Al comitato centrale La sinistra della Fiom chiede lo sciopero generale contro il governo Monti Landini invece chiede il rispetto dell'accordo del 28 giugno e opta per una manifestazione nazionale di sabato Bellavita: il contratto della Fiat non va firmato anche se perderemo il referendum La riunione del Comitato centrale della FIOM tenutasi il 10 gennaio si è conclusa con la votazione di due documenti contrapposti. Il primo presentato dal segretario generale, Maurizio Landini, ha ottenuto 91 voti. Quello proposto da Sergio Bellavita, segretario nazionale FIOM e tra i principali leader della componente di sinistra "Rete 28 aprile", ha ricevuto 19 consensi. Le astensioni sono state 35 in prevalenza espressione della componente di destra capitanata da Durante. Anche in questo caso dunque, la sinistra ha preso le distanze e ha votato contro le posizioni di Landini. Ed è un fatto che si sta ripetendo da quando egli ha ammorbidito il dissenso nei confronti della Camusso, fino ad accettare di fatto l'accordo interconfederale del 28 giugno 2011 che recepiva buona parte della controriforma contrattuale sottoscritta a suo tempo dal governo Berlusconi, Confindustria, CISL e UIL. Provocando nel contempo un cambiamento di atteggiamento della destra di Durante che viceversa ha incominciato a votare a favore o ad astenersi sulle proposte del segretario generale. Documento Bellavita Nel suo documento Bellavita propone che la FIOM chiami tutti i lavoratori metalmeccanici alla massima mobilitazione con una giornata di sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma "per la riconquista del contratto nazionale, contro il Governo Monti, contro le politiche d'austerità della Bce e dell'Unione europea, contro il disegno Fiat e a sostegno della lotta per l'occupazione a partire da Fincantieri, Alcoa, Jabil". L'esclusione decisa da Federmeccanica della FIOM dai diritti e dalle agibilità sindacali in quanto sindacato non firmatario dell'accordo separato è giudicata "un atto di una gravità senza precedenti, figlio della stessa logica liberticida di Marchionne a cui bisogna rispondere con una mobilitazione straordinaria di tutta la categoria". Esplicito l'attacco di Bellavita al governo Monti che ha eliminato le pensioni di anzianità, ha operato l'ennesimo attacco ai redditi da lavoro dipendente e si appresta a manomettere un mercato del lavoro tra i più flessibili d'Europa con l'obiettivo di ledere i diritti sanciti nell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. "Il tavolo di confronto - si legge - sulla cosiddetta 'riforma del mercato del lavoro' non ha altro obiettivo se non quello di rendere più facili i licenziamenti". Circa l'estensione dell'accordo di Pomigliano a tutto il gruppo Fiat, il documento "dichiara che in ogni caso la Fiom non firmerà l'accordo per le stesse ragioni per le quali ha riconosciuto illegittimo il referendum di Pomigliano, Mirafiori ed ex Bertone". Nelle conclusioni Bellavita critica FIM e UILM che hanno condiviso il modello di Marchionne e di Federmeccanica che, escludendo i sindacati non firmatari, cancella il diritto dei lavoratori di scegliere la propria rappresentanza. Chiede che sia rilanciata la legge di iniziativa popolare sulla democrazia sindacale e la rappresentanza nei luoghi di lavoro. Ribadisce che la lotta contro l'affermazione del modello Marchionne è un aspetto decisivo per la riconquista del contratto nazionale di lavoro per tutti i lavoratori metalmeccanici. Alla CGIL Bellavita chiede di organizzare le assemblee nei luoghi di lavoro per definire una "piattaforma generale del lavoro... adeguata alla portata dello scontro e in grado di rispondere ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori". Documento Landini Nel documento Landini la critica alle controparti risulta debole, qualche rivendicazione appare non condivisibile e le iniziative di lotta meno incisive. Si parla solo di "contrarietà alla scelta della Fiat di cancellare il Ccnl, la contrattazione collettiva, peggiorare le condizioni di lavoro e ledere le libertà sindacali". Ci si limita a dire che l'intesa "firmata anche da Fim-Cisl e Uilm-Uil si pone al di fuori e in contrasto con l'accordo unitario del 28 giugno 2011". Per passare subito al sostegno della richiesta sottoscritta da migliaia di lavoratori "di indire un libero referendum a carattere abrogativo dell'accordo che estende il modello di Pomigliano a tutto il gruppo". Al governo viene chiesto un tavolo di confronto sul piano industriale della Fiat e una modifica dell'art. 19 dello Statuto dei lavoratori per garantire "il diritto democratico di validazione dei contratti collettivi e di elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie". Il documento Landini giudica in modo negativo la manovra varata dal governo Monti per il suo carattere recessivo, l'allungamento dell'età pensionistica e la cancellazione della pensione di anzianità. Ad esso si chiede l'istituzione di una patrimoniale, la lotta all'evasione fiscale e un piano straordinario di investimenti per sostenere un piano per il lavoro stabile e per il rilancio del Paese e del Mezzogiorno. In materia di "riforma" del "mercato del lavoro" lo stesso documento contiene le seguenti proposte: estensione della cassa integrazione a tutte le imprese, a tutti i settori e a tutte le forme di lavoro; il lavoro a tempo pieno e indeterminato, riducendo il lavoro atipico a 4/5 forme; l'istituzione di un reddito di cittadinanza (più volte criticato dal PMLI); parità di retribuzione oraria e di diritti nei luoghi di lavoro a parità di mansione e un costo maggiore del lavoro atipico per le aziende che ne fanno uso; redistribuzione del lavoro e la tutela dell'occupazione a partire dalla aziende in crisi con "contratti di solidarietà". A sostegno di queste posizioni Landini ha proposto una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e 4 ore di sciopero da effettuarsi in modo articolato, decise territorialmente. E la realizzazione per sabato 11 febbraio a Roma, di una "grande manifestazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici". Messi a confronto i due documenti, quello di Landini risulta chiaramente più a destra rispetto a quello di Bellavita. Nel giudizio sul governo Monti e la sua politica di lacrime e sangue, di cui l'attacco all'articolo 18 è parte integrante, per esempio. Landini, con una impostazione emendativa, si limita a critiche parziali e non denuncia il disegno complessivo liberista e neofascista dell'esecutivo Monti, perciò non promuove la mobilitazione generale dei lavoratori contro il governo. Le 4 ore di sciopero indette e la manifestazione nazionale dell'11 febbraio hanno altri obiettivi sia pure importanti: il contrasto all'accordo separato della Fiat, la riconquista del contratto nazionale di lavoro. Un'altra differenza tra i due documenti, non di poco conto, riguarda il referendum sindacale abrogativo dell'accordo Fiat, per lo svolgimento del quale la FIOM ha raccolto le firme necessarie. Per il segretario delle tute blu della CGIL l'esito deve essere vincolante. Pertanto, nel caso prevalessero i no, la FIOM dovrebbe sottoscrivere l'accordo separato che estende il modello imposto da Marchionne a Pomigliano, Mirafiori e alla ex Bertone all'intero gruppo Fiat. Il che equivarrebbe, di fatto, alla capitolazione, al tradimento della lotta condotta sin qui. Su questo punto Bellavita e con lui la sinistra CGIL sostiene invece che la FIOM non deve firmare, qualunque sia il risultato del referendum. Ciò con la forza di quanto previsto dallo Statuto della FIOM che vieta "di sottoporre al voto tutto ciò che riguarda i diritti indisponibili dei lavoratori". 18 gennaio 2012 |