I sionisti di Tel Aviv simulano un bombardamento all'Iran Nel mirino gli impianti nucleari La prima settimana di giugno almeno cento cacciabombardieri F-15 e F-16 di Tel Aviv, supportati da elicotteri che simulavano il recupero di piloti abbattuti, hanno compiuto una esercitazione nel Mediterraneo orientale, compresi i rifornimenti in volo fino a 900 miglia di distanza da Israele. All'incirca la distanza che separa Israele dal sito nucleare iraniano di Natanz. La notizia dell'esercitazione è stata diffusa il 20 giugno dal quotidiano americano New York Times con commenti che la definivano più che un'esercitazione, una prova generale di attacco all'Iran. Alla rete televisiva americana Abc il compito di citare esperti militari che sottolineavano che "i militari israeliani hanno condotto la simulazione di attacco ad alto livello, per dimostrare ai vertici politici di essere pronti a portare a termine con successo l'operazione in Iran". Un'operazione simile a quella già condotta da Tel Aviv contro l'Iraq nel 1981, con la distruzione della centrale nucleare di Osirak. I sionisti imperialisti sono pronti a lanciare il più volte annunciato blitz contro gli impianti nucleari iraniani e, mentre il governo di Ehud Olmert non commenta la notizia dell'esercitazione, è toccato agli Usa il compito di spiegare cosa potrebbe succedere, nel consueto gioco delle parti tra Washington e Tel Aviv. Così l'1 luglio l'Abc citava fonti del Pentagono per precisare che l'aviazione israeliana potrebbe colpire le installazioni nucleari civili e i centri di ricerca iraniani entro l'anno, poiché i servizi americani e israeliani hanno ipotizzato che l'Iran potrebbe entrare in possesso di una testata atomica al massimo entro l'inizio dell'anno prossimo. Ma potrebbe non bastare, dato che gli stessi servizi sono quelli che avevano fornito le false prove "inconfutabili" sull'esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam in Iraq. La velina del Pentagono ha perciò pronta un'altra possibile causa che potrebbe dettare i tempi dell'aggressione sionista e sarebbe la necessità di precedere la dislocazione dei sistemi missilistici antiaerei russi SA-20, un ulteriore deterrente contro il blitz aereo, che il governo iraniano avrebbe acquistato. Come se Israele fosse già in guerra con l'Iran e legittimamente sviluppasse i propri interventi militari. Non è così, ed è grave che la rinnovata e inammissibile minaccia di aggressione all'Iran scivoli nel silenzio degli alleati e complici imperialisti. Mentre il portavoce del governo iraniano Gholam Hoseyn Elham ha denunciato l'ipotesi di "un'aggressione all'integrità territoriale del nostro paese" da parte di Tel Aviv e sottolineato che "questo dimostra ciò che abbiamo sempre sostenuto: questo regime è pericoloso e un ostacolo alla pace nella regione e nel mondo". La notizia dell'esercitazione ha suscitato le proteste di Mohamed el Baradei, il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), l'organismo dell'Onu per la sicurezza nucleare che pure ha una trattativa sul nucleare con l'Iran che strumentalmente non chiude per compiacere Usa e Israele. Baradei ha dichiarato alla tv araba al Arabiya che "un attacco militare trasformerebbe la regione in un incendio". Sembrava comunque preoccupato più per il fatto che nel caso in cui Israele o chiunque altro bombardasse l'Iran, l'Aiea sarebbe scavalcata e farebbe la figura del burattino, come è già successo alla missione degli ispettori dell'Onu in Iraq spediti alla ricerca evidentemente inutile delle armi di distruzione di massa. Stessa fine potrebbe fare l'altra trattativa in corso con l'Iran, da parte del cosiddetto gruppo di contatto, sulla proposta portata il 14 giugno a Tehran da Javier Solana, il capo negoziatore dell'Unione europea, a nome delle cinque potenze del Consiglio di sicurezza più la Germania. Il gruppo del 5+1 nel quale voleva entrare anche Berlusconi ma ha trovato la porta sbarrata almeno da parte della Merkel. Secondo indiscrezioni dei diplomatici occidentali Solana ha chiesto a Tehran non più di bloccare la ricerca, com'era finora, ma di mantenerla ai livelli attuali per un periodo di sei settimane durante il quale sarebbero congeleati anche i preparativi di nuove sanzioni. Il periodo sarebbe utilizzato dalle parti per definire i modi di apertura di negoziati formali. L'Iran ha comunicato a Solana che studierà la proposta e farà sapere a breve la sua posizione. 9 luglio 2008 |