Votata a colpi di maggioranza alla Camera nera La scuola del nuovo Mussolini e della gerarca Gelmini è legge Napolitano ignora le proteste popolari e si rimette alla "sovranità" del parlamento del regime neofascista Proprio nel giorno in cui i sindacati confederali di categoria si sono finalmente decisi a proclamare lo sciopero generale nazionale (in programma il 30 ottobre prossimo) il nuovo Mussolini Berlusconi e la gerarca di viale Trastevere Gelmini se ne "fregano della piazza" e, in totale spregio alle centinaia di migliaia di studenti, insegnanti, personale Ata e genitori già mobilitati da diverse settimane a suon di scioperi, cortei e occupazioni in difesa della scuola pubblica, hanno chiesto e ottenuto dal parlamento nero il sesto voto di fiducia in 4 mesi e la contestuale approvazione in tempo record della controriforma scolastica di stampo mussoliniano. "Il dibattito parlamentare non sarà sacrificato. Ci saranno settimane e settimane per discuterne", aveva assicurato Berlusconi. E invece in sole 48 ore la Camera del regime neofascista ha licenziato il maxiemendamento al decreto legge n° 137 "Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università", già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1° settembre 2008, che prevede fra l'altro il ritorno al maestro unico alle elementari, la valutazione della condotta ai fini della bocciatura e pesanti tagli alle risorse e al personale. Al voto di fiducia del 7 ottobre (321 favorevoli, 255 contrari e 2 astenuti), ha fatto immediatamente seguito, il 9 ottobre, la votazione finale del decreto che la Camera ha approvato in via definitiva senza nemmeno 1 minuto di discussione con 280 voti a favore, 205 contrari e 28 astenuti. Dal 10 ottobre il provvedimento è quindi passato all'esame del Senato che ha tempo fino al 31 ottobre per la definitiva conversione in legge. Si tratta di un atto gravissimo che non ha precedenti nella storia repubblicana. Mai prima d'ora, nemmeno durante i peggiori monocolori DC, un governo era arrivato a esautorare il parlamento di tutte le sue prerogative democratico borghesi col chiaro intento di impedire che al suo interno si possa riflettere persino l'eco lontana della protesta popolare anti-Gelmini e si discuta e si esprima su una materia così cruciale e importante come l'Istruzione pubblica. Altro che "manutenzione della scuola con al centro la sfida educativa in stretta collaborazione con gli insegnanti e con le famiglie"! Altro che necessità di "riqualificare la spesa per spendere meno e meglio" come sostiene la nuova gerarca di viale Trastevere Maria Stella Gelmini! Siamo di fronte a una vera e propria controriforma scolastica che assesta il colpo di grazia alla scuola pubblica italiana già ridotta in macerie dalle precedenti riforme Berlinguer, Moratti e Fioroni e completa l'instaurazione della scuola classista, aziendalista, meritocratica e clericale della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista; impone tagli devastanti alle risorse (quasi otto miliardi di euro) e al personale (225 mila posti in meno nei prossimi tre anni fra insegnanti, in gran parte precari, e personale Ata); cancella ogni residuo spazio democratico conquistato in decenni di lotte dal Movimento studentesco e ripiomba la scuola ai tempi bui del ventennio mussoliniano dove la repressione, l'ordine e la disciplina imposti attraverso il ripristino dell'odioso voto di condotta e l'inasprimento delle sanzioni disciplinari la faranno da padrone e penderanno come una spada di Damocle soprattutto sulla testa degli studenti più combattivi e rivoluzionari. Maestro unico A partire dal prossimo anno scolastico nelle prime classi delle elementari sarà reintrodotto il maestro unico al posto dei tre docenti per due classi. Secondo una simulazione effettuata dalla Flc-Cgil questa norma da sola produrrà nel prossimo triennio un taglio netto di oltre 88 mila cattedre. Insieme all'abolizione del team di insegnanti sarà di fatto cancellato anche il tempo lungo e prolungato dal momento che il decreto prevede che le ore aggiuntive per coprire tale servizio debbano essere effettuate dallo