Per la scalata alla BNL A giudizio l'ex governatore di Bankitalia Fazio e l'ex numero 1 di Unipol Consorte Il 18 settembre scorso il Gup di Milano Luigi Varanelli ha rinviato a giudizio i protagonisti della stagione delle scalate bancarie del 2005. I cosiddetti "furbetti del quartierino" con alla testa l'ex governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, l'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, l'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte e il suo vice Ivano Sacchetti che, attraverso il tentativo di scalata di Unipol a Bnl, cercarono di regalare una banca a D'Alema e Fassino, e l'immobiliarista Stefano Ricucci, autore in simultanea dell'altrettanto scandalosa scalata a Rcs per favorire il neoduce Berlusconi. Secondo la Procura di Milano, Consorte ha cercato di sbaragliare la concorrenza del Banco di Bilbao utilizzando come alleati coperti le banche, da Carige alla Popolare Italiana di Gianpiero Fiorani, che rastrellano segretamente il 24,128 per cento di Bnl, e i contropattisti guidati da Caltagirone. Un piano che permette a Unipol di avere già in tasca il 51% delle azioni ancor prima di annunciare l'Opa. Ma il "sogno" dura appena un'estate con Consorte, D'Alema, Fassino e il senatore Nicola Latorre che esultano per "avere finalmente una banca". A settembre Consorte viene interrogato alla Procura di Roma e a dicembre finisce nel registro degli indagati insieme al governatore Fazio che, con la scusa di difendere l'italianità di Bnl, ha favorito e coperto la scalata di Unipol pur non avendo i requisiti per acquisire Bnl. Ma alla fine le responsabilità politiche di tutto il gruppo dirigente dei Ds restano nell'ombra. Il gip Clementina Forleo insiste più volte sulla pista che porta ai vertici del partito, ma la Procura frena. Perciò sul banco degli imputati ci saranno solo ventotto indagati che devono rispondere a vario titolo di aggiotaggio, ostacolo all'autorità di vigilanza e, solo per Consorte, insider trading: in due telefonate a Latorre nel luglio 2005 non sarebbe stato, secondo i Pm, "così vago", dando informazioni riservate sull'operazione in corso al suo interlocutore. A processo anche Carlo Cimbri e Pierluigi Stefanini, all'epoca rispettivamente direttore generale di Unipol e presidente della controllata Holmo. L'eurodeputato del Pdl Vito Bonsignore, gli immobiliaristi Danilo Coppola, Giuseppe Statuto e i fratelli Lonati. I banchieri che facevano parte del "contropatto" ideato da Caltagirone per favorire di Unipol: Giovanni Berneschi, Giovanni Zonin e Divo Gronchi, rispettivamente presidente di Banca Carige e presidente e ad della Popolare di Vicenza. L'allora capo della Vigilanza di Bankitalia, Antonio Frasca. Il finanziere bresciano Emilio Gnutti e tre società: la Hopa, l'Unipol e Deutsche Bank. Esce di scena, invece, Gianpiero Fiorani che ha patteggiato 6 mesi convertiti in pena pecuniaria. 28 ottobre 2009 |