Esplosione alla Eureco di Paderno Dugnano (Milano) Sei operai trasformati in torce Due di loro agonizzanti in ospedale con ustioni di terzo grado su oltre il 90% del corpo. Lacrime di coccodrillo da parte dei rappresentanti delle istituzioni neofasciste Redazione di Milano Sergio Scapolan, 63 anni e Salvatore Catalano, 55 anni, che avrebbe dovuto sposarsi il prossimo 20 novembre, agonizzanti in ospedale con ustioni di terzo grado su oltre il 90% del corpo. Harun Zekiri, 44 anni, Leonard Shehu, 37 anni, Erjon Zeva, 29 anni e Kasen Xhani, 21 anni, in gravi condizioni con ustioni dal 40 al 70%. Un altro operaio Ferik Meshi, 30 anni, ferito in condizioni meno gravi. È questo il terribile bilancio dell'ennesimo, gravissimo, inaccettabile incidente sul lavoro, avvenuto il 4 novembre a Paderno Dugnano, in provincia di Milano. Alle 14,57 nell'impianto di Via Mazzini della Eureco, fabbrica che si occupa dello stoccaggio di rifiuti pericolosi, a seguito dell'esplosione di una bombola di acetilene, una fiammata ha investito dieci bidoni di vernice trasformandoli in vere e proprie bombe e provocando un incendio con fiamme che a una temperatura di 120 gradi centigradi hanno sciolto le tute degli operai, trasformandoli in torce umane. I vigili del fuoco hanno impiegato più di mezz'ora prima di riuscire a raggiungerli aprendosi un varco nel rogo. Anche questo infortunio va messo in stretta correlazione con la precarizzazione del lavoro e l'uso ormai schizofrenico del lavoro in appalto e al massimo ribasso, speculando sulle norme di sicurezza; difatti cinque degli operai non erano dipendenti diretti della Eureco, ma di una cooperativa esterna, la Tln di Senago. La Eureco è stata posta sotto sequestro e le prime indagini della magistratura hanno subito evidenziato il mancato rispetto delle normative sulla sicurezza facendo inoltre emergere irregolarità anche nella gestione dei rifiuti che venivano stoccati. Del resto il padrone, Giovanni Merlino, in passato era già stato arrestato per discarica abusiva e traffico illecito di rifiuti e in un'altra delle sue fabbriche, la Cr di Sannazzaro de' Burgondi (Pavia) vi fu già nel marzo 2005 un gravissimo incidente dove venne ucciso un operaio: due lavoratori furono investiti da una fiammata sprigionatasi da una macina che triturava i rifiuti e Vincenzo Gargiulo, 41 anni, morì dopo due mesi di atroci sofferenze. L'inadeguatezza dei controlli e delle sanzioni hanno fatto sì che questo padrone potesse non solo farla franca, ma continuare impunemente a sacrificare sull'altare del profitto la vita degli operai. La responsabilità oggettiva di tutti gli incidenti sul lavoro è indubbiamente dei padroni ma ad essa si aggiunge quella ancor più grande e grave che ricade sulle istituzioni neofasciste che non fanno controlli adeguati, come la giunta del dittatore ciellino Roberto Formigoni, il quale oggi piange lacrime di coccodrillo ed esprime un'ipocrita solidarietà alle vittime, quando è stato in realtà proprio lui ad aver concesso le autorizzazioni alle ditte di Merlino. Ha giocato a scaricabarile il presidente della Provincia Guido Podestà parlando di sottovalutazione del pericolo e ripetendo frasi già sentite all'indomani della strage di tre anni fa alla ThyssenKrupp di Torino, dove 7 operai morirono arsi vivi, quando tutti promisero che simili tragedie non si sarebbero mai ripetute. Assolutamente vergognose sono state poi le dichiarazioni del neopodestà di Paderno Dugnano Marco Alparone, a capo di una giunta di "centro-destra", il quale il giorno dopo l'incidente, chiamato in causa per le sue responsabilità oggettive, senza nemmeno aspettare i rilievi della magistratura ha dichiarato con arroganza: "L'azienda era in regola ed era in possesso di tutti i regolari permessi per operare in sicurezza su questo sito". In Lombardia sono ben 259 i siti a rischio dove si lavorano materiali industriali e pericolosi per l'ambiente e oltre settanta aziende sono catalogate ad alto o medio rischio di "incidente rilevante", ma in realtà i rischi sono ancora più elevati, considerando che nemmeno la Eureco figurava in questo elenco: nella maggioranza dei casi, infatti, gli ispettori addetti ai controlli mancando di competenze tecniche limitano il "controllo" all'analisi del rapporto di rischio presentato dalle aziende stesse, a dimostrazione di come la sicurezza sul lavoro, la salute e la vita degli operai non vengano tenute in alcuna considerazione ma sacrificate alle esigenze del profitto. 10 novembre 2010 |