Oltre 130 morti e 1.000 feriti I sionisti imperialisti di Tel Aviv aggrediscono Gaza e minacciano di invaderla Strage di bambini Manifestazioni di solidarietà col popolo palestinese in varie città d'Italia. Il PMLI presente a Napoli e Catania Nel pomeriggio del 20 novembre il presidente egiziano, Mohamed Morsi, citato dall'agenzia nazionale Mena, dichiarava che "l'assurda aggressione israeliana cesserà oggi e gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco fra palestinesi e israeliani avranno dei risultati positivi nelle prossime ore". Secondo un portavoce del regime sionista " l'accordo di tregua "non è ancora finalizzato" e "la palla è ancora in gioco"; il governo di Tel Aviv ha solo temporaneamente "sospeso" i piani per l'offensiva di terra a Gaza per dare più tempo ai negoziati. Al momento è certo il minaccioso ordine di evacuazione immediata dalle loro case per oltre 200 mila abitanti di Gaza impartito dall'esercito israeliano in previsione dell'offensiva di terra preparata da giorni dai sionisti imperialisti con la mobilitazione di 30 mila soldati schierati coi mezzi blindati attorno alla striscia di Gaza e il richiamo di 75 mila riservisti. Lo sviluppo pianificato dai generali sionisti dell'operazione che porta il nome di "Pilastri di Difesa" scattata il 14 novembre con l'aggressione a Gaza e gli oltre 1.400 raid dell'aviazione in poco meno di una settimana. Secondo fonti del ministero della Sanità palestinese sono oltre 130 le vittime palestinesi e più di 1.000 i feriti; un terzo delle vittime e la metà dei feriti sono donne e bambini, molti i bambini, caduti sotto i bombardamenti contro le abitazioni civili, bombardamenti che si erano intensificati a partire dal 18 novembre secondo una escalation pianificata dal governo di Benjamin Netanyahu per colpire la resistenza palestinese, il governo guidato da Hamas e terrorizzare l'oltre milione e mezzo di palestinesi chiusi dai sionisti nel lager di Gaza. Una criminale operazione come la famigerata "Piombo Fuso" scatenata fra dicembre 2008 e gennaio 2009, rimasta impunita per la complicità dei paesi imperialisti. Grazie a tali complicità i sionisti imperialisti di Tel Aviv non avevano alcun problema a continuare l'assedio alla striscia di Gaza, i bombardamenti, le incursioni armate, gli omicidi "mirati", gli abbordaggi in acque internazionali di navi di pacifisti che portavano aiuti alla popolazione, gli attacchi in mare alle barche dei pescatori palestinesi che sono proseguiti senza soluzione di continuità causando, giorno dopo giorno, la morte di centinaia abitanti di Gaza, per la maggior parte civili. Azioni a cui la resistenza palestinese rispondeva col lancio di razzi verso le più vicine città israeliane. Fino al 14 novembre quando il governo di Netanyahu ha deciso di alzare il tiro e di assassinare Ahmed al Jabari, leader delle brigate Ezzedin Al Qassam, il braccio militare di Hamas, colpito da un missile che centrava l'auto a bordo della quale viaggiava a Gaza. L'uccisione del capo militare è "l'inizio di una campagna che ha l'obiettivo di eliminare i miliziani di Gaza", affermava il governo israeliano. La risposta della resistenza palestinese era nelle centinaia di razzi sparati verso le città israeliane e nei missili che per la prima volta erano lanciati verso Tel Aviv e Gerusalemme, intercettati dalla difesa israeliana. Gaza finiva a ferro e fuoco sotto le bombe dell'aviazione sionista mentre le navi di Tel Aviv completavano l'opera dal mare. "Condanniamo nei termini più forti possibili l'uccisione di Ahmed Jabari da parte di Israele", affermava il ministro degli Esteri egiziano, Kamel Amr, "l'uccisione di civili e di persone innocenti è assolutamente inaccettabile". Il Cairo si proponeva come mediatore tra le parti per definire una tregua, una prova significativa per il nuovo presidente egiziano alle prese con la prima importate crisi col vicino sionista. L'imperialismo americano si schierava subito a fianco di Israele: "Siamo solidali con il nostro partner israeliano, nel suo diritto di difendersi contro il terrorismo", affermava un portavoce del Pentagono. Era il via libera di Obama all'aggressione su Gaza; solo dopo le proteste nel mondo, arabo e non solo, invierà il segretario di Stato Hillary Clinton ai negoziati del Cairo. Catherine Ashton, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell'Unione europea, ribadiva la solidarietà a Tel Aviv e il diritto