Sessant'anni dell'alleanza militare imperialista Sciogliere la Nato! La Nato ha 60 anni. Il 4 aprile il vertice di Strasburgo l'ha celebrata in pompa magna, esaltandone il ruolo di bastione dell'imperialismo occidentale e decidendo l'invio di altri 5.000 militari in Afghanistan e lo stanziamento di 100 milioni di dollari per finanziare ulteriormente le sue truppe di occupazione. Ieri il suo collante era l'anticomunismo. Oggi è quella che definiscono "lotta al terrorismo" su scala planetaria, con un accanimento particolare verso quei paesi che disporrebbero di armi di distruzione di massa e potrebbero utilizzarle contro l'imperialismo. Il "nuovo concetto strategico" sancisce che la Nato può e deve intervenire dentro e fuori i suoi confini, dove e tutte le volte che ritenga minacciate la stabilità e la sicurezza degli alleati, in tutti i campi e settori, in maniera unilaterale e insindacabile. In questo scenario non c'è una ragione una che giustifichi la sua esistenza. La Nato va sciolta. Nell'immediato occorre battersi affinché l'Italia esca da questa alleanza imperialista, iniziando dallo smantellamento delle sue basi, logistiche e militari, presenti nel nostro Paese, che già più di una volta sono servite da trampolino per aggressioni militari a popoli e Stati sovrani. La parola d'ordine "Via l'Italia dalla Nato. Via la Nato dall'Italia" è più attuale che mai. La nascita in funzione anticomunista Il 4 aprile 1949 10 paesi europei, tra cui l'Italia, con Stati Uniti e Canada, siglarono a Washington un'alleanza politico-militare apertamente imperialista e guerrafondaia denominata Trattato del Nord Atlantico. Era il coronamento della cosiddetta dottrina del "contenimento del comunismo" in funzione antisovietica, iniziata subito dopo la vittoria sul nazifascismo, passata attraverso la "dottrina Truman" del 1947 che calpestava l'indipendenza e l'autonomia degli stessi paesi alleati, mentre il presidente degli Stati Uniti proclamava al mondo il diritto imperialista degli Usa di intervenire negli affari interni degli altri Paesi . E proseguita con il Piano Marshall, un coacervo di "aiuti" economici ai paesi europei fiaccati dalla guerra. L'obiettivo, poi realizzato, era quello di permettere al capitale monopolistico americano di penetrare nella sfera politica e economica dell'Europa occidentale e quindi assicurarne il controllo, impedendo che il socialismo si diffondesse nel Vecchio continente. Già nel gennaio 1946 Truman era stato chiaro: "Noi non possiamo rifiutare le responsabilità che ci derivano dall'essere la potenza più forte del mondo". "Ai russi bisogna mostrare il pugno di ferro e parlare a voce alta. Io penso che non dobbiamo accettare alcun compromesso con loro". Invito raccolto da Churchill il 5 marzo seguente che da Fulton invitò a unirsi contro l'Unione Sovietica, minacciando il ricorso all'arma atomica. Fu Stalin a denunciarlo risolutamente dalle colonne della "Pravda": "Il discorso di Churchill è un discorso di guerra, è un invito alla guerra contro l'Urss". Il 29 gennaio 1949 l'Urss in una dichiarazione ufficiale metteva in evidenza la vera essenza del nuovo blocco militare dell'imperialismo occidentale. Nella dichiarazione sovietica era detto chiaramente che lo scopo della nascitura Nato era quello di instaurare il predominio mondiale americano, che questo blocco era in contraddizione con lo statuto dell'Onu e con i trattati conclusi in precedenza tra Usa, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica. La nota conteneva anche un avvertimento per quegli Stati che i dirigenti americani avevano coinvolto nel blocco mettendo in chiaro che la loro partecipazione alla Nato danneggiava la loro autonomia e li sottometteva ai piani aggressivi dell'imperialismo Usa. Il disegno imperialista ed egemonico mondiale degli Usa prendeva corpo dunque in una situazione politica, economica e militare profondamente diversa rispetto a oggi. 60 anni fa il nemico principale per i paesi occidentali era costituito dal comunismo in crescente ascesa in tutto il pianeta con alla testa l'Urss di Stalin, principale artefice della sconfitta nazifascista e grande baluardo della pace, dei popoli e delle nazioni oppresse del mondo. E la Nato fu uno dei frutti principali della violentissima offensiva ideologica, politica, economica e militare contro l'allora campo socialista con l'obiettivo di cingerlo d'assedio e farlo capitolare. Il nuovo ruolo imperialista Da Italia, Gran Bretagna, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Islanda, Norvegia e Portogallo, più Stati Uniti e Canada, l'Alleanza si allargò negli anni successivi a Grecia, Turchia, Germania Ovest e Spagna, mentre la Francia, che fin dall'inizio rivendicava un maggiore spazio per sé e per i paesi europei, ne uscì dalla struttura militare nel 1966 pur continuando a restare membro politico, per poi rientrarne solo ora. Nel 1999 inizia l'allargamento a Est con l'ingresso di Polonia, Repubblica ceca e Ungheria, proseguito nell'aprile 2004 con quello di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovenia e Slovacchia. A Strasburgo hanno partecipato al loro primo