Per il contratto Il 90% dei metalmeccanici ha scioperato. 200 mila in piazza Cortei in 14 città. Bloccata la tangenziale di Torino. Il PMLI alle manifestazioni di Milano e Napoli Riuscito lo sciopero dei lavoratori del commercio Per ribadire che il contratto va rinnovato, e subito, il 16 novembre scorso oltre 200 mila metalmeccanici sono scesi in piazza con grandi manifestazioni nazionali e cortei in 14 città, comizi, presidi e blocchi dei cancelli. Altissima l'adesione allo sciopero di 8 ore, che ha sfiorato sul territorio nazionale il 90% superando quella della precedente giornata di lotta del 30 ottobre. La produzione nelle fabbriche è rimasta completamente bloccata. Stando ad un comunicato diffuso da Fiom, Fim e Uilm ha scioperato il 70% alla Fiat di Mirafiori, oltre il 90% a quella di Pomigliano d'Arco (Napoli), tra l'80 e il 90% nei grandi stabilimenti metalmeccanici liguri di Ansaldo, Ilva e Fincantieri. Con punte del 100% in molti stabilimenti, sia del Nord, sia del Sud, come ad esempio alla Marcegaglia (Bergamo), alla Belleli (Mantova), alla Zanussi di Porcia, all'Isotta Fraschini, Getrag, Marelli Pignone e Sirti, a Bari, in tutto il gruppo Sielte calabrese e negli stabilimenti di Pomezia e di Roma, in molte aziende delle zone industriali di Gela, Siracusa e Milazzo, o come nell'area industriale del Petrolchimico di Porto Torres (Sassari). Un successo che è stata la miglior risposta delle tute blu al tentativo di Federmeccanica di dividere i lavoratori con l'elemosina da parte di alcune aziende di un anticipo contrattuale di 30 euro (alla Fiat) o di 43 euro (alla Brembo) e che, al contrario, ha rafforzato le ragioni della richiesta contrattuale. Che sono un aumento salariale medio di 117 euro lordi, oltre 30 euro per gli addetti esclusi dalla contrattazione integrativa aziendale, la riforma dell'inquadramento unico fermo da decenni e il precariato, mentre gli industriali non vogliono andare oltre l'inaccettabile offerta di 70 euro. E dalla Sicilia al Piemonte gli operai nelle piazze hanno fatto sentire le loro ragioni. Per le strade di Milano sono 80 mila le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici venuti da tutta la Lombardia dove l'adesione allo sciopero ha registrato medie territoriali dell'80%. Tra essi vi sono i lavoratori della Lucchini Sidermeccanica di Lovere che hanno una fascia nera al braccio per lutto, per l'ennesimo infortunio sul lavoro, il secondo in sei mesi. Mescolati alle tute blu ci sono anche i lavoratori del commercio, anche loro in lotta per il contratto. A sostenere la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici anche il PMLI che ha sfilato in corteo con la propria bandiera. A Padova sono scesi in piazza 20 mila metalmeccanici, 30 mila a Bologna, 15 mila a Firenze, 5 mila nei cortei del Centro-Sud, come ad Ancona (dove è andato a ruba Il Bolscevico, speciale sul 90° della Rivoluzione d'Ottobre), Roma, Taranto. 5.000 in piazza anche a Napoli dove a fianco dei lavoratori è stata presente una delegazione di militanti e simpatizzanti partenopei del Partito con un cartello che ha aperto tutte le edizioni regionali del Tg3. Le tute blu abruzzesi in 5.000 sono sfilate per Lanciano (Chieti). Qui, il 13 novembre, alla Sevel, stabilmento del gruppo Fiat che conta quasi 6 mila dipendenti, i lavoratori hanno dato vita ad un corteo interno al reparto montaggio concluso con un'assemblea nella sala mensa che ha visto la partecipazione di circa 1.500 lavoratori, che rappresentano il 90% della "forza" del turno. E poi ancora, 4 mila in corteo a Genova, Palermo e Gorizia, dove a conclusione del comizio è stato osservato un minuto di silenzio in memoria dell'ennesimo caduto sul lavoro, avvenuto