inalienabile di Israele di difendersi. Una posizione rappresentativa dei paesi imperialisti europei, a partire dall'Italia di Monti. Il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, descriveva la situazione a Gaza con le stesse parole dei portavoce delle forze armate sioniste: "sulla regione meridionale di Israele sono stati lanciati negli ultimi giorni 120 missili Qassam con seri rischi per la popolazione. Israele ha reagito eliminando il comandante di Hamas Jaabari". Giustizia è fatta, secondo Giulio Terzi. A fronte degli effetti della violenta aggressione sionista a Gaza e al moltiplicarsi delle vittime civili anche il governo Monti ha traslocato tra i sostenitori della tregua, che comunque equiparano il lancio dei razzi palestinesi ai raid aerei di Tel Aviv. Un paragone improponibile perché da una parte c'è il diritto del popolo palestinese alla resistenza contro l'occupante, dall'altra la violenza terrorista della potenza occupante sionista che nega i diritti dei palestinesi e col blocco e le cannonate tiene l'oltre 1 milione e mezzo di palestinesi di Gaza nella prigione più grande del mondo. In solidarietà coi fratelli di Gaza sono scesi in piazza i palestinesi in tutta la Cisgiordania e a Gerusalemme, da Betlemme a Hebron, Nablus e Ramallah, scontrandosi con le forze di occupazione sioniste. Manifestazioni si sono svolte in gran parte del mondo arabo dall'Egitto al Libano, Tunisia, dall'Iran alla Malesia fino in Europa e negli Usa, a New York. Molte le iniziative contro l'attacco criminale di Israele su Gaza anche in Italia con presidi partiti già il 16 novembre e manifestazioni il 17 novembre. Le principali a Roma, dove un corteo ha sfilato sotto il Colosseo, Milano, Padova, Udine, Bologna, Firenze, Pisa, Napoli, Cagliari, Palermo e Catania. Il PMLI era presente alle manifestazioni di Napoli e Catania. Che la decisione del governo Netanyahu possa essere dettata o meno anche dalla necessità di rafforzare la sua campagna elettorale o dalla volontà di misurare il grado di solidarietà dell'amministrazione Obama in previsione di aggressioni a altri paesi, resta il fatto che l'ennesima aggressione a Gaza non è altro che l'ultima della serie contro i palestinesi e segue a breve le minacce di attacco a altri paesi, dai vicini Siria e Libano all'Iran. Una ragione in più perché i sionisti imperialisti siano fermati, isolati e condannati per i crimini commessi contro il popolo palestinese e prima che siano in grado di provocare altre pericolose guerre nella regione. Non è possibile che possa durare all'infinito l'impunità dei sionisti imperialisti che colpiscono duro contro la resistenza all'occupazione ma non risparmiano colpi neanche all'accondiscendente presidente palestinese Abu Mazen che ha annunciato per il 20 novembre un suo intervento all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina come membro osservatore. Una richiesta che nonostante la bocciatura decretata da Obama, raccoglie il favore della maggioranza dei paesi membri e potrebbe passare in assemblea. Tel Aviv ha minacciato che in quel caso non darà all'Autorità nazionale palestinese (Anp) neanche un centesimo dei dazi doganali e delle tasse che raccoglie e gira al governo dell'Anp, strangolandolo economicamente. Al momento in cui scriviamo il negoziato del Cairo sembra in stallo. Diversi organi di informazione avevano annunciato una firma fra le parti e il governo egiziano quale garante. Sponsor dell'intesa il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon e il segretario di Stato americano Hillary Clinton presenti nella capitale egiziana. Le intese date per certe riguardavano da parte di Tel Aviv lo stop dei raid, delle esecuzioni mirate, degli sconfinamenti nella Striscia e delle operazioni di disturbo ai pescatori palestinesi. Hamas e le altre fazioni da parte loro cesserebbero il lancio di razzi, gli agguati alle pattuglie israeliane lungo la linea di demarcazione fra la Striscia e Israele. Nessuna notizia sulla pretesa sionista di stabilire una fascia di sicurezza di alcune centinaia di metri, spianando case e coltivazioni per renderla libera da ogni ostacolo, lungo il reticolato che cinge la striscia di Gaza. All'ora annunciata per l'entrata in vigore del coprifuoco però ancora non c'era la firma all'accordo. E un portavoce del governo sionista sottolineava che il termine massimo concesso per i negoziati era il 22 novembre. 21 novembre 2012 |