Sentenza salomonica del Tribunale di Torino Fiat antisindacale, però l'accordo di Pomigliano è legittimo Poteva essere una vittoria della Fiom e di tutti gli operai e lavoratori che avevano lottato duramente contro la tracotanza padronale del nuovo Valletta, Marchionne, invece si è rivelata una sentenza salomonica, dopo un'udienza fiume di sette ore più sei di Camera di consiglio, che salva l'infame accordo di Pomigliano imposto col ricatto ai lavoratori e riconosce solo la condotta antisindacale dell'azienda. Questo in sintesi l'esito del ricorso della Fiom contro l'accordo capestro Fiat di Pomigliano emesso il 16 luglio scorso dal giudice del lavoro di Torino, Vincenzo Ciocchetti, che ha respinto le istanze della Fiom sul contratto collettivo nazionale di primo livello del 29 dicembre 2010 e sulla contrattazione collettiva aziendale di secondo livello del 17 febbraio 2011 fra Fabbrica Italia Pomigliano (Fip) e le organizzazioni sindacali, esclusa la Fiom. Nel ricorso della Fiom, presentato lo scorso 18 aprile al Tribunale di Torino si chiedeva che venisse accertata la nullità e l'antisindacalità del comportamento della Fiat nella costituzione della newco Fip e dei suoi effetti sui lavoratori. Gli avvocati della Fiom hanno documentato nel ricorso come la Fiat abbia violato l'articolo 2112 del codice civile sul trasferimento d'azienda, che prevederebbe il mantenimento delle condizioni normative e contrattuali dei dipendenti ceduti. Per questo nel ricorso si chiedeva che fosse dichiarata "illegittima l'interruzione dei rapporti di lavoro dei dipendenti che devono rinunciare al loro contratti e alle norme vigenti perdendo i diritti". Purtroppo così non è stato. La sentenza non dà ragione alla Fiom e di fatto legittima il diktat fascista di Marchionne sugli accordi antioperai, antisindacali e anticostituzionali stipulati a Pomigliano per sottrarsi ai contratti nazionali oggi vigenti. La vittoria riportata dalla Fiom riguarda la condanna espressa dal giudice sulla "condotta antisindacale": il Lingotto "ha messo in atto una condotta antisindacale, violando l'art. 28 dello Statuto dei lavoratori" che ha determinato, "quale effetto conseguente, l'estromissione di Fiom-Cgil" dal sito di Pomigliano d'Arco. "Ci volevano escludere per accordo, noi siamo rientrati per diritto", ha commentato il segretario Fiom Giorgio Airaudo. "La Fiat è stata condannata per comportamento antisindacale e questo è un fatto significativo", ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom. "Da tempo - aggiunge - avevamo denunciato che l'esclusione della Fiom dagli stabilimenti Fiat era illegittima. La causa l'abbiamo vinta noi e ora rientriamo in fabbrica da dove ci avevano cacciato col consenso delle altre organizzazioni sindacali". La Fiat plaude alla sentenza ma non si dimostra del tutto soddisfatta per tirare ancor più la corda e delega ai propri legali ogni commento, riproponendo il ricatto già usato nell'accordo di Pomigliano: investimenti congelati in attesa di rassicurazioni (cioè quando sarà depositata la sentenza con le motivazioni). La Fiat ha scelto di giocare sporco per destabilizzare la difesa sindacale: per bocca dell'avvocato Raffaele De Luca Tamajo ha tirato in ballo, chiedendo di metterlo agli atti, proprio l'accordo interconfederale del 28 giugno, "firmato anche dalla Cgil (ma contestato dalla Fiom) che prevede che quando un'intesa viene siglata dai sindacati che rappresentano la maggioranza dei lavoratori questa vincola tutte le organizzazioni". A dimostrazione di quanto abbiamo detto su tale accordo che riscrive le regole della contrattazione e della rappresentanza sindacale secondo gli interessi dei padroni e del governo Berlusconi e instaura nuove relazioni industriali di stampo mussoliniano. Dalla parte della Fiat come fedeli cagnolini si sono presentati Fim, Uilm, Fismic e Uglm (con i propri avvocati) a sostenere le ragioni dell'accordo con appelli al giudice "per salvaguardare l'occupazione" e "la decisione democratica del referendum". Non solo, Rocco Palombella, Segretario generale della Uilm, ha la sfacciataggine di affermare: ''La battaglia dei metalmeccanici della Cgil è ormai sconfitta ad ogni livello: è bene che la dirigenza di questo sindacato ne tragga le dovute conseguenze". Luigi Angeletti (segretario nazionale Uil), incalza: "il giudice ha riconosciuto che abbiamo fatto un buon accordo. Siamo soddisfatti di una sentenza che riconosce che le litanie su un accordo illegittimo che calpestava i diritti erano solo una montatura". Tronfio Raffaele Bonanni (segretario nazionale Cisl): "La Fiom è stata sconfitta e ora si becca anche l'accordo di Pomigliano perché aderisce alla Cgil e la Cgil ha firmato l'intesa che sostiene che se la maggioranza delle Rsu concordano su una cosa gli altri si devono adeguare". Anche il ministro del lavoro Sacconi, in piena sintonia con il ministro berlusconiano dello Sviluppo economico Paolo Romani, esprimendo la sua piena soddisfazione per la sentenza, e unendosi al coro nel richiamare la Fiom "alla collaborazione con le altre organizzazioni sindacali e con la stessa Fiat", impugna a riferimento per definire le nuove forme di rappresentanza "il recente accordo interconfederale" che consente di sostituire le RSU, elette dai lavoratori con le RSA nominate dai sindacati firmatari degli accordi. Ecco salva la democratica rappresentanza sindacale! Era prevedibile che dal governo, dai padroni e dai crumiri sindacali si spingesse per la disfatta della Fiom così da indurla all'abbandono della lotta per rivendicare i diritti dei lavoratori e a esercitare i propri diritti sindacali. La Fiom si propone di leggere la sentenza e capire le motivazioni del rifiuto del giudice per poi valutare la possibilità di fare ricorsi dei lavoratori sull'art. 2112. Dalla Cgil, Camusso docet, si gioisce per la riammissione del sindacato al tavolo delle trattative "per applicare le nuove regole stabilite nell'accordo interconfederale del 28 giugno" (sic!). È questa l'ora, invece, per chiamare allo sciopero generale nazionale di otto ore tutti i lavoratori per respingere tali infami accordi con ogni forma di lotta nelle fabbriche e nelle piazze. 27 luglio 2011 |