il giorno precedente lo sciopero alla Facs. Il freddo glaciale non ha fermato le proteste dei metalmeccanici torinesi e piemontesi articolate in presidi e blocchi. Il termomentro segnava -6 gradi quando è iniziato il blocco dei cancelli e delle merci alla ex Lancia di Chivasso. Cortei interni hanno bloccato la produzione a Mifariori. Il momento clou della giornata è stato davanti alla Bertone, fabbrica in cassa integrazione da tre anni e mezzo senza che si intravedano prospettive. Gli operai hanno bloccato per tutta la mattina la viabilità su corso Allamano, la tangenziale che porta a Torino E poi ancora presidio ad Ovada con blocco del casello dell'autostrada, presidi davanti all'Unione industriali a Cuneo e a Biella, alla Prefettura a Vercelli. "Con questa giornata di lotta vogliamo ribadire che il tempo è scaduto. Adesso basta, bisogna arrivare rapidamente alla definizione del contratto", ha detto il leader della Fiom Gianni Rinaldini, concludendo la manifestazione di Napoli. A Federmeccanica manda a dire di "rivedere le loro posizioni nel prossimo incontro tra le parti, previsto per il 21 novembre. "Non è possibile - ha detto - che si faccia una trattativa dove la controparte si limita a chiedere che vengano cancellate le nostre proposte. Il problema vero è che i padroni devono decidere se il contratto lo vogliono fare o no". Ha poi concluso: "Se qualcuno s'illude di risolvere la situazione attraverso aumenti unilaterali o operazioni di questo genere, deve sapere che le lotte diventeranno molto pesanti e il contratto della nostra categoria diventerà un problema per l'intero paese". Ha invece quasi ufficializzato lo sciopero generale il segretario della Uilm Antonino Regazzi, che ha chiuso il comizio a Milano: "Se nell'incontro di martedì ci troveremo ancora di fronte al muro di gomma di Federmeccanica, dichiareremo lo sciopero generale di categoria con manifestazione a Roma". Uno sciopero che diventa davvero generale nella dichiarazione di Susanna Camusso, della segreteria Cgil Lombardia: "Se i contratti non si sbloccano subito, la risposta non potrà che essere lo sciopero generale". Camusso si riferisce in particolare al contratto dei meccanici e del commercio, ma si inquadra in un panorama più generale che vede, in questo momento, ben il 70% del mondo del lavoro senza contratto. Anche per il segretario torinese della Fiom, Giorgio Airaudo, la giornata di lotta del 16 è stata "una prova generale" di uno scontro ancora più duro. "Se non c'è un segnale certo dal tavolo della trattativa, il 21 - ha spiegato - il giorno dopo siamo disposti a ricominciare da capo". Insomma o il contratto o "siamo pronti a fare un Natale metalmeccanico". Per il rinnovo del contratto (scaduto il 31 dicembre 2006) e contro l'arroganza di Confcommercio hanno scioperato, venerdì 16 novembre, i lavoratori delle aziende commerciali e del terziario avanzato che lavorano su cinque giorni e sabato 17, quelli degli ipermercati, supermercati, negozi e in genere i punti vendita aperti sei giorni la settimana. Infatti Confcommercio il 25 settembre scorso ha abbandonato improvvisamente il tavolo della trattativa non intendendo neppure discutere la miserevole e insoddisfacente richiesta di aumento di 78 euro mensili da raggiungere in due anni (2007 e 2008) avanzata dalla piattaforma sindacale. A sostegno della vertenza si sono tenuti in tutta Italia presidi nei centri commerciali, davanti alle sedi di Confcommercio e nelle piazze, sit-in e volantinaggi. Per i sindacati c'è stata un'altissima percentuale di adesione" che nella grande distribuzione ha raggiunto la media del 70-80%, con punte del 90% e la chiusura di molti grandi magazzini. 21 novembre 2007 |