Difendere con i denti la linea politica e organizzativa del PMLI
di Giovanni Scuderi Il PMLI, come ciascuno di noi, non è immune da influenze esterne, che si sia consapevoli o meno. Esse penetrano al suo interno, e, non trovando resistenze, possono gradualmente cambiargli la natura e la linea. "Non dimenticate, dice Lenin, che in ogni partito vitale e in sviluppo esisteranno sempre elementi di instabilità, esitazione, tentennamento. Ma questi elementi cedono e cederanno all'azione del nucleo deciso e compatto dei socialdemocratici", come si chiamavano allora i marxisti-leninisti. ("Sulla riorganizzazione del Partito", novembre 1905, in opere complete, Ed. Riuniti, vol. 10, p. 23).L'attuale linea politica e organizzativa del Partito è il nostro bene più grande che dobbiamo difendere con i denti. Mai a nessuno dobbiamo consentire nemmeno di scalfirla. Solo il Congresso può cambiare la linea del Partito. Il Comitato centrale e l'Ufficio politico, il Segretario generale hanno il compito di gestirla, aggiornarla, applicarla e farla applicare. Le Istanze intermedie e di base, nonché "Il Bolscevico", hanno il compito di applicarla nelle situazioni concrete in cui si trovano. Tutto il Partito concorre a stabilire la linea attraverso il Congresso nazionale. Chi ha compiti elaborativi deve prendere come base il punto in cui è arrivato il Partito su quel determinato argomento e quindi attualizzarlo e, se è necessario, aggiornarlo, ma sempre in coerenza con la linea generale del Partito. Le Tesi che ci orienteranno per lungo tempo, costituiscono una prima sistematizzazione della linea politica del PMLI. Gli importanti e lungimiranti emendamenti allo Statuto che il Congresso approverà renderanno ancor più forte la linea organizzativa e la legge suprema del Partito. Attualmente il proletariato e i marxisti-leninisti tengono saldamente in pugno la direzione del PMLI. Ma in futuro che accadrà? Il PMLI, la sua linea politica e organizzativa e la sua direzione continueranno a essere rossi se gli attuali militanti prenderanno a esempio le compagne e i compagni fondatori del PMLI fedeli alla causa, della prima e della seconda linea, che sono stati fin qui i principali artefici, tutori e applicatori della linea del Partito. A essi il Congresso dovrebbe tributare un grande onore nominandoli a vita membri del Comitato centrale. Non bisogna avere una visione idealistica del Partito, dei suoi dirigenti, militanti e istanze. Nessuno è perfetto e senza pecche. Non si nasce marxista-leninista ed è difficile esserlo in ogni momento. Tutti, nessuno escluso, possiamo sbagliare, e per diversi motivi, inesperienza, insufficiente cultura proletaria rivoluzionaria, bassa conoscenza della linea del Partito e della realtà, liberalismo verso se stessi e gli altri compagni. Le contraddizioni di classe e i conflitti di classe inevitabilmente si riflettono all'interno del Partito, e ciò genera la lotta tra le due linee, quella proletaria rivoluzionaria e quella borghese riformista e controrivoluzionaria. Questa lotta, in genere, è latente, a volte si manifesta su singoli aspetti e tattiche, come contraddizioni in seno al popolo, alle volte esplode su questioni generali e strategiche, come contraddizioni antagonistiche. La lotta tra le due linee non è un male ma un bene: serve a chiarirci le idee, a correggere le posizioni errate, a tenere sulla via dell'Ottobre il Partito e i suoi militanti. Ciò avviene nel Partito attraverso la critica e l'autocritica, che vanno affrontate con corretti criteri, in maniera dialettica, in base alla gravità, con spirito unitario, con l'obiettivo di correggere l'errore individuandone le cause e i rimedi per rimuoverle. Possiamo definire tre categorie di errori, quelli di piccola gravità, quelli di media gravità, quelli di alta gravità. In genere si tratta di contraddizioni in seno al popolo che vanno risolte con un atteggiamento differenziato e adeguato alla loro gravità. In ogni caso bisogna stare bene attenti a non esasperare la contraddizione perché c'è il rischio di trasformarla in contraddizione antagonistica, quando oggettivamente non vi sono i presupposti, il primo dei quali è la cattiva fede di chi commette l'errore e la sua volontà dichiarata o meno di voler cambiare la linea del Partito. Le critiche vanno fatte a caldo, prima a livello personale, e se non siamo soddisfatti a livello di istanza, ma dopo che sono state fatte, anche se non vengono accettate, dobbiamo continuare a essere compagni come prima, senza riserve e rancori, per il bene superiore del Partito e della causa. Il centralismo democratico è l'elemento