È scattato l'attacco Usa-Nato alla Resistenza afghana 4.500 soldati e 1.000 dell'esercito del fantoccio Karzai contro le roccaforti talebane del Sud Manifestazione a Jalalabad per chiedere alle truppe occupanti di lasciare il paese Il comando della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan annunciava il 6 marzo l'inizio dell'operazione "Achille", la massiccia offensiva nella provincia meridionale di Helmand contro una delle roccaforti della resistenza afghana; nei combattimenti registrati nella provincia dall'inizio dell'anno le truppe occupanti e in particolare il contingente inglese avevano dovuto registrare una serie di sonore sconfitte e la perdita del controllo di diverse zone. Tra queste è da più di un mese che la resistenza ha cacciato gli occupanti dalla città di Musa Qala, capoluogo dell'omonimo distretto. Lo sviluppo delle azioni della resistenza contro gli occupanti è sottolineato nel corso degli ultimi due anni anche dall'aumento delle perdite tra le forze Usa e Nato dai 60/70 morti ogni anno tra il 2002 e il 2004 ai 129 nel 2005 e i 191 nel 2006. Il portavoce di Isaf sottolineava che l'offensiva rappresentava "l'avvio delle grandi operazioni nel 2007" e che aveva lo scopo di "portare la sicurezza nella parte settentrionale della provincia di Helmand", ovvero smantellare le basi della resistenza e garantire il controllo delle forze occupanti nella zona della diga di Kajaki, una delle più importanti per la fornitura dell'energia elettrica del paese. L'Isaf ha mobilitato 4.500 soldati, per la maggior parte inglesi, olandesi e canadesi, dei 35 mila presenti nel paese e un migliaio di soldati dell'esercito del fantoccio Karzai. L'offensiva è stata richiesta dal governo afgano che resta in sella esclusivamente per il supporto delle truppe imperialiste occupanti. Secondo il governatore di Helmand nel corso del mese di febbraio almeno 700 guerriglieri sarebbero entrati nella provincia a rafforzare le basi della resistenza e a mettere in difficoltà il contingente inglese. A supporto dell'offensiva delle truppe occupanti sono schierate due squadre navali americane: la portaerei Stennis ha recentemente raggiunto nell'area la Eisenhower e i loro bombardieri effettuano ogni giorno una quarantina di "missioni di appoggio ravvicinato a truppe Isaf". Le comunicazioni con la provincia di Helmand sono state bloccate dagli occupanti e le rare notizie che i comandi Nato fanno trapelare sull'offensiva sono un lungo elenco di bombardamenti degli F18 americani, dei GR-7 Harriers inglesi e dei Mirages M2000 francesi contro postazioni della resistenza. Le aree più colpite nella prima settimana dell'operazione "Achille" sono i distretti di Sangin e di Garmsir dove le forze Nato il 7 marzo hanno colpito anche una moschea. Il 6 marzo un migliaio di studenti ha manifestato a Jalalabad per chiedere alle truppe occupanti di lasciare il paese. Due giorni prima, il 4 marzo, lungo la strada che da Jalalabad conduce a Tokhar i soldati americani avevano ucciso 16 civili e altri 30 feriti dopo un attacco al loro convoglio. Per diversi giorni si sono svolte nella città manifestazioni di protesta, fra le quali quella del 6 marzo, con i dimostranti che scandivano slogan contro "le forze di invasione", ne chiedevano il ritiro e chiedevano al governo di processare i soldati responsabili dei massacri. Il contingente di occupazione imperialista sarà invece rafforzato da nuove truppe degli Usa e della Gran Bretagna per parare i colpi dell'attesa offensiva di primavera delle forze della resistenza. Un compito svolto dalle truppe americane inquadrate nella "Enduring Freedom" e da quelle Nato inquadrate nell'Isaf, la missione multilaterale "di pace" dell'Onu che di pace non è mai stata. Sul ruolo di missione multilaterale "di pace" dell'Isaf hanno giocato diversi governi imperialisti per giustificare l'invio o il mantenimemto di soldati in Afghanistan, dalla Germania di Schroeder e della Merkel alla Spagna di Aznar e Zapatero, all'Italia di Berlusconi e Prodi. La missione Isaf è stata autorizzata dalla risoluzione Onu numero 1386 del 20 dicembre 2001 col compito di garantire la sicurezza di Kabul, ovvero proteggere il governo fantoccio di Karzai. Nell'agosto 2003 la missione Isaf diventa a comando Nato e la risoluzione Onu numero 1510 del 13 ottobre 2003 ne stabilisce l'espansione dalla sola Kabul a tutto il territorio nazionale afgano. I soldati dell'Isaf possono così trovarsi in prima linea nella guerra per il controllo del paese e anche la foglia di fico della missione di pace è caduta, la missione Isaf è una missione di guerra come la "Enduring Freedom americana". 14 marzo 2007 |