Controriforma Gelmini. Le responsabilità della "sinistra" del regime

L'insieme di queste controriforme è stata portata a termine grazie alla compiacente e fattiva collaborazione della "sinistra" del regime neofascista con alla testa gli ex ministri Berlinguer e De Mauro, che gli hanno spianato la strada con le leggi sull'autonomia delle istituzioni scolastiche (n.59 del 15/3/97 articolo 21 legge Bassanini e successivi regolamenti), la legge sulla parità fra scuola pubblica e privata (n.62 del marzo 2000), l'introduzione dell'obbligo formativo al posto dell'obbligo scolastico sancito dall'articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144 e la legge n.30 del 10 febbraio 2000 che ha istituito per la prima volta in Italia una netta separazione fra istruzione e formazione professionale e ha introdotto l'automatismo della legge delega in materia di istruzione scolastica ampiamente utilizzata da Fioroni che, invece di "smontare la legge delega n.53/2003 della Moratti", come promesso, ha innalzato il numero degli alunni per classe, abolito le graduatorie provinciali permanenti dei precari, disposto tagli per oltre 20 mila cattedre e 7 mila Ata, ha controriformato l'esame di maturità legittimando gli "esamifici" delle private, ampliando i già scandalosi privelgi degli insegnanti di religione, e ha dato il via all'odiosa separazione classista tra istruzione liceale e formazione professionale e alla trasformazione delle scuole pubbliche in Fondazioni private. Per non parlare del decreto Mussi-Fioroni che in linea con le "cattedre d'azienda" ideate dall'ex ministro clerico-facista Letizia Moratti ha autorizzato le scuole, nell'ambito della propria autonomia aziendale, "a fare ricorso a specifiche convenzioni aperte alla partecipazione di associazioni, imprese, rappresentanze del mondo del lavoro e delle professioni che intendono fornire il loro apporto con proprie risorse tecniche, umane e finanziarie".
Anche per quanto riguarda l'università il "centro-sinistra" ha collaborato fattivamente alla realizzazione del progetto piduista di "università d'élite", ossia sfacciatamente di classe. Basti pensare al ministro Ortensio Zecchino del governo D'Alema e al ministro Fabio Mussi del governo del Dc Prodi che al motto "solo i migliori potranno proseguire gli studi" hanno inasprito i criteri di sbarramento alle facoltà, confermato i quiz, stabilito che per accedere all'università conterà il percorso scolastico, la scelta precoce della facoltà e il forcaiolo esame di Stato, istaurato il farraginoso doppio binario del 3+2, poi Y nella versione morattiana. Del resto anche quelle delle "agenzie di controllo" filopadronali e filogovernative, insieme alla "riforma della governance degli Atenei", non sono state solo il pallino fisso dell'attuale ministro Gelmini ma anche dei rinnegati del comunismo, che hanno sposato in pieno la tattica piduista dei "tasselli", dei piccoli golpe istituzionali e costituzionali, per fare emergere dalle macerie delle vecchie istituzioni un nucleo di università di élite, borghesi da cima a fondo, per contenuti culturali, ordinamenti, finalità, indirizzi, metodi didattici e pedagogici, e per come in concreto discriminano e selezionano i figli del popolo, inculcando loro l'ideologia e la morale dominante, il rispetto della gerarchia sociale e dello sfruttamento capitalistico.
Una linea a cui si è accodata la vergognosa arrendevolezza dei vertici sindacali collaborazionisti che, non solo non hanno avuto il coraggio di chiedere le dimissioni della Gelmini, ma, di fronte al dilagare delle proteste, invece di alzare il livello dello scontro per sbarrare la strada al governo del neoduce Berlusconi, hanno isolato e lasciato da solo il movimento dell'Onda studentesca.

29 settembre 2010