Grande partecipazione all'iniziativa proclamata da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Sciopero di 8 ore dei lavoratori agricoli contro la 'riforma' Fornero Oltre un milione di agricoltori, per lo più braccianti agricoli, forestali e operai dell'industria agro-alimentare, in sciopero il 27 aprile ed oltre centomila in piazza da Sud a Nord. Sono dati che da soli bastano a raccontare la rabbia e la preoccupazione che serpeggiano tra i lavoratori di uno dei più importanti comparti economici della Penisola. In 10.000 sono scesi in piazza a Catania, in 5.000 a Bari, 3.000 a Napoli, dove 4.500 forestali aspettano lo stipendio da 11 mesi, ma anche in altre regioni meridionali, tra cui la Calabria. In diverse migliaia a Padova da tutto il Veneto. Manifestazioni anche in Lombardia. È il primo sciopero unitario di 8 ore indetto a livello nazionale da Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil contro la "riforma" del lavoro targata Fornero. La lotta dei braccianti e degli operai del settore agro-alimentare si concentra contro l'estensione dei voucher, prevista dall'articolo 11 della "riforma" del lavoro, al comparto agricolo stagionale, con una decisione del governo Monti che rischia di mettere in ginocchio i lavoratori di un settore già colpito duramente dalla crisi. I voucher sono dei buoni introdotti dalle recenti controriforme del lavoro e utilizzati fin qui per pagare i lavoratori ad ore, nelle prestazioni "meramente occasionali". A venire colpiti dall'estensione dei voucher al settore agricolo saranno, dunque, principalmente i lavoratori stagionali, che adesso per legge sono occupati circa 6 mesi all'anno e nel resto del tempo possono chiedere la Disoccupazione speciale agricola. Con questa nuova forma di pagamento i braccianti e gli operai delle aziende agroalimentari perderanno tutte le protezioni della contrattualizzazione, come il diritto alla contribuzione previdenziale e la disoccupazione agricola, la malattia. Particolarmente colpite le donne che già in larghe zone del Sud, soprattutto nella Puglia del governatore Nichi Vendola, Sel, continuano ad essere soggette al caporalato. Le donne braccianti e operaie agroalimentari perdono, infatti, anche il diritto alla maternità. I sindacati hanno valutato che tale provvedimento condannerà alla precarietà ben il 90% dei lavoratori del settore. Le preoccupazioni dei lavoratori riguardano anche la cosiddetta mini-Aspi, una sigla che corrisponde ad un contributo che andrà a sostituire l'indennità di disoccupazione con i requisiti ridotti, molto diffusa nel comparto agricolo. La mini-Aspi comporterà, infatti, una riduzione media dell'indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. Se si somma questo calo a quello determinato dall'uso dei voucher si possono capire le preoccupazioni dei lavoratori agricoli in merito al loro reddito e al loro futuro. Inoltre, denunciano i sindacati, il nuovo sistema di calcolo dei contributi "comporterà un forte taglio, nella migliore delle ipotesi, della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa". Noi condividiamo la lotta dei braccianti agricoli e la appoggiamo, in quanto non far passare il voucher nel settore è un altolà all'attacco frontale del governo Monti al contratto di lavoro nazionale. Tuttavia per noi la lotta dei lavoratori agricoli non può essere ritenuta settoriale, in quanto l'attacco al contratto nazionale di lavoro è una strategia complessiva del governo Monti contro tutte le masse lavoratrici. Dall'altro i braccianti devono far pressione perché i vertici sindacali non limitino la richiesta alla semplice cancellazione dell'estensione del voucher al settore agricolo. Bisogna lottare per l'abrogazione della "riforma" Fornero, con tutti i suoi aberranti contenuti. La lotta deve estendersi alla difesa dell'articolo 18, alla cancellazione di tutte le controriforme previdenziali e sul lavoro approvate negli ultimi anni. Bisogna che i braccianti agricoli si colleghino alla lotta operaia già nata in diverse fabbriche metalmeccaniche italiane, in particolare del Nord e del Centro Italia. Che tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose antifasciste e democratiche si uniscano per mandare a casa Monti, degno successore di Berlusconi, e la Marchionne del governo Monti, Elsa Fornero. 9 maggio 2012 |