Scioperi articolati in Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana I lavoratori in piazza contro la "riforma" Fornero-Monti in difesa dell'Art. 18 Il PMLI sfila a Milano, Biella, Forlì, Ferrara e Mugello insieme ai lavoratori più combattivi. Accolti con interesse i volantini diffusi tra i manifestanti. A Forlì la Digos provoca gli scioperanti e il segretario CGIL intima di non protestare Ci vuole lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione a Roma Manifestazioni, cortei e presidi hanno bloccato i principali centri urbani e non solo, in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio da lunedì 16 a venerdì 20 aprile. Molte le manifestazioni locali oltre che nei capoluoghi nell'ambito della mobilitazione che fa parte delle sedici ore messe in campo dalla Cgil, contro la controriforma liberista del lavoro di Monti-Fornero, degli "ammortizzatori sociali" e delle pensioni, nonché contro le modifiche all'art. 18. Scioperi a Torino, Milano, Roma, Bologna e nelle principali città italiane. A Roma, Torino e Bologna allo sciopero della Cgil si è aggiunto quello dei trasporti. Le operaie e gli operai, le lavoratrici e i lavoratori, i giovani, i precari e i cassintegrati, sono scesi in piazza con bandiere, striscioni delle fabbriche, fischietti, tamburi, caricature e quant'altro, con la giusta combattività e tensione politica per rivendicare i loro diritti cancellati o mutilati dal governo del tecnocrate liberista borghese Monti. C'è da dire però che la mobilitazione messa in piedi dalla Cgil non è stata all'altezza della grave e pesante crisi e delle esigenze e richieste dei lavoratori. A cominciare dagli scioperi frammentati territorialmente con manifestazioni locali e diversificati per categoria, cosa che ha impedito a molti lavoratori di partecipare ai cortei, sminuendone la carica combattiva; fino ai sindacalisti che nei comizi hanno volutamente tenuto un profilo basso motivando la mobilitazione come necessaria per "vigilare" sull'operato del governo, o per chiedere la "modifica" dei provvedimenti appena varati, oppure, ancor più grave, facendo passare l'intesa sull'articolo 18, per noi vergognosa e inaccettabile, come un consistente passo avanti mentre è stata già una sconfitta sedersi a quel tavolo. Compreso il comizio della Camusso che alla manifestazione di Roma ha dovuto "promettere" che lo sciopero generale "si farà, state tranquilli" (rimandandolo "alle calende greche"), sicuramente più per imbonirsi la piazza e contenere la frattura all'interno della Cgil. Lo sciopero generale è un'arma contro il governo e la macelleria sociale mentre la segretaria Camusso l'ha usato come copertura nei confronti delle temute contestazioni e proteste dei lavoratori. I lavoratori l'hanno gridato in tutte le piazze d'Italia: no alla controriforma del lavoro e l'art. 18 non si tocca! A Milano la Camera del Lavoro ha proclamato uno sciopero generale per il 18 aprile di 4 ore per tutti i settori privati e di 8 ore per quello pubblico, fatta eccezione per il trasporto pubblico locale. Quattro i presidi in città animati dai lavoratori. Il più combattivo quello davanti alla sede di Assolombarda, con gli operai metalmeccanici, chimici, tessili e altri. Al loro fianco i compagni milanesi del PMLI (vedi servizio a parte). A Torino il 19 aprile sono scesi in piazza a migliaia i lavoratori, oltre diecimila per il sindacato, per partecipare allo sciopero generale. Due distinti cortei sono partiti dalla zona nord della città, vicino a Corso Novara, e dalla centrale Piazza Carlo Felice, per poi confluire in Piazza Castello dove si sono tenuti diversi comizi. Presenti anche molti giovani e molte famiglie. In fondo al corteo partito da piazza Carlo Felice, nel centro della città, hanno sfilato anche alcuni rappresentanti del Movimento No Tav. Lo sciopero, il terzo dopo quelli di Ivrea (lunedì) e di Settimo (martedì), era di almeno 4 ore per i settori privati, mentre è stato di 8 ore, a livello provinciale, per tutto il pubblico impiego. A Biella tra i partecipanti al presidio c'era il PMLI (vedi servizio a parte). Secondo la Fiom le adesioni allo sciopero nelle fabbriche metalmeccaniche torinesi sono state molto alte, con punte del 60% all'Iveco e oltre il 70% all'Alenia. A Bologna lo sciopero si è svolto il 20 aprile ed ha coinvolto pubblico impiego, costruzioni, servizi, commercio e trasporto pubblico, e i precari della ricerca "L'alternativa c'è, paghi chi non ha mai pagato": questo lo striscione in testa al corteo partito da piazza XX Settembre, nel centro di Bologna, Braccia incrociate anche per i dipendenti del trasporto pubblico. A parlare sul palco molti delegati sindacali e lavoratori in cassa integrazione e pure gli esodati. "Siamo in 15mila", annuncia il segretario Cgil cittadino, Danilo Gruppi, sommando il corteo di Bologna e quello di Casalecchio di Reno dove si è radunata la gran parte dei metalmeccanici, per la manifestazione gemella: in corteo circa 2.000 lavoratori. In Emilia-Romagna il PMLI ha partecipato con le proprie insegne alle manifestazioni di Forlì e di Ferrara (vedi servizio a parte). In Toscana, i lavoratori hanno manifestato lunedì 16 aprile, a Firenze (vedi servizio a parte) e il 17 in Mugello (vedi servizio a parte). Per lo sciopero di 4 ore nel Lazio il 20 aprile sono state organizzate cinque manifestazioni e presidi in ogni capoluogo di provincia e corteo a Roma da piazza della Bocca della Verità a piazza Farnese, con comizio conclusivo del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, con lo slogan, inconsistente, "Facciamo crescere il lavoro", mentre davanti al palco gli operai rispondevano decisamente con uno striscione molto chiaro "No all'imbroglio sull'art. 18". Incuranti della pioggia incessante in 5.000 hanno partecipato al combattivo corteo, pieno di bandiere rosse e dal quale, fra i tanti, spiccava ricorrente lo slogan: "l'articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta". La manifestazione della Cgil e il concomitante sciopero nazionale di 24 ore di bus e metro hanno paralizzato la capitale. La Camusso dal palco ha fra l'altro detto che la Cgil si limiterà a "vigilare" sulla controriforma del lavoro per tutto il suo iter parlamentare invece di lottare per affossarla e ha annunciato che il 10 maggio ci sarà un'altra manifestazione contro la precarietà. Quel "state tranquilli lo faremo" con o senza gli altri sindacati, non è credibile e dilaziona nel tempo quello sciopero generale nazionale con manifestazione a Roma, sempre più necessario e urgente. 26 aprile 2012 |