Su iniziativa dei sindacati non confederali 2 milioni di scioperanti contro la politica economica e sociale del governo Prodi 400 mila in piazza in trentadue città Il PMLI presente ufficialmente alle manifestazioni di Milano, Firenze, Roma, Teramo e Napoli È riuscito lo sciopero generale nazionale del 9 novembre indetto dai sindacati non confederali. Secondo gli organizzatori, per dire no alla Finanziaria di Prodi, al protocollo sul welfare del 23 luglio e alla precarietà, hanno aderito allo sciopero ben 2 milioni di lavoratori. Massiccia, nelle grandi città, l'adesione dei lavoratori dei trasporti urbani, con punte del 70% e medie del 50%. Hanno incrociato le braccia anche i lavoratori del trasporto ferroviario e aereo provocando la cancellazione di 96 voli solo di Alitalia, di cui 87 a Fiumicino. Moltissimi a Malpensa e parecchi anche a Torino. Bloccato per ore lo Stretto di Messina, con i traghetti fermi in porto. Riuscito lo sciopero anche tra il personale della scuola (a Roma sono rimasti chiusi il 30% degli istituti) e gli studenti sono scesi in piazza in alcune città. Buone le adesioni anche tra i lavoratori della sanità (dove in molti ospedali hanno funzionato solo le emergenze, ma anche in diverse cliniche private ci sono state vistose assenze), tra i lavoratori del pubblico impiego e in tante importanti fabbriche. Il record si è raggiunto alla Fiat Auto di Pomigliano d'Arco (Napoli) dove ben il 90% dei lavoratori ha aderito allo sciopero. Durante lo sciopero si sono svolte 32 manifestazioni nei capoluoghi di regione e nelle principali città e ben 400 mila lavoratori, precari, studenti, migranti sono scesi in piazza. Particolarmente partecipati i cortei di Milano e Roma che hanno visto sfilare 50 mila manifestanti e dove era presente ufficialmente il PMLI. A Milano, militanti e simpatizzanti della Cellula "Mao" e della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo del PMLI hanno diffuso un volantino a firma di tutte le Organizzazioni lombarde dal titolo "Abbasso la finanziaria del governo del DC Prodi! W lo sciopero generale" e venduto molte copie de Il Bolscevico nn. 39 e 40. Gravissima la decisione di Trenitalia, che in Veneto ha rifiutato all'ultimo momento di praticare la consueta tariffa per manifestazioni (il 60% del prezzo) impedendo così a molti, tra cui c'era anche una delegazione dei NoDalMolin venuta per protestare contro "la precarietà esistenziale che fanno vivere le mega infrastrutture", di raggiungere Venezia per il corteo. Il PMLI è stato presente a Napoli dove la combattiva delegazione, si guadagna l'apertura del servizio del Tg3 regionale delle 19; a Teramo dove il Partito, per la prima volta in piazza nella città abruzzese, raccoglie una calorosa accoglienza di classe e a Firenze, dove sono scesi in piazza 5 mila scioperanti; (vedi anche le cronache dei corrispondenti locali). La bandiera dei Maestri è stata tenuta alta alla manifestazione di Bologna (5 mila in piazza), laddove è stato venduto con successo Il Bolscevico. Forte qui la contestazione ai sindacati confederali, che vede in prima fila i lavoratori Vodafone quando il corteo passa sotto la Camera del lavoro e con la presenza nel corteo di tre somarelli in carne ed ossa, che al collo portano appesi i cartelli con su scritto Cgil, Cisl e Uil, e a guidarli un uomo che indossa la maschera di Prodi. "L'asino va dove lo porta Prodi", spiega una scritta. Gli obiettivi dello sciopero, oltre che contro la Finanziaria e il protocollo del 23 luglio, sono quelli di rivendicare salari europei, il lavoro stabile con l'abolizione del pacchetto Treu e della legge 30; il taglio delle tasse su salari e pensioni; il rilancio della previdenza pubblica e contro lo scippo del Tfr e l'aumento delle spese militari. Paolo Leonardi, della Cub, traccia "un bilancio estremamente positivo; non era scontato" perché la rabbia per "il protocollo" del 23 luglio non si è trasformata in disimpegno. Il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi, ha riconosciuto che "la realtà è andata oltre le nostre più rosee previsioni" giacché in piazza si sono uniti giovani e meno giovani per lanciare un corale no alle politiche economiche, sociali e sulla sicurezza del governo Prodi: i lavoratori hanno lanciato un monito "ad un governo che pratica il berlusconismo senza Berlusconi", eppure, "la lotta non si ferma qui: da domani, unitamente, concorderemo altre iniziative di protesta che esercitino la massima pressione nei confronti di un parlamento sordo alle esigenze dei salariati e dei settori popolari e ad un governo che dà soldi solo ai padroni e per le spese militari mentre impoverisce sempre più salari e servizi sociali". 14 novembre 2007 |