Con la complicità dei governi imperialisti europei I sionisti israeliani impediscono le manifestazioni di solidarietà col popolo palestinese I pacifisti sono stati respinti dalle compagnie aeree, arrestati quelli arrivati a Tel Aviv Dopo la seconda Freedom Flottilla i sionisti israeliani sono riusciti a bloccare, con la complicità dei governi imperialisti europei e nel silenzio complice dei principali organi di informazione, le manifestazioni di solidarietà col popolo palestinese organizzate da 15 associazioni della società civile palestinese della Cisgiordania dall'8 al 16 luglio. L'8 luglio almeno 220 pacifisti sono stati bloccati negli aeroporti dalle compagnie aeree che hanno rifiutato loro la partenza, altri 124 sono arrivati all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e immediatamente arrestati e trasportati nelle prigioni di Ramle, a breve distanza dall'aeroporto, e di Beer Sheva, nel deserto del Neghev. "Il governo israeliano - ha denunciato uno dei pacifisti bloccati all'aeroporto di Parigi - sta così mostrando al mondo intero che non esiste solo il blocco di Gaza ma quello dell'intera Palestina occupata". Almeno 600 pacifisti erano attesi in Cisgiordania per la manifestazione denominata "Benvenuti in Palestina", una iniziativa che prevedeva la loro ospitalità presso famiglie locali e la partecipazione a attività culturali e alla vita quotidiana, come piantare olivi nei villaggi attorno a Ramallah, visitare il Freedom Theater a Jenin e il Community Center nel campo profughi Aida a Betlemme. Neanche questo era possibile secondo i sionisti di Tel Aviv che già il 6 luglio bloccavano all'aeroporto e rispedivano a casa 5 attivisti. Il ministro sionista della sicurezza pubblica, il 7 luglio, annunciava il rafforzamento delle misure di sicurezza all'aeroporto di Tel Aviv con centinaia di poliziotti e di unità speciali antiterrorismo e si scagliava contro "questi attivisti pro-Palestina che cercano di entrare via aria in Israele" e annunciava che "come stato democratico sovrano, non permetteremo a questi hooligans di fare propaganda, fomentare proteste illegali e minare la pace del paese. Li rispediremo al loro paese di provenienza, secondo le convenzioni ed il diritto internazionale". Ha invece ben poco a che fare col diritto internazionale la lettera del ministero degli Interni sionista indirizzata a tutte le compagnie aeree per chiedere di "non imbarcare i radicali pro-palestinesi" sui voli diretti a Tel Aviv e resa nota dal quotidiano israeliano The Jerusalem Post, con allegata una lista di "indesiderati". Che è diventata legge per diverse compagnie aeree, dall'Alitalia alla Lufthansa, a Malev, Swiss Air, Easyjet, Air Berlin, che hanno rifiutato l'imbarco negli aeroporti in Italia, Francia, Svizzera, Austria e Germania. Alcune compagnie, come Easyjet in Svizzera, si sono premunite di avvisare per tempo e ai possessori dei biglietti per Tel Aviv hanno spedito una lettera che così recitava: "siamo spiacenti di informarla che le Autorità Israeliane per l'Immigrazione ci hanno avvisato che le sarà rifiutato l'ingresso in Israele, e pertanto la sua prenotazione è stata cancellata. Per favore non si rechi in aeroporto in quanto le Autorità Israeliane per l'Immigrazione ci hanno dato istruzioni di respingerla all'imbarco". I sionisti dettano legge anche fuori dei loro confini con la complicità dei governi di Italia, Francia, Svizzera, Austria e Germania. Dieci associazioni pacifiste israeliane hanno espresso una dura condanna per "la campagna di diffamazione" che il governo israeliano ha condotto contro gli attivisti internazionali, alcune hanno organizzato iniziative di protesta a Tel Aviv. Alcune decine di pacifisti manifestavano all'aeroporto parigino di Roissy-Charles De Gaulle dopo essersi visti vietare l'accesso al volo Lufthansa per Tel Aviv e occupavano i banchi del check-in della compagnia aerea. Proteste anche all'aeroporto di Ginevra. Nonostante il rigido blocco agli ingressi, diversi pacifisti sono riusciti a entrare in Cisgiordania e hanno partecipato alle manifestazioni che si sono svolte in varie località il 9 luglio. 13 luglio 2011 |