Sciolto per mafia il consiglio comunale di Reggio Calabria La relazione della commissione guidata dal prefetto Valerio Valenti insieme e composta da membri dell'Arma, della Polizia e della Guardia di Finanza, evidenzia un quadro di chiarissime connivenze tra l'amministrazione del Comune di Reggio Calabria e le 'ndrine, tale da rendere inevitabile persino ad un governo che non brilla per impegno antimafioso lo scioglimento dell'amministrzione guidata da Demetrio Arena, PDL, pupillo del governatore Scopelliti, anche lui nei guai con la giustizia da pochi giorni. A inchiodare l'amministrazione sono stati i documenti relativi all'appalto concesso alla Multiservizi, una società partecipata dal Comune, poi sciolta, le cui quote di maggioranza appartengono a esponenti della 'ndrina Tegano. L'infiltrazione era emersa a fine 2011 dall'indagine Astrea che aveva portato all'arresto del consigliere comunale, Giuseppe Plutino, prima esponente dell'UDC e poi del PDL, poi sospeso dal consiglio, con l'ipotesi del concorso esterno per associazione mafiosa. Plutino sarebbe stato il referente politico della 'ndrina Caridi all'interno del Comune, garantendo copertura politica ai mafiosi in cambio di voti. Tra le inchieste c'è anche quella sull'ex-consigliere di "centro-destra" Dominique Suraci, arrestato nel luglio scorso insieme all'ex-direttore amministrativo della Multiservizi, Giuseppe Rechichi, ritenuto prestanome delle 'ndrine De Stefano e Tegano. Rechichi avrebbe garantito dei voti nel 2007 a Suraci. Vi è poi quella sull'ex-consigliere, Manlio Flesca, PDL, rinviato a giudizio per corruzione elettorale e abuso d'ufficio aggravati dall'avere favorito la 'ndrangheta. Il giorno dopo lo scioglimento del consiglio comunale per contiguità mafiosa, arriva l'indagine sull'infiltrazione della 'ndrangheta nella Leonia, la ex-municipalizzata reggina del settore rifiuti, che ha portato al sequestro di beni per 30 milioni e all'arresto dei vertici della cosca Fontana di Archi. Il ruolo chiave in questa vicenda è quello del direttore generale della società mista, De Caria, (già uomo di punta durante l'amministrazione Scopelliti) che secondo l'accusa "forniva uno stabile, concreto, volontario ed apprezzabile contributo all'esistenza, alla conservazione ed al rafforzamento dell'associazione criminale di tipo mafioso nel suo complesso". La relazione della Commissione ministeriale prende in esame anche le relazioni dei consiglieri comunali e dei componenti della giunta eletti nel 2011, fornendo il quadro di un'amministrazione a conduzione familiare, nel senso peggiore del termine. Ci sono passaggi dedicati all'amicizia di Pasquale Morisani, assessore al Lavori pubblici del PDL, con il boss Pasquale Crucitti. Vi è la vicenda dell'avvocato ed ex-assessore all'Urbanistica Luigi Tuccio, nonché responsabile del dipartimento "formazione politica, legalità e giustizia" del PDL reggino, genero, anche se non formalmente sposato, di Giuseppa Santa Cotroneo, finita nell'inchiesta "Lancio" del Ros dei carabinieri per avere offerto riparo alla latitanza del boss Domenico Condello. C'è poi l'episodio indecente della presenza del presidente del consiglio comunale, Sebi Vecchio, ex-PDL, poliziotto in aspettativa, ai funerali del boss Domenico Serraino, morto nel 2010. Il capitolo infiltrazioni porta anche i nomi di una quarantina di funzionari e dirigenti del Comune legati a vario titolo ad esponenti della criminalità organizzata reggina. Grazie a loro aziende della 'ndrangheta si sarebbero accaparrate decine e decine di appalti, affidati anche in via diretta. Si tratta spesso di società che anche durante l'amministrazione di Giuseppe Scopelliti, attuale governatore PDL della Calabria ed ex-neopodestà di Reggio, ottenevano favori sulle commesse del Comune, a dimostrazione che il verminaio riguarda anche la precedente amministrazione, nonostante il ministro Cancellieri sostenga il contrario. In ogni caso il terremoto giudiziario che ha investito questa città così importante della Regione Calabria dimostra l'esistenza di un insieme di relazioni illecite ai danni delle masse popolari ben più vasto di quello evidenziato dalla relazione ministeriale e finalizzato all'appropriazione dei fondi pubblici da parte della criminalità organizzata. Questo insieme di relazioni, nel quale le istituzioni borghesi in camicia nera e filomafiose hanno un ruolo guida negli affari della criminalità organizzata, costituisce il sistema di governo delle città e delle regioni del Mezzogiorno e non solo. 17 ottobre 2012 |