I sionisti preparano l'attacco militare all'Iran Già dispiegati sottomarini Dolphin, dotati di armi nucleari, e navi da guerra israeliane nel Mar Rosso La Clinton minaccia l'uso della forza da parte degli Usa Non sono certo una novità le notizie fornite ufficiosamente alla stampa da funzionari o esperti militari degli imperialisti americani e dei sionisti israeliani riportanti piani più o meno dettagliati per un attacco all'Iran, "colpevole" di voler sviluppare, come è suo diritto, la tecnologia nucleare civile e accusato falsamente di volersi costruire armi atomiche. Un modo come un altro per preparare il terreno a una possibile aggressione, una volta ripetuto il ritornello che l'Iran non deve avere l'arma atomica e deve essere fermata in tutti i modi, compreso l'attacco militare. L'ultima provocazione è stata messa in atto a metà luglio da una funzionario della Difesa di Tel Aviv che al Times ha raccontato come lo spiegamento di sottomarini della classe Dolphin, dotati di armi nucleari, e di navi da guerra nel Mar Rosso faccia parte della preparazione di un attacco all'Iran. Parte del piano sarebbe, secondo la versione del funzionario israeliano, anche un accordo stipulato con l'Egitto per il transito delle navi da guerra sioniste nel canale di Suez e missioni della diplomazia sionista con "certi paesi arabi, anch'essi timorosi della minaccia nucleare iraniana". La notizia pubblicata dal Times è stata ripresa e confermata il 16 luglio dal quotidiano israeliano Haaretz che ha spiegato come sottomarini e navi nel Mar Rosso servano non solo per preparare l'attacco all'Iran ma anche per "impedire il traffico di armi dall'Iran alla striscia di Gaza", come se nel lager cui i nazisti sionisti hanno ridotto la striscia di Gaza, nella quale non entrano neppure gli aiuti umanitari, potessero entrare armi efficaci per la resistenza palestinese. In ogni caso resta evidente il paradosso che a ventilare un attacco militare per fermare la "minaccia nucleare" iraniana siano i sionisti imperialisti che sono l'unico paese della regione a possedere armi nucleari e che se ne fanno un baffo del Trattato di non proliferazione (Tnp), cui non aderiscono a differenza dell'Iran che lo ha sottoscritto e che vuole correttamente continuare a discutere della questione dello sviluppo del proprio nucleare civile con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Un paradosso che non aveva impedito all'amministrazione Bush di viaggiare di pari passo coi sionisti nelle minacce di intervento contro l'Iran ma che non impedisce di continuare sulla stessa linea nemmeno alla nuova amministrazione di Obama. Recentemente era stato il vice presidente Biden a dare una sorta di via libera ai piani sionisti, ammettendo la possibilità di un attacco militare preparato da Tel Aviv; il 15 luglio è stata la volta della segretaria di stato Usa Hillary Clinton a lanciare un "ultimatum all'Iran" perché cessi di "minacciare i vicini e sostenere il terrorismo". E a ripetere che "l'Iran non ha diritto di avere una capacità nucleare militare" e che "gli Usa sono decisi a impedire che l'acquisisca". Calzando l'elmetto della predecessora Rice, e usando la stessa retorica imperialista, dichiarava che "non esiteremo a difendere i nostri amici, i nostri interessi e soprattutto il nostro popolo con vigore e, se necessario, con la forza militare più potente del mondo". Un primo passo dell'imperialismo americano potrebbe essere il riarmo degli alleati degli Usa nella regione del Golfo Persico. "Siamo pronti ad agire per migliorare la difesa dei nostri partner nella regione", annunciava la Clinton il 22 luglio da Bangkok, all'inizio del suo viaggio nel sud dell'Asia. E che non si tratti solo di parole lo confermava l'intesa da lei sottoscritta tre giorni prima a New Delhi col ministro degli Esteri indiano Krishna che secondo la Clinton "apre le porte per una grande cooperazione tra i due paesi nel campo della difesa", confermando gli accordi per la cooperazione militare e nucleare firmati lo scorso anno da Bush. Da notare che anche l'India possiede armi nucleari e non fa parte del Tnp. Chiudeva il cerchio il segretario alla Difesa americano Robert Gates che il 26 luglio, in visita a Tel Aviv, si limitava a dire che Barack Obama si aspetta risposte sul dossier nucleare da Teheran entro il prossimo autunno "magari in occasione dell'Assemblea generale dell'Onu" che si terrà a fine settembre, quasi a voler mettere una data limite oltre la quale potrebbe essere possibile che scatti quella che il collega sionista Ehud Barak definiva "l'opzione per una soluzione definitiva delle tensioni con l'Iran". 29 luglio 2009 |