Per lo sciopero generale proclamato dalla Cgil contro il governo 1,5 milioni in 108 piazze sotto il diluvio In 200 mila sfilano a Bologna, 100 mila a Milano e Torino, 40 mila a Firenze e Napoli, 30 mila a Bari e Palermo, 40 mila a Cagliari. Cortei autonomi degli studenti. Grave assenza del PD. Sparuta presenza di PRC e PdCI Per la prima volta i sindacati non confederali scioperano assieme alla Cgil Il PMLI presente ai cortei di Bologna, Milano, Firenze, Napoli, Roma, Bari, Biella, Catania, Palermo, Enna, Prato e Livorno Lo sciopero generale del 12 dicembre indetto dalla Cgil e dai sindacati non confederali ha ottenuto un grande successo di partecipazione, un successo politico importante e innegabile. I dati, quelli veri, monitorati azienda per azienda, settore per settore a livello territoriale, provinciale e regionale, non quelli inventati, falsi, palesemente mistificatori dei vari Brunetta, Sacconi e Gelmini, parlano chiarissimo: 1,5 milioni di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, precarie e precari, studentesse e studenti in piazza. In ben 108 città sono sfilati combattivi e possenti cortei. Adesioni allo sciopero, tutto considerato, alte e altissime, sempre oltre il numero degli iscritti della Cgil. Non è raro che in quella categoria, in quella città gli scioperanti e i manifestanti siano stati lo stesso numero di precedenti iniziative di lotta promosse però unitariamente, con Cisl e Uil. Il che significa che molti iscritti a queste ultime due organizzazioni hanno disobbedito ai loro vertici sindacali hanno incrociato le braccia e sono andati in piazza insieme con i compagni di lavoro. Non era affatto scontato questo risultato. In molti si sono dati da fare per sabotare lo sciopero generale e per farlo fallire. In testa il neoduce Berlusconi e i suoi ministri del lavoro, della funzione pubblica e della scuola che per giorni e giorni lo hanno vigliaccamente attaccato apostrofandolo come inutile e dannoso al Paese. La Confindustria dipingendo la Cgil come un'organizzazione sindacale estremista. I vertici sindacali filogovernativi e filopadronali di Cisl e Uil che hanno portato avanti una campagna di crumiraggio con pochi precedenti e organizzato nei luoghi di lavoro azioni di sabotaggio alla partecipazione. Lo stesso PD di Veltroni, almeno una parte di esso, lo aveva dichiarato "inopportuno" (sic!). I mass-media di regime i quali in larghissima parte hanno ignorato l'evento dello sciopero generale e le sue ragioni, o quando ne hanno parlato lo hanno fatto per metterlo in cattiva luce. A ciò va aggiunto un altro aspetto che poteva essere d'impedimento: la perdita di salario di 4 o 8 ore a seconda delle modalità dello sciopero decise dalle varie categorie, che in momenti di crisi come l'attuale non è poco. Alla prova dei fatti le azioni anti-sciopero messe in atto da questo imponente schieramento di forze sono fallite miseramente, hanno subito una sconfitta oggettiva, incontestabile. Nonostante il freddo e l'umido, la pioggia torrenziale e in certi casi un vero e proprio diluvio, l'Italia si è letteralmente riempita di manifestanti, di operai e lavoratori dell'industria, dei servizi e del commercio, di dipendenti della pubblica amministrazione e della scuola, di studenti dell'Onda, che hanno dato vita con striscioni, bandiere e cartelli a vivaci cortei di protesta, spesso più d'uno nella stessa città, contro la politica economica e sociale di lacrime e sangue del governo del neoduce Berlusconi, contro le ridicole e inaccettabili misure, tipo social card, varate per affrontare la devastante crisi economica e produttiva in atto, per rivendicare "Più lavoro, più salario, più diritti", anche per i migranti. Al centro della protesta anche i tagli alla scuola e all'università pubbliche e la "riforma" Gelmini. Per avere una visione d'assieme di questa straordinaria giornata di lotta è sufficiente citare, a volo d'uccello, la partecipazione alle manifestazioni provinciali e regionali più importanti. A Bologna, in piazza Maggiore, dove ha tenuto il comizio il segretario generale della Cgil, Epifani si sono ritrovati in 200 mila, una massa enorme. Nelle piazze di Milano e Torino, in ambedue 100 mila, insomma adesioni imponenti delle grandi occasioni. A Venezia 50 mila. A Firenze con