Eppure il governo Prodi esprime fiducia nella lealtà dei servizi segreti Arrestati due dirigenti Sismi per il rapimento dell'Imam Omar Mancini, vice di Pollari, in cella e Pignero ai domiciliari. Spiato giornalista di "Repubblica". Renato Farina, vice direttore di "Libero", nel libro paga del Sismi, coinvolto nella vicenda Con l'arresto del direttore della prima divisione del Sismi, Marco Mancini, tradotto a San Vittore, e del generale dei carabinieri Gustavo Pignero (ai domiciliari per motivi di salute), che all'epoca dei fatti ricopriva il suo incarico e gli era superiore, l'inchiesta della procura milanese sul rapimento dell'Imam Abu Omar ha avuto una svolta decisiva iniziando a scoperchiare un verminaio di dimensioni impressionanti. La clamorosa notizia è stata anticipata il 5 luglio dal golpista capo dei gladiatori Francesco Cossiga, furente contro i magistrati milanesi per aver osato ficcare il naso nei servizi segreti coi quali, in tutta evidenza, l'ex capo dello Stato ha ancora solidi rapporti di mutuo scambio politico. Sia Mancini, il numero due del Sismi, il vice del direttore del servizio segreto militare Nicolò Pollari, sia Pignero, sono stati arrestati dai procuratori Pomarici e Spataro con l'accusa di sequestro di persona aggravato. Dall'ufficio del Gip milanese Enrico Manzi, che ha convalidato le ordinanze di arresto, sono stati emessi altri quattro mandati di cattura per concorso in sequestro di persona aggravato contro altrettanti agenti della Cia, che si vanno ad aggiungere ai 22 inviati nel corso dell'anno. Gli agenti ricercati sono Jeff Castelli, all'epoca capo della Cia in Italia, Ralph Henry Russomando, Sabrina De Sousa e Joseph Romano, tutti latitanti. L'inchiesta si allarga a macchia d'olio Dopo aver già ricostruito il rapimento dell'Imam egiziano da parte della Cia, avvenuto in pieno giorno a Milano il 17 febbraio 2003, i magistrati milanesi hanno dunque trovato anche elementi e testimonianze che dimostrano il coinvolgimento, da questi sempre negato, dei nostri servizi segreti nella sporca vicenda. E l'inchiesta minaccia di condurre ad altri sbocchi ancor più clamorosi. L'arresto di Mancini porterebbe infatti direttamente al suo superiore Pollari, e quindi al governo Berlusconi che lo ha nominato nel 2001 e coperto per cinque anni, arrivando a negare recisamente di essere stato messo al corrente dell'operazione attuata dalla Cia. Ma non solo. Un'altra importante ramificazione dell'inchiesta riguarda i rapporti tra i servizi segreti e la stampa, con la scoperta di un ufficio riservato del Sismi, diretto da un braccio destro di Pollari, con il compito di reclutare spie prezzolate tra i giornalisti, seminare false informazioni e pilotare l'opinione pubblica con l'aiuto di testate e giornalisti compiacenti, nonché pedinare e spiare i giornalisti troppo intraprendenti e ficcanaso, come i corrispondenti de "La Repubblica", Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo, i primi e i più attivi nel portare alla luce la vicenda del rapimento e i suoi risvolti politici. In quest'ambito i pm milanesi hanno indagato per favoreggiamento di inquinamento probatorio il vice direttore di "Libero", l'ex ciellino Renato Farina, risultato essere a libro paga del Sismi e coinvolto nelle trame organizzate dai suoi funzionari per depistare e inquinare le indagini, nonché il giornalista della stessa testata, Claudio Antonelli. Ad ambedue sono state perquisite le abitazioni e sequestrati i computer e vari documenti. Infine un altro ramo dell'inchiesta milanese porta alla vicenda delle decine di migliaia di intercettazioni telefoniche abusive della Telecom, con la scoperta di stretti rapporti di amicizia e di collaborazione tra Mancini e il capo della sicurezza della Pirelli, Giuliano Tavaroli, che insieme a Emanuele Cipriani, titolare dell'agenzia investigativa Polis d'Istinto, gestiva una vera rete di spionaggio utilizzando gli archivi e le strutture di Telecom. L'inchiesta sulla scomparsa dell'Imam Abu Omar, rapito da un commando della Cia in via Guerzoni a