Applicare la legge Scelba per sciogliere i gruppi fascisti Si assiste negli ultimi anni a una sempre più plateale e pubblica ostentazione di simboli del fascismo, di commemorazioni di personaggi legati al ventennio e alla "repubblica sociale italiana" e addirittura di veri e propri omaggi alla figura di Mussolini che quasi sempre avvengono nell'indifferenza e complicità delle istituzioni e talvolta addirittura coinvolgono anche figure istituzionali. Si pensi allo scandalo che ha coinvolto l'ex console italiano ad Osaka, Vattani, nel dicembre 2011 sorpreso a cantare pubblicamente insieme a un gruppo rock canzoni con testi che esaltavano il fascismo (vedi Il Bolscevico n. 3/2012), al caso del vice questore aggiunto di Trieste Paolo Baffi sorpreso ad ostentare lo scorso maggio in ufficio simboli fascisti (vedi Il Bolscevico n. 27/2012), alla cerimonia a Roma in Campidoglio per la commemorazione dei repubblichini Duelli e Gallitto a giugno (vedi Il Bolscevico n. 26/2012), all'omaggio a luglio da parte del capo di stato maggiore della Marina all'organizzazione militare fascista X Mas (vedi Il Bolscevico n. 41/2012), all'inaugurazione ad Affile lo scorso agosto del sacrario dedicato al maresciallo Graziani finanziato con soldi pubblici (vedi Il Bolscevico n. 38/2012) alla commemorazione perugina della marcia su Roma svoltasi ad ottobre (vedi Il Bolscevico n. 40/2012). Ma non è finita, perché il 5 novembre è esplosa la violenza squadrista ai funerali di Pino Rauti dove sono stati ostentati saluti romani e camicie nere, l'11 novembre L'Aquila si è svegliata con le strade tappezzate di notte di manifesti con scritto "Duce a noi" e infine il 24 novembre si è svolta a Roma con il beneplacito della questura il provocatorio raduno in camicia nera organizzato dall'organizzazione neofascista Casapound, in concomitanza con le manifestazioni studentesche contro i tagli e la privatizzazione della scuola e con lo sciopero degli insegnanti Cobas. Il Bolscevico come si è visto si è occupato ripetutamente del tema dell'apologia del fascismo dimostrando di essere un'autentica sentinella antifascista che intende combattere e contrastare con tutti gli strumenti politici che ha a disposizione: a questi strumenti va aggiunto necessariamente anche quello giuridico che esiste e sfidiamo governo e istituzioni a utilizzarlo. Già la XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana del 1948 stabilisce che "è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista: l'inciso "sotto qualsiasi forma" si riferisce genericamente al "disciolto partito fascista" senza specificare peraltro se il riferimento sia alla formazione politica nota come Partito Nazionale Fascista nato il 9 novembre 1921 e soppresso il 27 luglio 1943 o all'altra formazione politica nota come Partito Fascista Repubblicano nato il 18 settembre 1943 e disciolto il 28 aprile 1945, ma l'interpretazione giuridicamente più corretta della norma costituzionale deve essere nel senso che il divieto di riorganizzazione riguardi entrambe le formazioni politiche che portarono il nome di "fascista". L'espressione "sotto qualsiasi forma" poi non può che significare una cosa sola: non importa tanto l'esteriorità di cui si veste la formazione politica quanto i principi che stanno alla base di entrambi quei movimenti politici come il corporativismo, il militarismo, la politica razziale, le discriminazioni verso le donne, gli omosessuali e in generale le minoranze, l'antisemitismo e il violento nazionalismo. Sono quindi i valori fondanti del movimento fascista a essere in assoluto contrasto con i principi della Repubblica nata dalla Resistenza come chiarito anche dalla legge 20 giugno 1952 n. 645 (cosiddetta "legge Scelba") il cui articolo 1 dispone testualmente che "ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista". Non è forse vero che formazioni politiche di ben oltre cinque persone come Casapound, Forza Nuova, Movimento Fascismo e libertà, Partito Socialista Nazionale, Movimento Idea Sociale e altri similari devono oggettivamente essere riconosciute sia per i contenuti sia per i temi trattati nella descrizione fatta dall'articolo di legge citato? Eppure l'articolo 2 della citata legge punisce con pene che vanno da un minimo di due anni fino a un massimo di ventiquattro nei casi più gravi coloro che partecipano a tali movimenti mentre il primo comma dell'articolo 3 è drastico nell'affermare che "qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista, il Ministro per l'interno, sentito il Consiglio dei Ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell'associazione, del movimento o del gruppo" non escludendo nei casi più gravi il ricorso allo scioglimento per decreto-legge del governo indipendentemente dall'accertamento giudiziale: bisogna chiedersi allora come mai la magistratura non interviene e anche perché il governo non interviene per sciogliere quelle organizzazioni che ostentano sfacciatamente tutti i principi del fascismo, dal corporativismo all'antisemitismo, all'esaltazione della violenza squadristica fino ad insultare i Partigiani, infangare gli Ebrei, denigrare i migranti proprio come puntualmente descritto nell'articolo 1 della legge citata? L'articolo 4 poi - modificato dalla legge 25 giugno 1993 n. 205 (la cosiddetta "legge Mancino") punisce chiunque faccia propaganda per la costituzione di una associazione o di un movimento di ispirazione fascista e anche chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, compresa la propaganda razziale mentre l'articolo 5 punisce coloro che partecipando a pubbliche riunioni compiono manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste: bisognerebbe chiedersi cosa facesse la Procura della Repubblica e da cosa mai erano distratti prefetti e questori a ottobre durante la commemorazione della cosiddetta "marcia su Roma" che si è svolta a Perugia nonché a novembre in occasione sia dei funerali di Rauti sia del corteo di Casapound che si sono svolti nella Capitale. Più recentemente la citata legge n. 205 del 1993 stabilisce altresì che il governo disponga lo scioglimento di organizzazioni delle quali una sentenza irrevocabile della magistratura abbia accertato lo scopo razzista e xenofobo, eppure è inaccettabile continuare a vedere in Internet la propaganda di deliranti movimenti di estrema destra neonazista che operano anche in Italia come Stormfront e White Legion Knights of the Ku Klux Klan Reame d'Italia. L'inerzia delle istituzioni politiche e giudiziarie sul tema dei movimenti neofascisti è davvero eloquente, tanto più che esistono norme di legge ben precise ma che sono totalmente disattese dalle istituzioni, e come conseguenza i movimenti neofascisti e neonazisti rialzano sempre di più la testa, e come ulteriore conseguenza anche coloro che pur ricoprendo cariche istituzionali hanno simpatie fasciste - come il console Vattani, il vice questore aggiunto Baffi, il sindaco di Affile, il capo di stato maggiore della Marina - anziché nasconderle ormai le manifestano sfacciatamente infangando i principi stessi che dettero vita alla Costituzione antifascista del 1948 sulla quale hanno, almeno a parole, giurato, ma dando allo stesso tempo la piena prova che ci troviamo appieno in un regime neofascista, un regime che non è antifascista neppure a parole. 5 dicembre 2012 |