Le motivazioni della sentenza sul rapimento di Abu Omar Il segreto di Stato opposto da Berlusconi e Prodi rende improcessabili l'ex direttore del SISMI Pollari e il suo vice Mancini L'ex imam di Milano fu rapito dalla Cia e torturato con la connivenza dei servizi italiani Nonostante il Sismi (Servizio segreto militare italiano ) fosse a "conoscenza" del rapimento dell'Imam Abu Omar (arrestato illegalmente dalla Cia il 17 febbraio del 2003 a Milano con l'accusa di terrorismo, trasferito nella base di Aviano e poi nelle carceri egiziane dove è stato torturato); nonostante nell'operazione di "extraordinary rendition" milanese risultino pesantemente coinvolti l'allora direttore del Sismi Niccolò Pollari e il suo vice Marco Mancini accusati di favoreggiamento e sequestro di persona: il "sipario nero" del segreto di Stato imposto dal governo Prodi prima e da Berlusconi poi, ha impedito di infliggere ai due 007 italiani un verdetto di condanna che secondo le richieste del Pm doveva essere rispettivamente di 13 e 10 anni di reclusione. Questo è in estrema sintesi il contenuto delle motivazioni della sentenza depositata il 1° febbraio scorso con cui il 4 novembre 2009 il giudice di Milano, Oscar Maggi, ha condannato a tre anni i funzionari del servizi segreti Pio Pompa e Luciano Seno (accusati di favoreggiamento) e gli altri 23 ex agenti della Cia coinvolti nel rapimento giudicati in contumacia a pene tra i cinque e gli otto anni. Un processo in cui "L'azione penale nei confronti di Pollari e Mancini per quanto legittimamente iniziata, non può essere proseguita per esistenza del segreto di stato apposto dalla presidenza del consiglio e confermata dalla sentenza della Corte costituzionale numero 106 del 2009 che ha esteso la copertura anche gli atti processuali, deliberando il non luogo a procedere per i due dirigenti dei servizi segreti in base all'articolo 202 del codice penale". Un processo in cui le responsabilità sono state documentate con una "granitica valenza probatoria". Il rapimento dell'ex imam di Milano è stato un crimine "voluto, programmato e attuato da un gruppo di agenti della Cia" con la "conoscenza e forse anche con la compiacenza" degli uomini di punta del Sismi. Per questo, pur in assenza di condanna a carico del generale Pollari e del suo vice "rimane un giudizio morale fortemente negativo" in quanto "in qualità di servitori dello Stato, hanno sicuramente partecipato ad attività di ostacolo e sviamento delle indagini che altri servitori dello Stato stavano svolgendo per accertare la commissione di un reato molto grave quale il sequestro di persona". In questo contesto la decisione della suprema Corte che ha salvato Pollari e Mancini da sicura condanna, per Maggi, rileva anche un "paradosso logico e giuridico di portata assoluta e preoccupante". Per il giudice, infatti, consentire, sulla scorta del ragionamento della Consulta, che gli imputati "di una gravissima vicenda" possano sottrarsi a "una corretta valutazione delle loro responsabilità", significa "in termini molto semplici, ammettere che gli stessi possano godere di un'immunità di tipo assoluto a livello processuale e sostanziale; immunità che non sembra essere consentita da nessuna legge di questa Repubblica". 7 aprile 2010 |