I sionisti assaltano e sequestrano un'altra nave dei pacifisti Il 5 giugno la marina militare sionista ha abbordato e sequestrato in acque internazionali la nave irlandese "Rachel Corrie" con a bordo pacifisti e aiuti per la popolazione di Gaza. La nave è stata costretta a dirigersi verso il porto di Ashdod, il carico sequestrato, equipaggio e passeggeri identificati e espulsi. Il carico della nave era composto da materiale didattico per le scuole palestinesi, medicine, generi di prima necessità e tonnellate di cemento. Le unità sioniste l'avevano intercettata al largo di Gaza e avevano intimato al comandante di invertire la rotta o di dirigersi verso il porto di Ashdod dove il suo carico sarebbe stato ispezionato dai servizi di sicurezza e, se ritenuto "idoneo", trasferito a Gaza. Di fronte al rifiuto di obbedire all'atto di pirateria, i sionisti sono intervenuti come avevano annunciato non appena la nave aveva preso la rotta verso Gaza, seguita a fine maggio dalla flottiglia pacifista di sei navi abbordata dai gommoni e dagli elicotteri di Tel Aviv. D'altra parte l'atto di terrorismo di stato compiuto dai sionisti il 31 maggio ha sollevato una larga condanna internazionale, dimostrata dalle innumerevoli manifestazioni che si sono svolte in varie parti del mondo, ma non ha ricevuto adeguata risposta da parte delle organizzazioni internazionali, se si esclude la condanna e il varo di una commisisone internazionale d'inchiesta deciso dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Lo stesso Consiglio di sicurezza dell'Onu, riunito d'urgenza l'1 giugno, ha partorito una semplice dichiarazione dove si afferma che l'organismo Onu "è profondamente rammaricato per la perdita di vite e per le ferite derivate dall'uso della forza durante l'operazione militare israeliana in acque internazionali contro il convoglio che navigava verso Gaza" e si fa appello a una "indagine sollecita, imparziale, credibile e trasparente, conforme agli standard internazionali", da parte dei sionisti stessi? Ma si aggiunge che "il Consiglio, in questo contesto, condanna quegli atti che hanno portato alla perdita di almeno 10 civili e al ferimento di molti". Non si condanna l'atto di pirateria dei sionisti ma si fa riferimento a "quegli atti", ipotizzando responsabilità anche da parte dei pacifisti. Ignorate la ferma condanna della Turchia e le proposte di molti paesi arabi di revocare il blocco internazionale imposto alla popolazione di Gaza. Il 2 giugno il premier sionista Netanyahu poteva arrogantemente dichiarare che quella dei pacifisti "non era una Love Boat ma una flottiglia di terroristi" e che l'intervento della marina militare era necessario per impedire che Gaza diventi "un porto iraniano e sarebbe un guaio anche per l'Europa". Parole chiare di denuncia dell'atto criminale dei sionisti sono venute dalla guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei che in un messaggio rivolto ai popoli di tutto il mondo l'1 giugno aveva dichiarato che "l'attacco criminale e crudele del regime sionista al convoglio marino di aiuti umanitari, è un altro degli anelli della catena dei grandi crimini che questo governo maligno ha formato nel settimo decennio della sua squallida esistenza. È l'esempio di un comportamento arrogante e senza scrupoli che i musulmani della regione e soprattutto i palestinesi stanno sopportando da decine di anni. Questo attacco criminoso deve avere fatto comprendere a tutti che il sionismo ha una nuova faccia che è più violenta di quella del fascismo ma la differenza con quel fenomeno è che questa volta a sostenerlo sono i paesi ed i governi che dicono di essere i difensori della libertà e dei diritti umani ed in testa a loro vi sono gli Stati Uniti". La Palestina non è più solo una questione araba e nemmeno solo una questione islamica - aveva concluso Khamenei - "ma il più serio problema del mondo contemporaneo in materia di diritti umani. L'azione simbolica e brillante dell'invio degli aiuti a Gaza via mare deve essere intrapresa in decine di forme differenti e per tantissime altre volte". Le testimonianze dei pacifisti rilasciati dopo il sequestro dei militari sionisti sono state esplicative: "siamo stati circondati da navi di guerra ed elicotteri, l'assalto dei comandos israeliani sulla nostra nave è stato terribile, un vero atto di pirateria, un inferno. Raffiche di mitra, esplosioni, lancio di bombe a mano, pistole a scariche elettriche. Erano arrivati con tre gommoni, a bordo 10-15 persone ciascuno. Non ci siamo opposti, ma una volta che ci hanno raccolti tutti sul ponte hanno cominciato a malmenarci". Un pacifista italiano ha raccontato che probabilmente "i morti sono più di nove (la versione sionista, ndr). Un'infermiera australiana che era sulla Mavi Marmara mi ha detto di averne contati 19 in infermeria, e di aver visto i soldati israeliani gettare in mare alcuni corpi". Altri hanno raccontato di "vere e proprie esecuzioni". Un giornalista greco ha detto che "i militari israeliani sono venuti a bordo per uccidere" e ha segnalato che "i militari avevano una lista di tre pagine con nomi e fotografie", verosimilmente di persone a bordo della nave. Fra le iniziative contro il blitz sionista del 31 maggio e il perdurare del blocco sionista alla striscia di Gaza registriamo la presa di posizione dei portuali svedesi che hanno annunciato una campagna di boicottaggio delle navi e merci israeliani in arrivo nei porti della Svezia nella settimana dal 15 al 24 giugno. 9 giugno 2010 |