stesso maestro unico e che per il pagamento si possa attingere per il 2009 dal già misero fondo d'istituto di ogni singola scuola sottraendo quindi ulteriori risorse alla didattica. Bocciati in condotta Col pretesto di "rispondere urgentemente al fenomeno del bullismo" il decreto prevede la valutazione della condotta che farà media e sarà determinante per il giudizio finale dell'alunno: con il "5" in pagella scatta la bocciatura indipendentemente dal profitto riportato in tutte le altre materie. In realtà si tratta di uno strumento politico per discriminare e allontanare gli studenti contestatori e meno ligi alla disciplina neofascista e per intimidire gli altri studenti dal seguirne le orme. Valutazione in decimi La norma prevede anche il ritorno del voto in pagella espresso in decimi sia alle elementari che alle medie. Nella primaria il voto decimale sarà affiancato da un giudizio analitico, mentre nelle medie ci saranno soltanto i voti decimali. Il testo conferma la possibilità di bocciare gli alunni sia nella primaria che nella secondaria di primo grado. Su questo punto, anche se è stata introdotta una leggera quanto ambigua modifica rispetto alla prima stesura del decreto, nella sostanza si conferma in pieno il carattere palesemente meritocratico e classista della norma che in un primo momento prevedeva la bocciatura sia alle elementari che alle medie per tutti gli alunni che avessero riportato anche una sola insufficienza. La norma modificata prevede invece che alle elementari si potrà bocciare "solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione, con decisione assunta all'unanimità dai docenti", mentre alla secondaria di I grado dovrà essere d'accordo la maggioranza dei professori. Ma se il maestro è unico, a quale "unanimità dei docenti" fa riferimento la norma? Inoltre, si precisa che all'esito degli esami finali del primo ciclo (voto in decimi) si accompagna una valutazione circa le competenze e il grado di maturazione raggiunto dagli alunni. Ossia il rilancio in grande stile dell'odioso "portfolio dello studente" di morattiana memoria funzionale alla selezione classista dei più capaci economicamente e quindi "meritevoli" di proseguire verso l'istruzione liceale, dai meno abbienti che invece saranno incanalati nell'istruzione professione, condannati a imparare un mestiere e a essere avviati precocemente al lavoro. Libri di testo Contro il "caro libri" il decreto, da una parte, prevede l'obbligo da parte dei Collegi docenti di adottare testi scolastici in doppia versione (cartaceo e on line) che durino almeno cinque anni nella scuola elementare e sei nella scuola media e superiore; ma, dall'altro lato, non si preoccupa minimamente dell'aggravio di lavoro che ciò comporta per tutto il personale né dell'inadeguatezza della dotazione informatica a dir poco carente specie nelle elementari e alla fine comunque salvaguarda i lauti profitti delle case editrici che comunque avranno la libertà di pubblicare tutte le "appendici di aggiornamento eventualmente necessarie" vanificando di fatto il presunto "risparmio per le famiglie" sbandierato ai quattro venti dalla Gelmini. "Costituzione e cittadinanza" Ritorna nelle aule lo studio dell'educazione civica che si chiamerà: "'Cittadinanza e Costituzione". Una sorta di riedizione del "decalogo del buon Balilla" di mussoliniana memoria a cui si aggiunge non a caso anche il ritorno al grembiule per i "nuovi figli della lupa del regime neofascista" alle elementari. Inoltre insieme al decreto la Camera ha approvato anche un ordine del giorno che impegna il governo a distribuire a tutti gli studenti una copia gratuita della Costituzione. Tale modifica è stata introdotta all'articolo 1 su proposta della Lega e prevede, oltre all'insegnamento della Costituzione, il finanziamento di iniziative di studio degli statuti regionali. Edilizia scolastica All'articolo 2 è stato introdotto un articolo 2bis che proroga la possibilità di utilizzare residui di bilancio per interventi di edilizia scolastica e per la messa in sicurezza di edifici scolastici e impianti sportivi in essi contenuti. Si parla di circa 20 