Dalla procura di Bologna La segretaria storica di Bersani indagata per truffa aggravata Arrestato Sarno, area Penati, in quanto "collettore di tangenti per conto di esponenti politici di area di centrosinistra" Dopo lo scandalo Penati (ex capo della segreteria politica di Bersani e presidente della provincia di Milano) coinvolto nel luglio 2011 nell'inchiesta sul vorticoso giro di tangenti del cosiddetto "sistema Sesto"; dopo la scandalosa gestione dell'Enac che sempre a luglio 2011 ha portato in carcere Franco Pronzato (ex consulente di Bersani al ministero dei Trasporti), a poche settimane dalle primarie di coalizione del "centro-sinistra", una nuova tegola giudiziaria colpisce il segretario del PD Pier Luigi Bersani. Il 23 ottobre la procura di Bologna ha iscritto nel registro degli indagati Zoia Veronesi, storica segretaria Bersani, per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia-Romagna. Secondo il pubblico ministero (Pm) Giuseppe Di Giorgio, Veronesi lavorò al fianco di Bersani a Roma, prendendo comunque lo stipendio dalla Regione in un arco di tempo di un anno e mezzo. La donna, dipendente della Regione fino al 28 gennaio 2010, fu distaccata con un provvedimento dello stesso Ente a Roma con l'incarico di intrattenere rapporti con le "istituzioni centrali e con il Parlamento". Ma la guardia di finanza ha appurato che non esiste traccia della sua prestazione lavorativa a favore della Regione in quel periodo, tra il 2008 e il 2009. E dunque Veronesi, scrivono gli inquirenti, ha lavorato per altri a spese della Regione tanto è vero che la donna non venne mai sostituita per ricoprire quell'incarico. La cifra contestata alla Veronesi fra stipendi e rimborsi per le missioni a Roma è di circa 150 mila euro. Assistente personale di Bersani fin dal 1993, la Veronesi è sempre stata al fianco del segretario del PD fin da quando fu eletto presidente della Regione Emilia Romagna, poi parlamentare e quindi ministro dello Sviluppo Economico. Tra gli indagati figura anche Bruno Solaroli, 73 anni, sindaco di Imola, parlamentare ai tempi del PCI, sottosegretario di Stato nel governo D'Alema, e capo di gabinetto del governatore Vasco Errani, che è accusato di abuso d'ufficio in quanto nel 2008 firmò le due delibere con cui la Veronesi venne prima nominata "dirigente professional" e, successivamente, responsabile di un incarico ad hoc di raccordo con il Parlamento. Il nome di Solaroli è stato tirato in ballo anche nell'inchiesta Terremerse: la scandalosa vicenda in cui è indagato tra gli altri proprio il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani per un finanziamento pubblico da un milione di euro a dir poco sospetto elargito dalla Regione a favore della coop Terremerse di Giovanni Errani, fratello del presidente. L'inchiesta è nata nel 2010 da un esposto del deputato di Futuro e Libertà, Enzo Raisi, e del consigliere comunale di Bologna Michele Facci (PDL). La Veronesi, subito dopo la presentazione dell'esposto e l'apertura dell'inchiesta da parte della magistratura, si è dimessa dalla Regione il 28 gennaio 2010 e dall'aprile successivo ha accettato di lavorare di nuovo con Bersani diventato segretario del PD e ora risulta stipendiata dalla Federazione PD di Roma. Fatti accertati che fanno a cazzotti con la ridicola versione sostenuta a Largo del Nazareno secondo cui "Zoia, ha fatto per molto tempo del volontariato... Lavorava per la Regione a Roma e in quel periodo ha fatto solo attività volontaria per Bersani, fuori dall'orario di lavoro, tenendo la sua agenda". Tutto ciò mentre il 24 ottobre nell'ambito dell'inchiesta sul "Sistema Sesto" su mandato del giudice monzese, Anna Magelli, e su richiesta dei Pm Franca Macchia e Walter Mapelli, è finito in manette l'architetto Renato Sarno, già indagato per le tangenti sulla Milano-Serravalle. Sarno, considerato "il pernio del sistema di tangenti per conto di esponenti politici di area di centrosinistra", in concorso con l'ex direttore generale del Comune di Sesto San Giovanni, Marco Bertoli, a sua volta già indagato, è accusato di concorso in concussione per induzione. I due hanno indotto il costruttore Edoardo Caltagirone, fratello e socio di Francesco Gaetano, ad affidargli nel 2009 una consulenza del valore di un milione di euro, dei quali quasi 300 mila effettivamente poi pagati, in relazione agli appalti per la riqualificazione dell'ex area industriale Falck. 7 novembre 2012 |