell'industria e dell'agricoltura, dell'alta finanza, della politica borghese. Oggi la criminalità organizzata è fortemente compenetrata con l'economia e le istituzioni borghesi. Al rafforzamento della criminalità organizzata hanno contribuito la controriforma dell'ordinamento giudiziario, le leggi sulla depenalizzazione del falso in bilancio, lo scudo fiscale, i condoni, la precarizzazione del lavoro, le leggi sull'immigrazione e quelle neofasciste sulle tossicodipendenze, le privatizzazioni dei servizi, le leggi sulla forma federale dello Stato e sul federalismo fiscale e sul piano sociale il consistente immiserimento e avvilimento delle condizioni di vita che diventa un terreno ideale per l'assoldamento della manovalanza delle mafie". Ai tanti coraggiosi scrittori, magistrati ed ex-magistrati impegnati nella lotta alle mafie come Saviano, Borrelli, Grasso, Ingroia, De Magistris, Boccassini, Palermo, ecc. ricordiamo quindi: "Per sconfiggerla bisogna capire dov'è la testa su cui indirizzare i nostri colpi principali. La testa si trova nell'alta finanza, nei circoli dell'industria, dell'agricoltura, del terziario e nelle istituzioni. Cioè dentro la classe dominante borghese, lo Stato borghese e l'economia capitalistica". Illusioni parlamentari ed elettorali A Saviano, che in giovanissimo si accostò per breve tempo al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, consigliamo di ritornare alle origini e in particolare di riprendere in mano e di studiare Lenin per comprendere "il carattere sfruttatore della democrazia borghese e del parlamentarismo borghese, in cui le classi oppresse si vedono concesso il diritto di decidere, una volta ogni tanti anni, quale esponente delle classi abbienti dovrà rappresentare e reprimere il popolo in parlamento", per comprendere che "la potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi", per comprendere che "la partecipazione al parlamento borghese (che nella democrazia borghese non decide mai le questioni più importanti, risolte invece dalla Borsa, dalle banche) è sbarrata alle masse lavoratrici da mille ostacoli, e gli operai sanno e sentono, vedono e intuiscono perfettamente che il parlamento borghese è un istituto a loro estraneo, un'arma di oppressione dei proletari da parte della borghesia, un'istituzione della classe nemica, della minoranza sfruttatrice". Per sfuggire insomma a quella che Lenin definiva il cretinismo parlamentare: "un'infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l'onore di annoverarli tra i suoi membri". "Per noi rappresentanti degli operai - scrive Lenin a proposito della necessità della rivoluzione socialista e della dittatura del proletariato - è necessario che il popolo non solo abbia la possibilità di votare, ma possa anche dirigere" - in quanto - "non governano coloro che votano ed eleggono, ma coloro che dirigono". La storia d'Italia dimostra che la lotta al neofascismo e alle mafie passa per il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno. Sono queste le priorità che il PMLI promette di impegnarsi ad affrontare non appena avremo conquistato l'Italia unita, rossa e socialista, un'Italia in cui non sarà concesso alcuno spazio di esistenza e di manovra alla borghesia reazionaria, sciovinista e sanguinaria che continua da secoli a sfruttare ad affamare e a massacrare il nostro popolo, e di cui il neoduce Berlusconi è degno rappresentante. Nel frattempo ribadiamo: Svegliatevi! Buttiamolo giù! 2 marzo 2011 |