Tradendo la propria stessa base La "sinistra radicale" vota servilmente il rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan La scadenza per il rifinanziamento delle missioni militari resta di un anno. Aumentati gli stanziamenti Il decreto governativo che rifinanzia tutte le missioni militari italiane all'estero, e in particolare quella di guerra in Afghanistan, ha ottenuto il primo via libera l'8 marzo alla Camera, ed è stato trasmesso al Senato per la conversione definitiva. Com'era previsto il provvedimento è passato con una larghissima maggioranza, 542 voti, avendo ottenuto anche quelli della Casa del fascio, a parte la Lega Nord che si è astenuta perché avrebbe voluto un impegno bellico dell'Italia ancor maggiore a fianco degli Usa e della Gran Bretagna in Afghanistan. Nella maggioranza hanno votato contro solo due deputati di Rifondazione, Salvatore Cannavò e Paolo Cacciari, mentre nell'opposizione ha votato contro, su posizioni pacifiste, il leghista Matteo Brigandì. Altri due deputati dell'Unione, la verde Luana Zanella e il "disobbediente" eletto nelle liste del PRC, Francesco Caruso, hanno manifestato la loro "contrarietà" alla missione in Afghanistan lasciando l'aula al momento del voto. "Sono soddisfatto, meglio di così non poteva andare", ha commentato il dittatore democristiano Prodi uscendo dall'aula, mentre il rinnegato Fassino, nel liquidare come "non rilevanti" i quattro dissensi che si sono manifestati nelle file dell'Unione, si è detto certo che anche al Senato, dove l'autosufficienza della maggioranza sarà meno scontata, "così com'è avvenuto oggi alla Camera, ci sarà un larghissimo consenso". Evidentemente il premier e il segretario della Quercia ragionano ormai nella logica delle "maggioranze variabili", teorizzata tanto dal neofascista Amato quanto dal trotzkista Bertinotti, per cui non c'è nulla di scandaloso se il governo di "centro-sinistra" accetta volta a volta i voti dal "centro-destra" per coprire quelli degli eventuali dissenzienti sui provvedimenti più controversi e indigeribili come questo sul proseguimento della missione di guerra in Afghanistan. Un assaggio di questa nuova logica inciucista si è avuto alla Camera sulla votazione di un emendamento del "centro-destra" che mirava a riportare da un anno a sei mesi il termine di scadenza del rifinanziamento delle missioni. Lo scopo dell'emendamento era naturalmente quello di accrescere il potere di interdizione della Casa del fascio sul governo, ma l'UDC lo ha respinto unendo in questo caso i suoi voti contrari a quelli dell'Unione: "Non possiamo precarizzare i nostri soldati pur di creare difficoltà al governo", si è giustificato con Berlusconi e Fini il segretario Lorenzo Cesa. L'allargamento da sei mesi a un anno della scadenza per il rifinanziamento delle missioni, che ora sarà inserito direttamente nella Finanziaria così da diminuire ulteriormente il controllo del parlamento sulla politica militarista e interventista dell'esecutivo, non è il solo peggioramento introdotto dal governo Prodi rispetto al provvedimento guerrafondaio ereditato dal governo Berlusconi. Ce ne sono anche altri, a cominciare dall'aumento degli stanziamenti stessi per le missioni militari, tra cui l'aumento a ben 40 milioni di euro per l'Afghanistan, i 30 milioni di euro per il Libano, i 30 milioni per "aiuti" al governo fantoccio dell'Iraq (il cui utilizzo è assai misterioso, visto che in teoria lì non dovremmo esserci più), i 10 milioni per finanziare il contingente africano "di pace" in Somalia, e così via. Alcuni emendamenti, anch'essi approvati secondo lo spirito inciucista delle "maggioranze variabili", sono addirittura peggiorativi rispetto al testo governativo uscito dalle commissioni, come per esempio l'aumento di 10 milioni di euro in più ai 30 già previsti per l'Afghanistan, i 10 milioni stanziati dall'aula per "incentivare la produttività" del personale del ministero della Difesa (in considerazione delle sempre crescenti esigenze dei militari), la possibilità di destinare le cifre non spese nel corso di un esercizio all'anno successivo. Altri emendamenti sono stati inseriti al chiaro scopo di fornire uno straccio di alibi alla "sinistra radicale" per giustificare il suo vergognoso avallo alla politica militarista e interventista del governo Prodi a cui reggono il sacco. Rientrano tra questi provvedimenti-foglia di fico lo stanziamento di 500 mila euro per la fantomatica "conferenza di pace" che il rinnegato D'Alema, con convinzione pari a zero e solo come contentino a PRC, PdCI e Verdi, ha promesso di perorare in sede Onu, e il cosiddetto "monitoraggio" sulle missioni che il parlamento potrà effettuare il prossimo 30 giugno ascoltando le relazioni dei ministri D'Alema e Parisi nelle commissioni Esteri e Difesa. È vergognoso che questo paio di ridicolaggini inserite nel provvedimento, con l'aggiunta di una terza rappresentata da un ordine del giorno che "impegna" il governo a farsi promotore nelle sedi internazionali dell'acquisto dell'oppio afghano per destinarlo ad uso farmaceutico nella terapia del dolore, venga spacciato dalla "sinistra radicale" come quella "svolta" o "segno di discontinuità" nella politica estera del governo tale da giustificare ora la sua servile acquiescenza, quando invece nella sostanza resta la stessa politica neocolonialista e guerrafondaia che fino a ieri, quando era portata avanti dal neoduce Berlusconi, questi stessi partiti denunciavano. È chiaro che questi sono solo dei paraventi che la "sinistra radicale" usa per ingannare e tradire la propria base, per nascondere che in realtà si è ormai pienamente convertita alla politica interventista di D'Alema, Parisi e Prodi. "Si tratta di una scelta politica, e non soltanto, com'è accaduto a luglio, di operare una riduzione del danno", ha ammesso infatti la trotzkista Elettra Deiana per motivare il sì del PRC al provvedimento. E il suo compare Ramon Mantovani ha aggiunto: "Non è un mistero per nessuno che abbiamo votato per anni contro alcune missioni e che, nell'ambito di questo accordo, abbiamo deciso - lo ripeto: ad occhi aperti - di accettare di vivere questa contraddizione, perché è cambiata la politica estera del governo". Il revisionista Severino Galante, nel motivare il voto del PdCI "con convinzione" a favore del provvedimento, si è spinto addirittura ad esaltare l'occupazione imperialista dell'Afghanistan in nome della "lotta all'integralismo religioso": "Siamo ben felici - ha sottolineato - che il diffondersi dell'imperialismo teocratico (sic) venga contrastato. Siamo infatti coerentemente contro ogni forma di integralismo religioso, ovunque la sua aggressività si manifesti, soprattutto quando esso utilizzi la forza militare, o anche la forza politica, per imporsi. Né sottovalutiamo i risultati di civiltà raggiunti con l'occupazione: le scuole, l'eliminazione del burka". Dunque il cedimento dei falsi comunisti sull'Afghanistan non è dovuto soltanto alla paura di far cadere il governo Prodi, ma risponde ormai a una convinta accettazione a tutto tondo della sua politica estera e militare interventista e alla caduta di ogni loro remora ideologica nei confronti dell'imperialismo in generale. 14 marzo 2007 |