vertice Albania e Croazia (membri da solo 3 giorni), mentre sono ancora in corso le trattative per l'inglobamento di Ucraina e Georgia. L'accordo per l'installazione dello scudo antimissile in funzione antirussa è figlio di questo allargamento, foriero di nuovi pericoli di guerra imperialista, visto che la Russia di Putin e Medvedev ha rialzato la testa e vuole giocarsi tutte le sue carte in quello che un tempo era il suo cortile di casa. Il possente arsenale militare della Nato e le sue file aumentano portandosi dietro tutti i pericoli di guerra imperialista. Dal crollo del socialimperialismo sovietico il nuovo scenario di guerra della Nato non è più quello istituzionale della difesa del territorio dei paesi membri. Il 23 e 24 aprile 1999 i leader degli Stati membri della Nato firmarono a Washington la dichiarazione che sanciva la nuova dottrina dell'Alleanza atlantica. Una strategia che rappresenta l'effettiva abolizione delle norme fondamentali del diritto internazionale e che si concretizzerà negli interventi militari Nato. Anche tecnicamente essa viene trasformata in alleanza che impegna i paesi membri a "condurre operazioni di risposta alle crisi non previste dall'articolo 5, al di fuori del territorio dell'Alleanza". I vertici di Praga (2002) e Bucarest (2008) hanno confermato l'impegno bellicista e guerrafondaio dell'alleanza militare imperialista a operare in tutto il mondo. Seguendo le linee della strategia militare dell'imperialismo americano adottate sotto la guida dell'Hitler della Casa Bianca, Bush, e ancor prima dal suo predecessore, il "democratico" Clinton. Anche la nuova fiamma della "sinistra" borghese mondiale, Obama, ha voluto ribadire nel suo discorso inaugurale che gli Stati Uniti sono in guerra e che la Nato è indispensabile in Afghanistan, Iraq e ogni dove siano in pericolo gli interessi dell'imperialismo. Al vertice della Nato di Strasburgo ha chiesto e ottenuto di inviare in Afghanistan altri 5.000 soldati. In questo quadro va ricordato il decimo anniversario dei criminali bombardamenti Nato sulla Jugoslavia, cosi come che a fine 2008 erano schierate in Afghanistan 44.200 truppe della missione ISAF guidata dalla Nato, con il triplice compito assegnato dall'Onu di garantire la "sicurezza del paese, disarmare le milizie locali, addestrare le forze armate e la polizia afgane", 15.200 unità della missione KFOR in Kossovo per il "mantenimento della pace". Senza dimenticare il "Programma Individuale di Cooperazione" siglato sempre a dicembre fra Nato e Israele, mentre il segretario generale, l'olandese Jaap de Hoop Scheffer ha reclamato lo scorso gennaio addirittura una presenza della Nato in Palestina. A Strasburgo, l'attuale capo per la Sicurezza nazionale Usa ed ex comandante Nato, James Jones, è stato decisamente chiaro: "Dobbiamo reinventare la Nato, renderla più agile, più attiva di quanto non sia mai stata in passato, con la missione di prevenire i conflitti, e non solo avere un atteggiamento reattivo. Posso dirvi che i giorni migliori per la Nato debbano ancora arrivare". Contro la Nato per il suo scioglimento Noi speriamo che la Nato abbia invece i giorni contati. Quest'Alleanza guerrafondaia e imperialista deve essere osteggiata, combattuta, delegittimata. Occorre appoggiare e incoraggiare il movimento di lotta che sta nascendo contro l'imperialismo e che ha dato dimostrazione di forza nelle ultime manifestazioni di Londra e Strasburgo. Le decine di migliaia di giovani antimperialisti che sono scesi in piazza non devono cadere nell'anarchismo e nell'"ultrasinistrismo", ricercando lo scontro di piccolo gruppo e l'avventurismo piccolo-borghese fine a se stesso. Occorre invece una forte denuncia politica dell'imperialismo e della Nato e unirsi nella lotta per il socialismo, l'unico sistema in grado di soppiantare l'imperialismo e creare un mondo in cui l'umanità possa vivere in pace, nella libertà, nella vera democrazia e nel benessere. Occorre avere le stesse forza, tempra e coraggio che ebbero 60 anni fa i manifestanti che in Italia dettero vita ad un'ondata di proteste e scioperi spontanei contro la firma del Patto atlantico dell'allora governo De Gasperi. Si rasentò lo scoppio di una vera e propria rivolta popolare, repressa brutalmente dalle "forze dell'ordine". A Terni un operaio venne ucciso e 7 manifestanti gravemente feriti. Questi martiri antimperialisti vivono tutt'oggi nella lotta del PMLI contro la Nato e tutte le alleanze dell'imperialismo. Sì, perché dovere imprescindibile del Partito del proletariato è la lotta contro l'imperialismo. Esso va combattuto con gli stessi principi, finalità, strategie, alleanze, metodi, armi che ci hanno insegnato Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Lo si deve combattere per abbatterlo e distruggerlo, su scala locale e mondiale. La lotta per lo scioglimento della Nato è parte integrante di questa strategia. Sottovalutare o ignorare questa battaglia, accettare la Nato, significa fare il gioco dell'imperialismo e tradire le aspirazioni e le lotte dei popoli e delle nazioni alla libertà, all'emancipazione e al benessere. 8 aprile 2009 |