I sionisti imperialisti bombardano di nuovo la Siria L'Onu li deve condannare Nelle ultime settimane le notizie di massacri in alcune città siriane imputati alle forze di Assad e soprattutto le notizie in attesa di conferma del possibile uso da parte dell'esercito di Damasco di armi chimiche fornivano il pretesto al presidente americano Barack Obama di minacciare un coinvolgimento più diretto dell'imperialismo americano nella crisi siriana. Le dichiarazioni del magistrato svizzero Carla Del Ponte sull'impiego di armi chimiche in Siria ma da parte dei ribelli appoggiati dai paesi imperialisti e dai paesi arabi reazionari smontavano in parte questo argomento. Ci pensavano gli alleati sionisti degli Usa a intervenire di nuovo contro il regime di Assad con due raid aerei contro sedi militari siriane. Un inammissibile atto di guerra contro Damasco che aveva avuto quantomeno l'avallo della Casa Bianca, seppur negato. I caccia sionisti sono intervenuti nella notte fra il 2 e il 3 maggio per colpire, hanno dichiarato, un carico di missili di provenienza iraniana che sarebbero dovuti andare alla formazione libanese degli Hezbollah tramite la Siria. Fornitura smentita dall'Iran. Gli aerei impegnati nel raid o in appoggio hanno tra l'altro violato lo spazio aereo del Libano, secondo una denuncia dell'esercito di Beirut. La missione di guerra era replicata da Tel Aviv nella notte tra il 4 e 5 maggio quando bombe e missili sionisti colpivano il centro di ricerca militare di Jamraya e altri due obbiettivi sulle pendici del Qasioun, la montagna sul lato settentrionale di Damasco. L'incursione devastava il quartier generale della Quarta Divisione siriana e il comando della Guardia Repubblicana. Il centro militare di Jamraya, che si trova a 15 chilometri di distanza dal confine con il Libano, era stato colpito anche nell'inaccettabile aggressione del gennaio scorso. Una aggressione impunita che Tel Aviv ha ripetuto. Secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth il regime sionista avrebbero fatto pervenire ad Assad, "attraverso canali diplomatici", un messaggio segreto, garantendogli di "non voler essere coinvolte nella guerra civile in Siria" ma di aver colpito solo per impedire il riarmo delle forze di Hezbollah. Tesi presa per buona e avallata dai paesi imperialisti. Come se i due raid aerei in pochi giorni, dopo quello di gennaio, non segnassero una pericolosa escalation del coinvolgimento sionista nella guerra interna alla Siria che tra l'altro negli ultimi giorni ha visto l'esercito governativo prendere il controllo nella regione di Homs di alcune zone che erano diventate due roccaforti tenute dai ribelli per oltre un anno e avanzare nella regione costiera presso la città di Banias. Quella sionista è una pericolosa e inaccettabile aggressione che minaccia di allargare il conflitto. Forse non concordata ma accettata da Obama che prontamente ha coperto il regime sionista affermando che "ha il diritto di proteggersi di fronte a un rifornimento di armi della Siria". Il vice ministro della difesa siriano Faisal al Mekdad ha denunciato l'incursione come una "dichiarazione di guerra". Mentre il regime di Damasco ordinava lo schieramento di batterie di missili presso il confine con Israele, pronti ad aprire il fuoco a un prossimo attacco. I raid sionisti erano condannati dal governo di Teheran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast sottolineava che "il regime sionista e i suoi alleati cercano di creare discordia etnica e religiosa tra i paesi musulmani" e esortava i paesi della regione ad essere uniti contro Israele. Il ministro della Difesa iraniano, generale Ahmad Vahidi, denunciava che "l'attacco del regime sionista contro la Siria, che è stato lanciato con la luce verde degli Stati Uniti, ha smascherato il collegamento che esiste tra i terroristi anti-governativi in Siria, i loro sostenitori stranieri e il regime di occupazione israeliana!". Anche la Russia, che difende la sua presenza imperialista in Siria, si diceva "seriamente preoccupata dai segnali di preparazione dell'opinione pubblica mondiale per un possibile intervento armato nel lungo conflitto interno siriano". Contrariato si è detto il nuovo ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, ma solo perché preoccupato per le sorti del contingente italiano che fa da cane da guardia per conto di Israele sulla frontiera col Libano. Il governo Letta-Berlusconi, per bocca di Mauro, è in realtà favorevole ad analoghi raid imperialisti purché sotto la foglia di fico dell'Onu. Il ministro degli Esteri, la filosionista Bonino, finora tace e chi tace acconsente. Il ministro degli esteri di Damasco in una lettera inviata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu accusava Israele di aver causato la morte di "numerose persone" e di "vaste distruzioni". Secondo fonti di Mosca le vittime sarebbero oltre quattrocento, in gran parte militari. In risposta il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, esprimeva la propria "preoccupazione" per la situazione. Se ne lavava le mani peggio di Ponzio Pilato, quando l'Onu avrebbe il dovere quantomeno di condannare l'atto di guerra sionista. Continua invece a comportarsi da valletto degli imperialisti e dei sionisti, una ragione di più per scioglierlo. L'ipocrisia imperialista ha comunque raggiunto il ridicolo nella vicenda dell'uso delle armi chimiche nel conflitto siriano. Obama ripeteva fino alla nausea che in caso di un uso provato di tali armi, ovviamente da parte delle forze del regime di Assad, Damasco avrebbe spinto la Casa Bianca a superare la cosiddetta "linea rossa", cioè a intervenire direttamente nella crisi. E il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel, ancora in questi giorni ripete che la decisione di armare i ribelli è in corso di valutazione "con i partner e la comunità internazionale". Come se ciò non avvenisse di già. Sono gruppi dei ribelli siriani che hanno fatto uso di gas nel conflitto in corso nel paese, affermava l'ex procuratore del Tribunale penale internazionale e membro della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulle violazioni di diritti umani in Siria, il magistrato svizzero Carla Del Ponte che in un'intervista alla radio svizzera italiana del 5 maggio rivelava che "secondo le testimonianze che abbiamo ricevuto, i ribelli hanno utilizzato armi chimiche, facendo uso di gas sarin". La Casa Bianca sosteneva di "non disporre informazioni" sul fatto che "i ribelli siriani siano in grado o intendano usare il sarin"; il segretario generale della Nato, il danese Anders Fogh Rasmussen, confermava che la Nato è al corrente del "probabile utilizzo" di armi chimiche nel conflitto siriano, ma "non siamo nelle condizioni di dire chi le abbia usate". La Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite in una nota precisava che "non sono state raggiunte prove conclusive circa l'uso di armi chimiche in Siria da alcuna delle parti in conflitto", la Commissione "sta investigando su tutte le accuse di violazioni in Siria e renderà note le proprie conclusioni nel Consiglio del 3 giugno". C'è tutto il tempo per "digerire" la denuncia di uno dei propri magistrati inquirenti e per aggiustare, se necessario, le accuse rendendole utili ai paesi imperialisti e ai sionisti e alla loro campagna interventista nella crisi siriana, per incanalarla secondo i propri interessi e non di quelli del popolo siriano che si è ribellato al regime di Assad certo non per essere schiacciato sotto il tallone di ferro imperialista e sionista. 8 maggio 2013 |