Era diretta a Gaza con aiuti umanitari I sionisti abbordano e sequestrano la "Estelle" Fermati i 30 pacifisti a bordo della nave Il 20 ottobre le forze speciali israeliane sono salite a bordo del veliero Estelle, la nave della Freedom Flotilla il cui viaggio era stato organizzato da Ship to Gaza Svezia, intercettato a 30 miglia dalla costa di Gaza, l'hanno costretto a virare verso il porto di Ashdod, in Israele, e incarcerato per alcuni giorni i 30 pacifisti che erano a bordo. I militari sionisti hanno definito l'operazione militare necessaria per "motivi di sicurezza". Le cinque navi da guerra sioniste che hanno attaccato la Estelle hanno invece compiuto un'azione di guerra in acque internazionali, illegale e ingiustificabile. L'imbarcazione era partita dalla Svezia tre mesi fa e in varie tappe, compresa quella di Napoli del 6 ottobre, viaggiava verso la città di Gaza. Durante tutte le soste, denunciavano gli organizzatori, la nave è stata sottoposta a minuziose ispezioni. Eppure il suo carico era costituito da cemento, medicine, sedie a rotelle, stampelle, strumenti musicali, libri e giocattoli per bambini. A bordo, oltre l'equipaggio, vi erano 30 attivisti, determinati a sfidare l'illegale blocco della Striscia di Gaza imposto da Israele dal 2007.Gli attivisti provenivano da Canada, Finlandia, Grecia, Israele, Italia, Norvegia, Spagna e Svezia, alcuni in rappresentanza della Freedom Flotilla Coalition, altri indipendenti come i cinque membri di parlamenti di paesi europei, e un ex membro del parlamento canadese. Tra di essi anche un pacifista italiano di origine ebraica, cui il ministro degli Esteri Terzi aveva "sconsigliato" di recarsi a Gaza dato che "l'ingresso via mare nella Striscia comporta, come noto, una violazione della vigente normativa israeliana". La Freedom Flotilla Italia denunciava la posizione del ministro che si "adeguava alla 'normativa israeliana' come si trattasse di fonte giuridica di natura superiore a qualunque norma del diritto internazionale". Il ministro Terzi è quello che avrebbe già invaso la Siria per motivi umanitari, sbagliati, ma che nel suo schema evidentemente non valgono a pochi chilometri di distanza. Il pacifista italiano, contro l'assalto sionista alla Estelle, ha presentato denuncia contro il presidente israeliano Shimon Peres, il premier Benjamin Netanyahu, ministri della Difesa e degli Esteri e responsabili militari dichiarando che il 20 ottobre "intorno alle ore 10,30 ora locale la nave Estelle è stata circondata da 6 imbarcazioni da guerra della Marina israeliana, abbordata ed assalita. Nessuno dei presenti ha opposto resistenza; nonostante ciò l'equipaggio e i passeggeri, tra cui il sottoscritto, sono stati immobilizzati, alcuni ammanettati; contro alcuni di loro sono stati compiuti atti di violenza, anche con l'utilizzo di pistole elettriche Taser". I militari hanno sequestrato beni e documenti personali e hanno obbligato la la nave a dirigere verso il porto di Ashdod. I pacifisti sono stai fermati e rilasciati dopo alcuni giorni; i tre pacifisti israeliani, che denunciavano di aver subito abusi e scariche della pistola elettrica Taser, erano rilasciati con a loro carico pesanti accuse, dalla partecipazione in "attività illegali" all'aiuto ai "terroristi", ossia gli abitanti di Gaza. Un viaggio della solidarietà, lungo 5.000 miglia, è finito nella chiara violazione della legge internazionale e dei diritti umani, denunciavano il 24 ottobre gli organizzatori di Ship to Gaza Svezia che chiedevano a "Israele la restituzione della barca Estelle e del suo carico" e sottolineavano che "ci aspettiamo che i governi del mondo reagiscano con determinazione al violento attacco, avvenuto in acque internazionali". Un appello lasciato cadere nel vuoto, a partire dal governo italiano, col primo ministro Mario Monti intento pochi giorni dopo in Israele a fare le fusa col boia Netanyahu. La denuncia di Ship to Gaza Svezia si concludeva con l'affermazione che "ciò di cui Gaza ha bisogno non è maggiori 'aiuti' ma la possibilità di funzionare, come società e come economia. Questo include la libertà di movimento e di scambi commerciali, accesso al resto della Palestina, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. L'ultima considerazione, la più importante: noi chiediamo la fine dell'assedio di Gaza. Questa complessa ed eterna forma di punizione collettiva deve finire". 31 ottobre 2012 |