Nonostante le promesse di Assad la repressione continua La Siria sospesa dalla Lega araba La Lega Araba ha deciso di sospendere Damasco come suo membro a partire dal 16 novembre, fino a che il governo di Damasco non cesserà la repressione delle proteste e fisserà le modalità per negoziati con l'opposizione. Il primo ministro del Qatar ha annunciato che la Lega Araba ha intenzione di imporre sanzioni economiche e politiche alla Siria e di chiedere a tutti gli Stati membri di ritirare il proprio ambasciatore a Damasco invitando il presidente siriano Bashar al Assad a porre immediatamente fine alla repressione dell'esercito contro i civili. La decisione è stata approvata lo scorso 12 novembre da una larga maggioranza dei paesi membri, con un solo voto contrario, quello dello Yemen, e l'astensione di Libano e Iraq. L'organizzazione panaraba aveva preannunciato provvedimenti contro il governo di Damasco se questi avesse ancora disatteso il piano di pace concordato ai primi di novembre. Il piano prevede la fine della repressione delle proteste iniziate nel marzo scorso, il ritiro delle forze di sicurezza dalle città, la liberazione delle persone arrestate, l'avvio del dialogo tra il governo e le opposizioni, l'arrivo in Siria di osservatori della Lega Araba e l'apertura del paese ai media internazionali. Il piano era stato accettato "senza riserve" dal presidente Assad che invece ha continuato a scatenare l'esercito nelle strade delle città epicentro della protesta, con l'aumento del numero dei civili morti, oltre 3 mila dal marzo scorso secondo l'Onu. Fino ai quasi 70 morti nelle proteste del 14 novembre, una delle giornate più sanguinose dallo scoppio della rivolta popolare contro il governo di Damasco. E che ha visto nella provincia meridionale di Deraa, dove otto mesi fa ebbero inizio le proteste, una vera battaglia tra l'esercito governativo e soldati che avevano disertato rifiutandosi di sparare sulla popolazione e si erano uniti all'opposizione. A Damasco si svolgevano manifestazioni di sostenitori del presidente Assad, in molte città continuavano quelle dell'opposizione che contavano altre 27 vittime nelle proteste del 19. Gran Bretagna, Francia e Germania stanno lavorando alla bozza di una risoluzione per imporre sanzioni alla Siria da sottoporre al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Hanno il via libera degli Usa, che vogliono tenere sotto pressione il regime di Assad e tentano di rompere l'alleanza tra Iran, Siria e Hezbollah del Libano, non quella di Russia e Cina che già nello scorso ottobre impedirono con la minaccia del veto una analoga risoluzione. Anche la Turchia ha ipotizzato la possibilità di instaurare una zona cuscinetto di sicurezza nel nord della Siria. Altro non è che un intervento militare camuffato da missione di pace. Una ipotesi inaccettabile e pericolosa, bocciata tra gli altri dalla Lega Araba. Il vice segretario della Lega, il tunisino Ahmed Ben Helli, ha sostenuto che "sia da respingere qualsiasi soluzione che preveda un'ingerenza straniera in Siria". Anche se poi ha rimandato la palla a Damasco invitando "il regime di Damasco a rispondere alle proposte della Lega Araba, collaborando in modo da evitare interventi stranieri nel suo territorio". 23 novembre 2011 |