quattro cortei nelle vie cittadine, in 40 mila al comizio di piazza Santissima Annunziata. A Genova 25 mila. Ancora, 40 mila a Roma, Napoli e Cagliari, 30 mila a Palermo e Bari e 15 mila a Catania. Lunghissima la lista delle altre manifestazioni partecipate sempre da migliaia e migliaia di lavoratori, pensionati e giovani studenti. In ogni regione, in tutte o quasi le province si sono svolte iniziative di lotta. Merita sottolineare la massiccia partecipazione dei lavoratori delle aziende in crisi, in cassa integrazione, che rischiano il posto di lavoro. Con i loro striscioni erano in testa a tanti cortei. Lo stesso va detto per i lavoratori precari ai quali non è stato rinnovato il contratto e da un giorno all'altro si ritrovano senza lavoro e senza salario. "Un risultato di grande rilievo - ha sintetizzato il responsabile dell'organizzazione della Cgil, Enrico Panini - anche in considerazione delle avverse condizioni meteorologiche e dello stato di calamità naturale proclamato in alcune zone del paese". La partecipazione alle manifestazioni, così come l'adesione allo sciopero, è risultata ottima. A proposito dell'adesione allo sciopero Panini ha aggiunto: "È stata omogenea nel Nord, nel Centro e nel Sud ed è stata molto buona: risulta, infatti, che in molte, moltissime aziende del paese si sia andati ben oltre il doppio del numero dei nostri iscritti, e in alcuni casi addirittura il triplo". "Significativo il risultato raggiunto nel comparto dell'industria... buona l'adesione nella Scuola ed è andata bene nel Pubblico impiego, anche in considerazione che queste due categorie sono state recentemente chiamate a scioperare". Che le cose stiano così lo dimostra anche la partecipazione allo sciopero tra il 90 e il 100% nelle aziende metallurgiche del gruppo Marcegaglia di cui è proprietaria Emma Marcegaglia, attuale presidente di Confindustria. A questo buon risultato hanno contribuito i sindacati non confederali che per la prima volta hanno deciso di scioperare e manifestare con la Cgil, ma con una piattaforma rivendicativa e con parole d'ordine diverse. Si è notata eccome nelle manifestazioni l'assenza del PD. Un'assenza grave che finisce per dare ragione a coloro che avevano criticato la Cgil. La giustificazione sollevata infatti, è stata che lo sciopero non è unitario, in quanto Cisl e Uil non vi hanno aderito. Non hanno fatto molto meglio il PRC e il PdCI. Avrebbero potuto mobilitare le loro forze. Sparuta e dimessa invece la loro presenza, confermando così la crisi pesante in cui si dibattono questi partiti falsamente comunisti. Il PMLI che aveva appoggiato con forza la proclamazione dello sciopero generale da parte della Cgil, ha partecipato attivamente alla giornata di lotta del 12 dicembre. Delegazioni del Partito, composte da militanti e simpatizzanti hanno costituito un punto di riferimento rosso nelle manifestazioni di Bologna, Milano, Firenze, Napoli, Roma, Bari, Biella, Catania, Palermo, Enna, Prato e Livorno (vedi i servizi a parte). Con gli operai, i lavoratori, gli studenti e i pensionati hanno partecipato ai cortei indossando i corpetti rossi con la parola d'ordine: "Occorre lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto palazzo Chigi" e l'immagine del neoduce Berlusconi vestito da Mussolini con la scritta "Abbattiamolo". La stessa parola d'ordine compariva nei cartelli tenuti in alto, assieme alle bandiere rosse del Partito. Con lancio di slogan e il canto di Bella Ciao hanno animato in modo combattivo la partecipazione. Hanno destato interesse la diffusione del volantino recante il "Saluto del 5° Congresso nazionale del PMLI alla classe operaia, alle masse e ai giovani" e de "Il Bolscevico" n. 46 contenente il Rapporto di Giovanni Scuderi e gli altri documenti del Congresso. Il governo con arroganza neofascista vuole tirare dritto. La lotta deve continuare. "Qualora governo e Confindustria - ha detto il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, nel suo comizio a Napoli - non accogliessero le richieste di mutamento della politica economica e di quella contrattuale, alla base di questo sciopero, saranno necessarie ulteriori forme di mobilitazione". Occorre, come chiede il PMLI, lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma! 17 dicembre 2008 |