Milano, torturato nella base aerea americana di Aviano e poi trasferito nelle carceri egiziane per essere interrogato e torturato, con uno delle migliaia di voli segreti denominati in codice "extraordinary rendition" (vedi "Il Bolscevico" n. 27 del 14 luglio 2005), subisce una svolta decisiva un anno fa, con l'emissione da parte degli inquirenti milanesi di 13 ordini di cattura (poi saliti a 22) per altrettanti agenti Cia. I pm milanesi avevano ricostruito i movimenti del commando di rapitori seguendo le tante tracce, telefoniche e di altro genere, lasciate dagli agenti Usa, evidentemente così sicuri di non essere disturbati dalle autorità di un paese amico da trascurare le più elementari precauzioni. Gli americani, infatti, dicono di aver agito con l'assenso delle autorità italiane. Il governo Berlusconi, invece, sostiene di essere stato tenuto all'oscuro di tutto, e così i nostri servizi segreti. La domanda di estradizione dei ricercati viene bloccata dal ministro della Giustizia, il fascioleghista Castelli. Motivo: Spataro è "di sinistra", e perciò prevenuto e antiamericano, e comunque il ministro non se la sente di avallare l'estradizione di chi lotta contro "il terrorismo" e per salvaguardare la nostra "sicurezza". Svolta nelle indagini Ma i magistrati milanesi non demordono. La svolta avviene due mesi fa, con la confessione di un testimone che ammette di aver partecipato al sequestro: è Luigi Pironi, ex maresciallo dei Ros, coinvolto nell'operazione dall'allora capocentro di Milano della Cia, Robert Seldon Lady, col miraggio di un impiego stabile al Sismi, e con la rassicurazione che anche il servizio segreto italiano collabora all'operazione. A questa testimonianza si unisce quella del colonnello Stefano D'Ambrosio, allora capocentro del Sismi a Milano. Anche lui viene a sapere da Lady, che al contrario del suo superiore Castelli si dichiara contrario per ragioni di opportunità, dell'operazione che si sta preparando, si rende conto che è illegale e ne informa il suo diretto superiore a Roma, Mancini. Risultato: D'Ambrosio viene trasferito, e al suo posto arriva lo stesso Mancini. Il suo superiore di allora è il generale Pignero, e a lui Mancini avrebbe dovuto riferire le rivelazioni di D'Ambrosio. Interrogato da Spataro, costui finisce per ammettere di aver avuto da Joseph Castelli la proposta di collaborare alla "rimozione" di alcuni presunti terroristi islamici, tra cui Abu Omar, ma di non averne fatto di nulla e di aver saputo del rapimento solo a cose fatte. Per rimediare all'incauta ammissione, Mancini e Pignero cercano di accordarsi sulle versioni false da fornire a Spataro, da loro definito in gergo "lo scemo di Milano", ma non sanno di essere stati messi sotto sorveglianza. Dalle intercettazioni i pm arrivano così a tutta una serie di personaggi coinvolti nell'operazione, tra cui Pio Pompa, braccio destro di Pollari, e ad un ufficio segreto in via Nazionale 230 a Roma, frequentato anche da Pollari, pieno di computer e di documenti che dimostrano un'intensa opera di spionaggio illegale, come il pedinamento di Bonini e l'intercettazione del telefono di D'Avanzo, un dossier sull'allora segretario dell'Anm Bruti Liberati, un altro sugli orientamenti della magistratura associata alla vigilia dell'insediamento del governo Berlusconi, ecc. Documentano anche l'opera di confezionamento di notizie pilotate, come le tante su presunti "attentati sventati", "gruppi di potenziali kamikaze" scoperti, "cellule terroristiche sgominate" e così via, da fornire a giornalisti compiacenti per fare da opportuna grancassa presso l'opinione pubblica. Tra questi documenti ci sono anche le ricevute, per alcune migliaia di euro, a favore di Renato Farina, agente arruolato dal Sismi col nome in codice di "Betulla", che dalle intercettazioni risulta aver partecipato su ordine di Pompa (e quindi di Pollari) all'opera di inquinamento delle prove, con una falsa intervista a Pomarici e Spataro per sapere quali elementi avessero in mano. Farina, con perfetta faccia tosta, si è difeso sostenendo