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Successo dello sciopero generale di 8 ore promosso dalla Cgil e autonomamente dai "sindacati di base"
Piazze piene contro il governo e il massacro sociale
Gli operai della Fiat di Pomigliano d'Arco chiedono alla Camusso di ritirare la firma sull'accordo del 28 giugno e invitano Franco Di Matteo, Responsabile del PMLI per la Campania, a indossare la loro maglietta e a mettersi dietro il loro striscione. Ovunque il PMLI si lega ai lavoratori e li invita a lottare per abbattere il governo Berlusconi
Ora occorre sollevare la piazza per abbattere il massacratore sociale
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Piazze piene e fabbriche, campi e uffici vuoti. Lo sciopero generale di 8 ore promosso per il 6 settembre dalla Cgil, a cui si è aggiunto quello indetto autonomamente dai "sindacati di base", contro il governo e il massacro sociale ha registrato uno straordinario e per certi versi inatteso successo di adesioni e di partecipazione alle manifestazioni.
L'adesione media allo sciopero secondo i rilevamenti della Cgil è stata del 60%. Tale percentuale è particolarmente alta considerando che molti lavoratori non hanno potuto scioperare perché obbligati a garantire i servizi pubblici essenziali. Si calcola che abbiano partecipato alle circa 100 manifestazioni che si sono tenute in tutta Italia, ben un milione di operai, lavoratori, precari, disoccupati, pensionati, migranti, donne e giovani, studenti, artisti. 40 mila a Roma, 60 mila a Milano, 40 mila a Napoli, 20 mila a Firenze, a Torino la più grande manifestazione degli ultimi 15 anni. Altre decine di manifestazioni sono state organizzate in varie città italiane dai "sindacati di base".
Altissime le adesioni nel settore metalmeccanico, chimico, tessile, dell'energia e delle manifatture. Ma anche in quello dei trasporti e del pubblico impiego. Picchi altissimi di adesione nell'agro-industria specie nei principali gruppi di industrie alimentari. Particolarmente significativa la presenza in piazza dei braccianti agricoli, sia italiani che migranti, che hanno partecipato in massa ai cortei per protestare contro la manovra ma anche contro il lavoro nero e il caporalato nelle campagne.
Ha sciopero circa l'80% a Mirafiori, lo stesso alla ThyssenKrupp di Terni e alla Fincantieri di Monfalcone e di Palermo. Allo stabilimento della Marcegaglia di Mantova ha sciopero il 70%. Alla Michelin di Cuneo ha incrociato le braccia il 75% dei lavoratori, alla Indesit di Fabriano il 65%. In Emilia-Romagna e, nello specifico a Parma, alla Nestlè e alla Barilla Pedrignano l'adesione è del 100% mentre alla Parmalat del 97%. In Brianza si sono astenuti dal lavoro l'80% dei lavoratori della Arcelor Mital, il 100% di quelli della Eon e l'80% della Peg Perego. A Milano, hanno aderito l'80% dei lavoratori della Rinascente Duomo e dello stabilimento Alstom e il 70% dei quelli della Pirelli Tyree. In Toscana spicca il dato del Nuovo Pignone di Firenze con l'80%, mentre alla Lucchini di Piombino l'85%. A Monfalcone all'Ansaldo l'adesione è del 65%. Alla Fincantieri di Palermo adesione all'82%, alla STM di Catania è stata pari all'80%. Nei trasporti si calcolano 200 voli cancellati, metro chiuse e fermi il 60% dei treni. In Sardegna, l'adesione media allo sciopero supera quella nazionale attestandosi quasi al 70%.
La dimensione di queste cifre confermano che hanno aderito allo sciopero non solo gli iscritti alla Cgil e ai "sindacati di base", ma anche molte lavoratrici e lavoratori della Cisl e della Uil in aperta contraddizione e sfida con i propri vertici. In alcune aziende hanno peraltro aderito allo sciopero intere RSU, dunque compresi i rappresentanti di Cisl e Uil.
