In breve. La Birmania negli ultimi 50 anni La Birmania, col nome di Unione federale Birmana, proclamò l'indipendenza il 4 gennaio 1948 rifiutandosi si entrare nel Commonwealth come gli altri paesi ex colonie inglesi. Per un decennio fu governata dalla formazione guidata da U Nu che però non aveva il pieno controllo del paese; in diverse zone le minoranze etniche non riconoscevano il potere centrale mentre alcune aree della Birmania settentrionale furono per anni controllate da un esercito di fuoriusciti del Kuomintang fuggiti dalla Cina e sostenuto dagli Usa. Si schierò comunque tra i non allineati e fu tra i promotori della conferenza di Bandung che si tenne dal 18 al 24 aprile 1955, in Indonesia. Nel 1958 un golpe guidato dal generale Ne Win estrometteva il governo di U Nu. Nelle successive elezioni politiche del 1960 il partito di U Nu otteneva la maggioranza assoluta ma il governo eletto resterà in carica fino al 2 marzo 1962 quando con una nuovo il generale Ne Win riprese la carica di presidente. La dittatura militare fu assicurata dal potere nelle mani del "Consiglio rivoluzionario" composto dai generali dell'esercito e dal Partito unico del programma socialista guidato da Ne Win. Il primo atto del regime militare fu la soppressione della protesta nell'università di Rangoon e l'uccisione di oltre 100 studenti. Nello stesso modo si impegnerà nella repressione della guerriglia sostenuta dalla Cina di Mao. Nel 1974 Ne Win imponeva una nuova costituzione e si faceva eleggere presidente della repubblica. Il regime militare portava il paese a sprofondare in una drammatica crisi economica e sociale e alla fine degli anno '80 scoppiano le proteste popolari mentre si rafforzavano le rivolte delle guerriglie indipendentiste ai confini orientali. Nel 1988 migliaia di studenti, lavoratori e monaci scendevano in piazza chiedendo riforme democratiche. La giunta militare reagiva uccidendo e arrestando migliaia di persone e ricorrendo sistematicamente alla tortura. Fra gli oppositori incarcerati vi era Aung San Suu Kyi, la leader del principale partito d'opposizione Lega Nazionale per la Democrazia (Nld). Nell'89 i generali cambiavano il nome della Birmania in Myanmar e della sua capitale Rangoon in Yangon. Sotto la pressione delle proteste internazionali nel 1990 i militari promuovevano le elezioni politiche ma in seguito alla schiacciante vittoria del Ndl decidevano di annullare il voto e di mantenere il potere. Il regime militare guidato dal generale Saw Maung imponeva la legge marziale, incarcerava tutti gli oppositori politici e intensificava la persecuzione delle popolazioni karen e shan. Per combattere i loro movimenti indipendentisti che contendevano a Yangon il controllo del Triangolo d'oro, le regioni di frontiera con Thailandia, Laos e Cina ricche di piantagioni d'oppio, la giunta scatenava un vero e proprio genocidio, con massacri di civili e deportazioni di massa. Nel 1992 generale Than Shwe prendeva il posto di Saw Maung e prometteva cambiamenti al regime dittatoriale. Saranno solo cambiamenti di facciata ma tanto bastava perché la Birmania uscisse in parte dal suo isolamento internazionale ed entrasse nell'Asean (Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico). Col regime di Rangoon allacciavano rapporti la Cina capitalista e la Russia di Putin che nel 2002 avviava un progetto comune di ricerca nucleare. Nel maggio scorso la dittatura militare fascista convocava una Costituente, una Convenzione Nazionale "per iniziare il cammino verso la democrazia". Una presa in giro smascherata dopo neanche tre mesi con la repressione della protesta popolare provocata dall'aumento del prezzo di diesel e gas. 3 ottobre 2007 |