Criticando indirettamente la commemorazione promossa dal PMLI Il settimanale di Sansonetti "Altri" vomita veleno su Stalin Piero Sansonetti è, per sua esplicita e orgogliosa ammissione, un trotzkista sfegatato, tanto da averlo rivendicato per l'ennesima volta sul suo settimanale "Altri" del 19 gennaio scorso pubblicando un articolo di Fulvio Abbate dall'eloquente titolo: "Perché non possiamo non dirci trotskisti". E, per questa ragione, gode di considerazione e di successo sui media della borghesia. Salti da un canale tv all'altro e te lo ritrovi sempre lì che si spaccia per un comunista libertario (sic) mentre vomita lo stesso veleno anticomunista che sputano i fascisti vecchi e nuovi. Supercorteggiato dai media berlusconiani, non è raro che l'ex direttore dell'allora organo del PRC "Liberazione" scriva articoli e rilasci interviste sulla fine dell'antiberlusconismo, per spingersi perfino, il 26 febbraio su "Libero", a sponsorizzare l'inciucio tra PD e PDL e a caldeggiare l'elezione del neoduce Berlusconi al Quirinale. Questa lunga premessa serve solo ad aiutarci a inquadrare meglio da quale squallido personaggio viene l'ultimo attacco a Stalin. Il settimanale di Sansonetti pubblica il 1° marzo due paginone dedicate al sessantesimo della scomparsa del successore di Lenin con un articolo di Lanfranco Caminiti dal titolo: "Un piatto di tortelli con Peppone Stalin". Dietro un'aria scanzonata e canzonatoria, alla Guareschi per intendersi, che se ne intendeva nel cercare di mettere in ridicolo e sbeffeggiare il comunismo con ipocrisia e col peggiore qualunquismo sedicente apolitico, "Altri" ricorda quest'anniversario con una sola preoccupazione: che lo spettro di Stalin continui ad aggirarsi in Italia, nient'altro che lo spettro del marxismo-leninismo. E per scacciarlo evita con ogni sotterfugio di scrivere del PMLI e delle sue iniziative tra le masse per celebrarlo degnamente riducendole a una semplice operazione folcloristica: "C'è del folklore, insomma, nel senso vivo e buono del termine, sventolio di bandiere rosse e profumo di tortellini, quelli della paesana 'Tortellata di san Giovanni'; e come altro potresti definire il fatto che a gennaio, ogni anno, per iniziativa del Partito Marxista-Leninista Italiano (PMLI), si tiene la commemorazione di Lenin, davanti a quel busto". E così in cerca di rassicurazioni ripete a sé e ai suoi simili: "Insomma, mito e folklore. Alla fine, forse, quelli della provincia italiana che vogliono 'ricordare degnamente' Stalin, magari non vogliono proprio che i cavalli dei cosacchi si abbeverino alle fontane di San Pietro, ma che si faccia tutti insieme una bella scampagnata, in un campo di girasoli, dove lambrusco e tortelli e vodka finale siano in abbondanza per tutti e ci si possa lasciar andare al suono della balalaika e della fisarmonica a cantare Oci ciornie. Almeno, si spera. Che non vogliano davvero metterci nel gulag". Integrato com'è nelle mollezze e nei privilegi del sistema borghese, al trotzkista Sansonetti, che ambisce da tempo a rappresentare il Giuliano Ferrara del "centro-sinistra", vanno bene Stalin e i marxisti-leninisti purché ridotti a macchiette e ridicolizzati alla stregua di fatui e spensierati gitaioli unicamente impegnati a godere di cibo, di vino e di allegre mazurche. Ha dimenticato che le bandiere sono rosse del sangue versato dal proletariato e da tutti gli oppressi nella secolare lotta per l'emancipazione dalla schiavitù salariata. Ha dimenticato quanto Marx ed Engels scrivono nel Manifesto del Partito Comunista per spiegare al mondo intero quali sono le opinioni e le intenzioni dei comunisti e, così, ha finito per provare lo stesso terrore che prova la borghesia: "Tremino pure le classi dominanti davanti ad una rivoluzione comunista". A costui vogliamo ricordare, con queste splendide parole di Mao, che cos'è la rivoluzione socialista: "La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un'insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra". 13 marzo 2013 |