Lo sciopero generale era stato preceduto da una intensa mobilitazione sindacale nelle settimane precedenti. Migliaia di assemblee nei luoghi di lavoro, presidi davanti alle Prefetture, volantinaggi, gazebo, campagne su Internet per preparare lo sciopero. Tra le iniziative più significative da segnalare le "notti bianche" organizzate dalla Fiom Cgil davanti ad alcuni stabilimenti metalmeccanici a Torino, Milano e Bologna alla vigilia dello sciopero, con conclusione davanti al Senato, a piazza Navona, a Roma, nel pomeriggio del 6 settembre. Sempre la Fiom assieme ad alcuni "sindacati di base", hanno tenuto lunedì 5 settembre, dalle 20,30 a mezzanotte un presidio davanti alla Borsa di Milano.
Ovunque grande combattività contro il governo, il neoduce Berlusconi e i suoi gerarchi Tremonti, Sacconi e Brunetta. I principali responsabili del massacro sociale in atto. Ma i lavoratori non hanno risparmiato neanche i crumiri Bonanni e Angeletti. A Roma non hanno dato ascolto nemmeno alla Camusso che scoraggiava i fischi a Bonanni. Fischiati anche D'Alema a Genova, il sindaco di Firenze (l'unico del "centro-sinistra" della Toscana a dissociarsi dallo sciopero) Renzi e Bassolino a Napoli. Nel capoluogo partenopeo gli operai della Fiat di Pomigliano d'Arco hanno chiesto alla Camusso di ritirare la firma sull'accordo del 28 giugno: "Il 28 giugno non va dimenticato. Camusso ritira quel reato". Particolarmente inviso ai lavoratori l'articolo 8 della manovra bis con il quale il governo intende infliggere un colpo demolitore ai diritti sindacali e politici dei lavoratori trasformando in legge gli effetti dell'accordo capitolazionista dello scorso 28 giugno sui contratti e la rappresentanza sindacale (firmato arbitrariamente anche dalla segreteria della Cgil), mettendo in discussione pesantemente il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori e puntando a fare diventare il modello Fiat il modello per tutto il Paese.
In tutte le piazze sono riecheggiati i canti di Bella Ciao e Fischia il vento. Spezzoni di cortei hanno anche cantato Bandiera rossa e l'Internazionale. Fischi invece all'indirizzo dell'inno di Mameli a Genova dove la piazza, pur invitata dal palco, si è rifiuta di intonarlo.
Ovunque era presente il PMLI si è legato ai lavoratori in lotta. È stato così a Roma, Biella, Milano, Varese, Mestre, Ferrara, Modena, Parma, Ravenna, Forlì, Rimini, Pesaro, Prato, Firenze, Caserta, Napoli, Bari, Lecce, Catania. Molto apprezzati i cartelli e gli slogan del Partito che invitavano ad abbattere il massacratore sociale. A Napoli gli operai della Fiat di Pomigliano d'Arco hanno invitato Franco Di Matteo, Responsabile del PMLI per la Campania, a indossare la loro famosa maglietta "Pomigliano non si piega!" e a sfilare dietro il loro striscione. A Biella, Gabriele Urban, Responsabile dell'Organizzazione biellese del PMLI e membro del Comitato Direttivo della FP-CGIL di Biella è stato invitato, a conclusione della manifestazione, a intonare al microfono Bella ciao. A Prato i nostri compagni hanno stretto fronte unito con compagni di base del PRC e del PdCI per lanciare gli slogan. A Bari, applaudito dai lavoratori un comizio-volante tenuto dal compagno Pietro Vinci da un megafono pubblico.
Interviste ai compagni Franco Panzarella, a Prato, da parte di TV7Gold/TVRitalia e a Simone Malesci, a Firenze, da parte de "La Nazione". Intervistati anche i compagni catanesi da TVA di Adrano.
Alle Istanze del Partito che hanno partecipato allo sciopero generale e alle manifestazioni la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI ha inviato una lettera di ringraziamento nella quale fra l'altro si legge: "I dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi vi ringraziano profondamente per questo ennesimo servizio che avete reso al Partito, alla classe operaia e alle masse lavoratrici, pensionate, popolari e giovanili".
Un servizio che tutto il PMLI è impegnato a proseguire fin da subito, nei prossimi giorni e settimane, per lottare contro la manovra del massacro sociale senza precedenti e per convincere le masse che ora occorre sollevare la piazza per abbattere il neoduce Berlusconi, il principale massacratore sociale.
7 settembre 2011
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