milioni di euro, cifre poco credibili visti i pesanti tagli operati dal ministero dell'Economia, cui comunque spetta l'ultima parola sull'utilizzo di tali fondi. Mentre nell'articolo 7 bis è previsto che per la messa in sicurezza degli edifici scolastici sia assegnato un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse periodicamente assegnate per il finanziamento del programma delle infrastrutture strategiche. Ssis e graduatorie Con l'introduzione dell'articolo 5-bis si accentua una inaccettabile discriminazione tra i docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e gli iscritti nel 2007/2008 e nel 2008/2009 alle SSIS (scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario) e ai percorsi formativi con gravi conseguenze sulle scuole e sui precari. Gli studenti che frequentano il nono ciclo della Ssis saranno rimessi in graduatoria in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti. Per l'immissione in ruolo dei docenti, le graduatorie per le scuole elementari saranno compilate su base provinciale e non a livello nazionale su imposizione dei fascio-leghisti del Carroccio in nome della "purezza della razza padana per gli insegnanti del Nord". Napolitano si lava le mani Contro questo autentico scempio della scuola pubblica si è levata forte in tutto il Paese la protesta non solo degli studenti ma anche di insegnanti e genitori che da diversi giorni stanno tempestando con una pioggia di e-mail il sito del Quirinale per chiedere a Napolitano di non firmare la conversione in legge del decreto Gelmini. L'iniziativa, nata spontaneamente, si sta diffondendo rapidamente attraverso blog, sms e messaggi di posta elettronica tanto da indurre il nuovo Vittorio Emanuele III a intervenire con una nota a dir poco sprezzante in cui fra l'altro afferma che: "si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l'esame del provvedimento in questione. Inoltre, secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso". Il Piano programmatico dei tagli Tutto ciò va ad aggiungersi all'odioso "Piano Programmatico" messo in atto dalla Gelmini sulla base di quanto stabilisce l'articolo 64 del decreto legge n.112 già convertito nella legge del 6 agosto 2008 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 agosto che fra l'altro prevede un ulteriore taglio degli organici di circa 87 mila docenti e 43 mila Ata. Una drastica riduzione generalizzata dell'orario scolastico obbligatorio a partire dalla scuola dell'infanzia, elementare, medie e superiori. Un forte ridimensionamento degli indirizzi negli istituti tecnici e professionali, con orario massimo a 32 ore settimanali comprensive dei laboratori. L'eliminazione della codocenza e una riduzione di almeno il 30% delle ore di copresenza svolte dagli insegnanti tecnico pratici. Sarà ulteriormente incrementato il numero di alunni per classe e le cattedre saranno portate tutte a 18 ore eliminando la cosiddetta "clausola di salvaguardia" della titolarità del docente. Azzera di fatto il contratto collettivo nazionale di lavoro degli insegnanti e personale Ata non di ruolo sostituendolo con contratti di lavoro differenziati e a chiamata diretta con nomina biennale da parte del preside manager. Impone la trasformazione delle scuole e delle Università pubbliche più prestigiose in fondazioni private dove solo ai rampolli della borghesia sarà consentito frequentare e raggiungere i gradi più alti dell'istruzione, mentre i figli del proletariato privi di mezzi saranno confinati nelle scuole professionali e negli istituti tecnici di serie "B" condannati a imparare un mestiere e ad essere avviati precocemente al lavoro grazie anche alla riduzione dell'obbligo formativo da 16 a 14 anni. A completamento dell'opera l'11 ottobre il Consiglio dei ministri ha inserito alla chetichella fra le pieghe del decreto legge n.154 inerente le "Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali" una norma riportata all'articolo 3 comma 6-bis che obbliga le Regioni e gli Enti locali a sopprimere più di 4 mila istituti in tutto il territorio nazionale che attualmente sono sotto il parametro dei 500 alunni. 15 ottobre 2008 |