di aver "dato una mano ai nostri servizi segreti" in nome della "lotta al terrorismo" e della difesa dei "valori occidentali". In sua difesa è accorso un altro giornalista spione e provocatore prezzolato come lui, l'agente Cia dichiarato Giuliano Ferrara, direttore de "Il Foglio" della famiglia del neoduce Berlusconi. Ora si capisce ancor meglio chi c'era dietro la provocazione che il fogliaccio di Feltri ci scagliò contro includendoci in una lista di presunti referenti di Al Quaeda in Italia! Fare piena luce su responsabili e mandanti Dalle ultime notizie sembra che Mancini abbia cominciato a collaborare con gli inquirenti. Lo stesso starebbero facendo altri capicentro Sismi del nord coinvolti nella vicenda. Si attendono sviluppi anche per quanto riguarda altri giornalisti coinvolti nella fabbrica di falsi di Pompa, di cui per ora non sono stati forniti i nomi, anche se sarebbero stati già interrogati, ma solo come "testimoni", giornalisti de "Il Giornale", "l'Unità", "Il Riformista", "La Repubblica". E ci sarà da vedere anche gli sviluppi della vicenda collegata delle intercettazioni alla Telecom. Certo è che tutto converge verso un nome, attorno al quale ruotano e a cui fanno capo tutti i personaggi coinvolti nella sporca vicenda: Nicolò Pollari. Anche se lui continua a negare ogni responsabilità, dando ad intendere, come è stato fatto altre volte in passato per coprire gli scandali, che tutto questo avvenisse a sua insaputa e ad opera di una sorta di "cellula deviata". Come se ciò potesse essere un'attenuante, per il capo del più potente servizio segreto, quello militare! Per il momento i pm milanesi sul suo nome non si espongono, continuano ad accumulare prove e testimonianze e si limitano ad osservare, nelle 500 pagine della loro inchiesta, che "è possibile soltanto ipotizzare un concorso anche del direttore del servizio nei reati ascrivibili" ai suoi subordinati. È comunque molto grave che Palazzo Chigi abbia subito sentito il bisogno di precipitarsi a dare la sua copertura politica a Pollari e ai servizi segreti con un comunicato in cui si sottolinea che a domanda questi "hanno ribadito la propria totale estraneità alla vicenda" del rapimento dell'Imam, e pertanto il governo "ribadisce la propria fiducia nella lealtà istituzionale delle strutture preposte alla garanzia della sicurezza nazionale". Traduzione: per sapere se il Sismi c'entra qualcosa ci siamo rivolti ai servizi segreti, e questi ci assicurano che il Sismi non c'entra, e tanto ci basta! Come mai tanta "prudenza" da parte del governo della "sinistra" borghese nei confronti di un vertice messo su dal precedente governo? Che legami sotterranei si sono creati in questi anni tra certi dirigenti dei servizi segreti e i leader dei partiti dell'Unione? C'entra qualcosa il fatto che il neoduce Berlusconi, nel continuare a negare l'estraneità del suo governo, abbia rimarcato che sul lavoro dei servizi ha sempre "tenuto informati i leader dell'opposizione. I segretari e i leader dei partiti del centrosinistra sono stati aggiornati passo dopo passo"? Forse Prodi non vuole creare un nuovo motivo di scontro con la Casa del fascio e con Berlusconi, sperando che in cambio della sua omertà lo lascino governare conducendo un'"opposizione benevola"? O forse, come sembra da certe dichiarazioni, vuol acquietare gli "amici americani" infuriati, alla vigilia del G8? In ogni caso non è accettabile ancora un atteggiamento da struzzo del governo della "sinistra" borghese. Pollari deve essere immediatamente rimosso, e con lui tutti i funzionari coinvolti nella vicenda in attesa che la magistratura faccia piena luce sulle loro responsabilità e sui mandanti politici. Il governo deve difendere la magistratura dai violenti attacchi della destra neofascista e lasciarla lavorare, facendo tutto quanto in suo potere per la cattura e la chiamata in giudizio dei rapitori latitanti e protestando energicamente nelle sedi appropriate contro la violazione di sovranità e le illegalità commesse dal governo Usa in Italia. 12 luglio 2006 |