organizzativo fondamentale del PMLI, che consente di fare vivere allo stesso tempo la democrazia e la massima disciplina e unità del Partito, il più largo spazio alle istanze di base e intermedie e la direzione nazionale del Partito. Inoltre esso impedisce la nascita di ogni tendenza individualistica e frazionistica, ogni tentativo di creare delle correnti e dei regni indipendenti di potere. Il concetto di fondo del centralismo democratico è che dopo che il Congresso ha deciso, e in sua assenza il Comitato centrale, l'Ufficio politico e il Segretario generale, tutti quanti, istanze e singoli militanti, sottostiano alle loro decisioni e le applichino fedelmente, anche se individualmente o come singola istanza la pensiamo diversamente. Il singolo è sottomesso alla propria istanza e tutti i militanti e tutte le istanze al Congresso e al Comitato centrale. Il centralismo democratico non può essere violato in alcun modo, nemmeno per le questioni più banali organizzative e amministrative. Tutti dobbiamo rispettare i rapporti orizzontali tra le istanze dello stesso livello e soprattutto quelle verticali col Centro del Partito, e non dobbiamo tollerare alcuna sbavatura e smagliatura del centralismo democratico. La consultazione con le istanze centrali di fronte a questioni importanti e nuove, in cui non c'è un'esplicita posizione ufficiale del Partito, è assolutamente doverosa e rientra nel rispetto del centralismo democratico. La militanza marxista-leninista è un altro elemento fondamentale e peculiare che caratterizza il nostro Partito. I membri del PMLI non sono dei semplici iscritti, ma dei militanti, dei soldati rossi, disciplinati, organizzati, uniti e solidali tra di loro, centralizzati, che combattono ogni giorno, come possono, sotto le bandiere dei Maestri e del PMLI al servizio del proletariato e delle masse contro il capitalismo e per il socialismo. Per noi sono inconcepibili e intollerabili i militanti che stanno con le mani in mano, che non fanno nulla o quasi. Perché non c'è età, situazione professionale e familiare, di salute che non ci permetta di fare qualcosa di utile, anche minima, per il Partito e la causa. Noi dobbiamo fare a gara per essere i migliori militanti del PMLI, imparando dai nostri Maestri e dalle compagne e dai compagni che sono più avanti e più bravi di noi e che si caricano il fardello più pesante del Partito. Non un minuto vada perso, tutto il tempo venga dedicato alla rivoluzione. Questa nostra vecchia parola d'ordine è sempre attuale e va rispettata. Il che però non significa che dobbiamo trascurare i nostri doveri familiari, la cura di noi stessi e gli impegni professionali o da studenti. Dobbiamo infatti saper conciliare tutti gli aspetti della nostra vita con la nostra militanza politica, mettendo il Partito e la causa al primo posto, senza farci travolgere dalle vicende personali, familiari, professionali o da studente. La "vecchia guardia" inesorabilmente invecchia i più giovani militanti devono prepararsi per sostituirla. Dobbiamo formare a tutti i livelli i successori rossi della nostra causa. È dura la militanza marxista-leninista ma è la cosa più bella e più proficua che possa fare chi vuol dare il massimo contributo al progresso sociale e all'emancipazione del proletariato e dell'intera umanità. Proprio perché è così dura che è difficile conquistare nuovi militanti, eppure dobbiamo insistere nel proselitismo dirigendolo verso il proletariato e le masse studentesche. Stiamo seminando da 41 anni, considerando i dieci della preparazione del Partito, ma fino a qui il terreno era troppo pieno di sassi sparsi dai revisionisti e dai riformisti. Ora la situazione è in via di cambiamento, il terreno è più fertile e meno sassoso. Lo testimonia la presenza al Congresso di nuovi militanti che salutiamo calorosamente e sui quali riponiamo tanta fiducia e speranza. C'è oggi una maggiore possibilità di conquistare chi sta immediatamente alla nostra destra e alla nostra "sinistra", se ci sappiamo fare e se concentriamo i nostri sforzi sulle nuove generazioni, in quanto le vecchie generazioni sono state per lo più bruciate dai partiti falsi comunisti e dai gruppi "ultrasinistri" e terroristi. Da questa tribuna inviamo un caloroso saluto ai compagni di base di quei partiti e li invitiamo a unirsi al più presto al PMLI. (dal Rapporto di Giovanni Scuderi, pronunciato a nome dell'Ufficio politico del PMLI al 5° Congresso nazionale del PMLI, Firenze 6-7-8 dicembre 2008, Volume "5° Congresso nazionale del Partito marxista-leninista italiano - Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista", pagg. 37-40 |